Amministrative 2012: Flop del PD romano in Sardegna, cresce il demosardismo
Non ci sono dubbi, il quadro era già stato ben illustrato nello scorso articolo sul sovranismo. Previsioni azzeccate.
Le amministrative 2012 verranno ricordate come un esempio della distanza che separa il ceto dirigente dai cittadini. Negli oltre 60 Comuni in cui si votava, astensionismo e perdita di consenso del bipartitismo (PD-PDL) hanno dimostrato tutti i sintomi di un elettorato insofferente alle politiche centrali con le sue articolazioni territoriali. E’ stato punito il sedicente “autonomismo” in fascia tricolore: quasi tutti i partiti italiani nell’isola registrano flessioni, si tratta di un trend emerso chiaramente con il voto di mezzo milione di Sardi ai 10 quesiti referendari dello scorso maggio, un voto completamente ignorato da una classe politica incapace di leggere questi segnali e che si è addirittura esibita nel classico invito pre-elettorale ai rispettivi big italiani. Pensiamo alla visita in Sardegna di Gasparri del PDL, a Di Pietro per l’IDV o a Storace (La Destra).
Ad Alghero la crescita del Movimento 5 Stelle si è posizionata a metà fra la contestazione al malcostume di questa partitocrazia e le più classiche tematiche dell’indipendentismo Sardo.
Colpisce soprattutto la miopia del PD e l’inconsistenza progettuale di questo partito che non vince al primo turno in alcuna cittadina sopra i 15.000 abitanti, mentre si accontenta di confermare alcune amministrazioni uscenti e di crescere grazie alla debacle del PDL (che come a Selargius tiene e dona ossigeno alla decadente e improduttiva Giunta Cappellacci). Il PD Sardo infatti non si rende conto né che la sterile contrapposizione al centrodestra agli elettori interessa ben poco, né del sempre più vivo interesse popolare nei confronti di tematiche quali la sovranità fiscale e l’autogoverno. Sul tema, pensate che in poco tempo il comitato del Fiocco Verde ha raccolto oltre 20.000 firme nelle piazze Sarde per approdare all’istituzione di una Agenzia Regionale delle Entrate.
Al contrario, il PD è un partito che nel 2009 sosteneva la revisione del Patto di Stabilità tra Stato e Regione mentre oggi a Roma sostiene la pressione fiscale dell’esecutivo Monti. E’ un partito che ignora gli oltre 10 miliardi di euro di debiti cumulati dallo Stato nei confronti dell’isola limitandosi a invocare gli inutili tavoli tecnici per problemi che Roma conosce benissimo. E’ un partito che non conosce l’art. 12 dello Statuto Autonomo Regionale in materia di punti franchi, mentre la Germania ha proposto questa misura di politica economica nella sua ricetta di rilancio dell’Europa. Stiamo parlando di un partito che, mentre i Sardi non arrivano a fine mese, si domanda se il tema delle primarie sia la causa di una performance elettorale sotto tono. Stiamo parlando di un partito che, mentre Roma continua ad assestare fendenti contro la nostra economia e la nostra cultura, dibatte sulla linea di Bersani: ovvero di problemi completamente inesistenti rispetto alla specificità dell’isola.
E’ una sconfitta dei vari Silvio Lai, Cabras, Barracciu, ma anche dell’obbligata assenza di Soru dovuta alle vertenze giudiziarie. E’ la sconfitta di quanti non comprendono le mutate condizioni sociali e culturali di una terra desiderosa di politiche capaci di schiaffeggiare il centralismo statale, in attesa di un progetto politico sovranista che ancora nel PD non si concretizza.
Non a caso, considerata la latitanza dei partiti, tengono solamente i candidati muniti del loro personale circus di voti, mentre il voto strutturato si fonde con quello d’opinione nel momento in cui diverse forze politiche si dissociano (anche se per motivanti localistiche) dai due maggiori partiti italiani di destra e sinistra, alla ricerca di un autonomismo più concreto e meno retorico. E’ la causa principale dei buoni risultati ottenuti dal centrismo Sardo rispetto al resto della penisola. In particolar modo del centrismo alleato con le forze Sardiste. Oristano ne è il maggior esempio: benché in attesa del ballottaggio, la città ha confermato la sua tradizione demosardista, seppur non indipendentista, a fronte della buona proposta dei repubblicani di Aristanis Noa. Il centrista Giuliano Uras è stato sostenuto da Fortza Paris, UDS e PSD’AZ. Buoni risultati anche per i Riformatori Sardi, capitanati da Salvatore Ledda.
Da segnalare la lenta ma decisa affermazione in varie amministrazioni minori dell’indipendentismo, che malgrado non possa contare su un attivismo mediaticamente efficace quanto quello del Movimento 5 Stelle, ha ottenuto ottimi risultati grazie ai validi programmi presentati alla popolazione. Pensiamo a Bauladu, oggi governata da un sindaco indipendentista, o a Bolotana, dove la lista Sardisto-indipendentista Zente Noa ha raggiunto il 20% dei consensi. Dall’indipendentismo di testimonianza si passa all’indipendentismo della fiducia, un opera di governo delle realtà locali liberale e libertaria già avviata con successo alcuni anni fa da Sardigna Natzione presso il Comune di Lodine. Gli elettori hanno dato uno schiaffo ai vari leader indipendentisti con le loro superflue divisioni. La base, priva dei particolarismi, ha saputo concentrarsi unicamente e senza veti sulle proposte da portare avanti. Ma non è sufficiente: se l’indipendentismo intende porsi come forza di governo oltre le piccole amministrazioni, dovrà proseguire nel lavoro di riduzione della frammentazione e aprirsi alla possibilità di alleanze con il Sardismo e con tutte quelle forze che condivideranno un programma basato sui contenuti piuttosto che sulla sterile contrapposizione bipolare proposta dalla lontana dialettica politica italiana. La minoranza linguistica Sarda attende ancora una propria rappresentanza.
Ciò nonostante, la penetrazione sociale delle tematiche nazionaliste (siano esse autonomiste o indipendentiste) si è ormai spostata oltre l’asse della sola politica e si è addentrata nelle istituzioni: su spinta Sardista, diverse amministrazioni comunali, a partire dal Marghine, hanno sottoscritto una mozione sovranitaria contro il centralismo di Stato. Siamo all’alba di una nuova riscossa popolare.
Il trend elettorale è evidente, in Sardegna si sono poste le basi per la creazione di una coalizione programmatica sovranista destinata a guidare la Regione. Adesso la palla passa al buonsenso dei maggiori partiti italiani nel territorio: consigliamo loro di osservare con maggiore attenzione i potenziali benefici che potrebbero derivare da un accordo fra il Partito Sardo d’Azione e SEL. Superare la vocazione maggioritaria del nostro sistema politico è la strada maestra per il rilancio della Sardegna. PD e PDL dovranno seriamente automatizzarsi da Roma.
Bomboi Adriano, 12-06-12.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
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…no sunt capatzos mancu de andaere afanculu,chena s’ordine de roma…
est dae cando si giamaiant pds chi a paraulas naraiant de essere autonomos…sa realidade at mustradu meda ma meda simbesse…pius realistas de su re e puru frassos e traitores…comente cando,…nonostante esserent ischidu totu su disastru chi fit capitende in Cuirra,issos “” imperterritos “” ,e suta su presuntu ricatu ocupatzionale,ant dimandadu e botadu po s’ampliamentu de sa base,…peroe sa die de sa relata de Iscanu in bidda’e putu,…si fint dende ‘antidos de esser gratzias a issos chi sas bases sardas,auumancus duas beniant serradas,…carrighendeche sas lorinias de cussas,…subra cussa chi abarraiat aberta…MISERABILES
Forse è utile ricordare che il PSdAz e Fortza Paris sono i più forti partiti indipendentisti.