L’Assessore al Turismo Crisponi rilancia l’idea di URN Sardinnya del marchio omogeneo per il territorio
Un’altra idea comincia a farsi largo nella politica regionale: il marchio del territorio.
L’assessore regionale al Turismo in quota ai Riformatori Crisponi rilancia l’idea, dopo la nostra proposta inviata all’esponente dei Riformatori Sardi Pierpaolo Vargiu (vedi lettera 01-12-10), di istituire un brand omogeneo per l’isola che contempli le seguenti caratteristiche, rimarcate dallo stesso Crisponi: “Prendiamo il marchio, deve essere unico da usare per tutto. Ci deve essere un brand molto forte e riconoscibile; il singolo territorio non lo è. Dobbiamo puntare sulla tradizione, la cultura, l’artigianato e il gusto, sui valori enogastronomici e favorire nelle strutture turistiche il consumo di produzioni tipiche. Menu, segnaletica interna, informazioni devono essere forniti anche in limba, la bandiera sarda deve esserci in tutte le strutture“. (Fonte: La Nuova Sardegna, 19-12-2010).
Unitariamente ai classici programmi dei Riformatori, tra i quali lo sviluppo di una ricezione turistica di livello e la realizzazione di un impiantistica sportiva di prestigio (come quella golfistica), la nostra idea prevedeva infatti: ”Proponiamo che la Sardegna sviluppi un brand omogeneo – “Made in Sardinia” a parte – che qualifichi ogni elemento produttivo, culturale ed ambientale dell’isola a partire dal settore primario fino al terziario.
La politica si dovrebbe far carico dell’istituzione di questo brand. Il marchio dovrebbe essere comprensivo di un logo attinente a degli elementi territoriali (i 4 Mori od un monumento/manufatto Sardo); dovrebbe poter contenere almeno una parola in Lingua Sarda e dovrebbe poter essere periodicamente promosso su stampa e tv internazionali attraverso un’efficiente copertura finanziaria onde garantirne un efficace investimento d’immagine.
Il marchio dovrebbe essere apposto su ogni impresa (artigianale, gastronomica, cooperativistica, culturale, ricettiva, etc.) che abbia ricevuto un finanziamento pubblico per la sua attivazione.
Inoltre il marchio dovrebbe potersi estendere anche a tutte quelle imprese a capitale interamente privato che ne facciano richiesta, entrando così in quel circolo virtuoso dei benefici dati dalla promozione pubblica che la Sardegna, attraverso il suo brand, dovrebbe incentivare.
Alla politica il compito di definire le modalità di attuazione – anche in relazione alla normativa sulla libera concorrenza UE – circa i caratteri dell’iniziativa da intraprendere”.
L’assessore ha proseguito il suo intervento con la necessità di migliorare la formazione regionale nel campo della ricettività (oggi partecipe col solo 8% del PIL regionale) e l’introduzione di specifiche leggi di settore. Oltre al necessario dialogo sul territorio con i professionisti dell’ambito.
Sarà il primo timido passo per far capire all’autonomismo che il valore aggiunto della Sardegna risiede proprio nella sua identità e non nella sua periferica omologazione all’Italia? Vedremo.
Nel frattempo nessuna proposta al riguardo da parte del restante indipendentismo Sardo.
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Redazione SANATZIONE.EU – Nazionalisti Sardi
Credo che questo sia molto interessante. Avere un marchio nostro “made in Sardinia”.
Ogni bene, servizio e oggetto o prodotto si puo’ scegliere di acquistarlo made in cina, made in taiwan, anche made in italia ma che differenza fa se è emiliano, toscano o Siciliano se tanto il prodotto è uguale? Magari si sceglie un made in cina a basso costo…pero’ guarda quello… è “made in Sardinia”.
Proviamolo e poi se ci piace lo ricompreremo….
Molto buono questo prodotto, certo che in Sardegna lavorano bene. D’ora in poi comprero’ un prodotto “made in Sardinia” cosi’ non sbaglio sulla qualita’.
E’ questa idea che si devono fare di noi in tutto il mondo.
Ho sempre pensato anche io che sarebbe una buona soluzione questa del marchio di identificazione Sardo.
Come per il settore delle automobili, ha un identità il made in Germany (BMW,VW,Audi) garanzia di affidabilità, sicurezza e robustezza, la Sardegna puo’ essere famosa per saper produrre molto bene altre cose, che almeno hanno un identità in quello che puo’ essere il “made in Sardinia” e non un made in italy troppo generico.
Bravi! Auguriamoci che vada a buon fine.
L’iniziativa è un primo minuscolo passo verso la diffusione dei prodotti sardi. Bisogna partire da zero, ossia dai produttori e dalla distribuzione che deve allestire zone ben visibili con i nostri prodotti. La filiera disperde gran parte dell’immagine che potrebbe avere un prodotto marchiato Sardegna perché i costi sono spesso superiori per via dell’alta qualità per produrre cibi genuini. Si dovrebbe informare il cittadino che i prodotti di provenienza certa (e conseguente lavorazione controllata) garantiscono il benessere dell’individuo, seriamente minacciato da un’alimentazione che reca all’interno sostanze tossiche non manifeste. Pensate ad un allevamento sardo, che si nutre di mangimi non adulterati, che respira aria sarda, che non viene sfruttato all’ultimo stadio…di conseguenza il costo di produzione sale. Ma la qualità non è copiabile, è una delle poche caratteristiche che i prodotti che arrivano fuori dall’isola non riescono a copiare.