Comitadu pro sa Limba Sarda denuncia gli scarsi finanziamenti seguiti al riconoscimento linguistico
Il Consiglio dei ministri del governo Monti, giorni fa, ha “ratificato”, con un disegno di legge l’approvazione del Parlamento, la «Carta europea delle lingue regionali o minoritarie» emanata dal Consiglio d’Europa nel 1992, in vigore dal ’98 con le prime cinque ratifiche di altrettanti Stati, firmata dall’Italia nel 2000, ma mai prima d’ora ratificata. Si tratta di un’ ottima notizia, se il provvedimento andrà a buon fine, perché vorrà dire che lo Stato sarà, finalmente, obbligato ad applicarla compiutamente.
In Sardegna la notizia è stata accolta con reazioni a dir poco trionfalistiche. Non è il caso: in Italia tale legge c’è già, ed è la 482-99, che applica, tra l’altro, quanto previsto dall’art. 6 della Costituzione italiana, secondo il quale «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Forse qualcuno non ha capito che la Legge 482/99 è proprio la traduzione italiana della Carta. Infatti, secondo il suo art. 2, «ogni Parte si impegna ad applicare almeno trentacinque paragrafi o capoversi scelti fra le disposizioni della parte III della Carta, di cui almeno tre scelti in ciascuno degli articoli 8 e 12 e uno in ciascuno degli articoli 9, 10, 11 e 13». Nella 482, lo stato italiano si è impegnato solo per questa richiesta minima, ma lo ha fatto.
Quindi la nostra azione dovrebbe puntare sulla richiesta al governo e al Parlamento dell’integrazione della 482/99, con l’applicazione di tutti i paragrafi della Carta. Solo così potremmo vedere, oltre quanto previsto dalla 482, l’uso pieno e ufficiale del sardo nell’insegnamento, nella giustizia, nell’amministrazione e nei servizi pubblici, nei media, nella vita economica culturale e sociale.
A distanza di 12 anni si dovrebbe tornare anche sulla possibilità di modificare la 482 includendo la lingua dei Sinti e Rom, esclusa nel testo in vigore. Dunque, se vogliamo applicare davvero la Carta, è sulla legge 482 del 1999 che si deve concentrare la nostra attenzione e fondare un’azione di politica linguistica esauriente. Ma dobbiamo anche superare la cortina di silenzio presente in Italia su questi argomenti. Infatti nessuno ne parla in Italia, diversamente dalla Francia, dove la mancata ratifica della Carta è attualmente occasione di grande scontro, con il candidato socialista Hollande che è l’unico a garantire che la ratificherà in caso di elezione, mentre Sarkozy, Le Pen, Mélenchon – destra e sinistra, dunque – si dichiarano contrari alla ratifica della Carta da parte francese.
Pur plaudendo al provvedimento del Consiglio dei ministri, dobbiamo perciò valutare le reali intenzioni dei governi italiani, soprattutto quello in carica, e la sincerità dei loro propositi. Perché proprio il governo Monti ha ridotto gli stanziamenti per tutte le 12 minoranze a soli 1.768.792 euro per l’anno 2012, contro i 9 milioni di euro stanziati nel 1999. Di questo milione e 768.000, per il sardo, che è la seconda lingua dello Stato, ne sono stati assegnati soltanto 350.000.
Ecco perché dovremmo mobilitarci per segnalare con ogni mezzo, anche in accordo con le 12 minoranze, le ormai gravissime inadempienze dello Stato sulla tutela delle sue minoranze. Ecco perché dovremmo rafforzare il movimento linguistico sardo e delle altre lingue dello Stato italiano, per pretendere il rispetto della legge.
La Nuova, 21 marzo 2012.
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Redazione SANATZIONE.EU