Prop. di legge: Catalogna avanti, un Antitrust Sardo contro i cartelli dei Trasporti e dell’Energia
Che differenza c’è fra la Sardegna e la Catalogna? La stessa che passa fra l’assistenzialismo e la sovranità. In Sardegna pensarono di risolvere il problema dei Trasporti con poche navi a nolo chiamandole “flotta Sarda”, in Catalogna hanno varato un Antitrust indipendente dal resto dello Stato Spagnolo e conforme alla normativa UE contro i cartelli e l’abuso di posizioni dominanti del mercato. A Barcellona un caso come quello di Tirrenia non sarebbe stato possibile.
Oggi i gruppi esteri e italiani dell’Energia e dei Trasporti (e di tanti altri settori) lucrano sulla pelle della Sardegna perché sono coscienti di operare in un territorio politicamente debole e privo di qualsiasi sovranità che impedisca loro di trasformare il legittimo profitto in una speculazione.
L’istituzione di una authority è una misura di sovranità amministrativa assolutamente inderogabile che prescinde dalla natura dei servizi presenti sul territorio. Le distorsioni di mercato si combattono solo con le regole, non con le trovate propagandistiche.
A tale proposito rilanciamo la nostra vecchia proposta di istituire un Antitrust Sardo, 3 commi per una legge di riforma che dovrebbe far parte dei lavori della Costituente per la riscrittura dello Statuto Autonomo regionale:
Alla Regione Autonoma della Sardegna/Regione Autònoma de Sardigna spetta la competenza esclusiva per la determinazione di una autorità amministrativa indipendente per la promozione della concorrenza nel mercato.
L’autorità ha giurisdizione su tutto il territorio della Sardegna e delle sue isole*.
L’autorità ha poteri di monitoraggio, istruttoria e giudizio su:
a) Tutela del consumatore contro pratiche commerciali scorrette, advertising ingannevole, clausole vessatorie all’atto della determinazione di un contratto su beni e servizi;
b) Verifica dell’abuso di posizioni dominanti;
c) Verifica di intese commerciali suscettibili di ledere o alterare la concorrenza;
d) Verifica sulle operazioni di concentrazione;
e) Verifica dei conflitti di interesse di personalità istituzionali (statali, regionali, provinciali, comunali e di enti pubblici) suscettibili di condizionare il mercato;
f) Comminazione di provvedimenti e sanzioni amministrative.
* Salvo punto (e).
U.R.N. Sardinnya dice dunque no alla politica dell’emergenza per dare spazio alla politica delle soluzioni strutturali, e soprattutto efficienti. Giorno per giorno, i fatti dimostrano che non possiamo più dare credibilità all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dello Stato Italiano, dimostratasi tardiva, inefficace e parziale, proprio a favore degli oligopoli (pubblici e privati) che stritolano la nostra economia.
Una Sardegna sovrana deve munirsi degli strumenti amministrativi con cui tutelare la propria economia nel mercato globale.
Vedi articolo esteso: “Art. 154 dello Statuto Catalano, ecco perché la Sardegna è in ritardo. Con una proposta”.
Di Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
A questo punto consiglio di rivedere il D.L. del 10 narzo 1988 N°75 relativo alle “Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Sardegna concernenti l’istituzione della zona franca ”
MBP3Allego: lettera aperta al popolo sardo….dopo 60 anni di chiacchiere
- La cancelliera Angela Merkel sul giornale tedesco”Der Spiegel di n2 mesi fa ha sostenuto che:…” Se i politici sardi non dormiranno, la zona franca in sardegna potrà diventare a breve una realtà ”
L’ italia e l’ europa attraversano una grave crisi economica,e la saedegna può uscire dalla crisi prima e meglio degli altri paesi a patto che vengano delimitati immediatamente i confini delle zone franche istituite dal Dlgs 75/1998 nei porti di : Cagliari, Olbia, Oristano, portotorres, portovesme e Arbatax da parte delle autorità portuale ai sensidell’ art.8 c .3 lett. N della legge 84\94
- I politici sardi che si sono succeduti alla guida della regione Sarda per 60 anni,non hanno capito o mrglio hanno fatto finta di non capire “che il regime fiscale dei punti franchi in sardegna” -é identico al regime fiscale previsto (attualmente) per il territorio dove insiste il comune di Livigno (il comune più rico d’ Italia)che nasce come territorio extra doganale ed extra territoriale proprio perché equioparato / assimilato dalla legge 43\73 art. 2 cm 4, ain punti franchi autorizzati dalla normativa comunitaria ai sensi dell’ art. 167 del regolamento N° 2913 del 12. 10.1992 del consiglio,con il quale è stato emanato il codice doganale della comunità Europea.
IL REGIME FISCALE DI FAVORE riguarda:
- I btributi doganali (Dpr 43\75)
- Le accise (Dpr 504\95)
- L’ IVA (Dpr 18\2010)
- Gli altri benefici fiscali previsti dall’art. 8 della legge 3\1948 come da ultimo modificata dall’ art. 1 cm 83478935della legge 2966
- I benefici previsti dalla normativa comunitaria per gli altri punti franchi e zone franche istituite nella comunità europea.
LA CERTEZZA DEI DIRITTI CHE VOGLIAMO RIVENDICARE E’ RACCHIUSO NEL SEGUENTE RAGIONAMENTO LOGICO GIURIDICO .
- Se il comune di livigno( il più ricco d’ italia) attualmente beneficia di un regime fiscale di esenzione da determinati tributi ( Doganali, accise,IVA)solo perché il suo territorio è stato assimilato ai punti franchi della sardegna ( ai sensi del Dpr 43\73) e per via dello stesso regime giuridico\fiscale di cui beneficia il comune di Livigno, competta ai territori della sardegna dove è presente lo stesso fenomeno ” rischio di spopolamento a cui si è inteso porre rimedio.
60 anni fa con la legge costituzionale N° 3\1948 che ha previsto l’istituzione di punti franchi, regolamentati e resi operativi con il Dlgs 75\ 1998
L’istituzione dei punti franchi è stata concessa alla Sardegna nel dopoguerra dalla comunità internazionale, e successivamente dalla comunità Europea ai sensi dell’ art.299 parag, 2 del trattato CEE, modificato dal trattato di Amsterdam, dove si prevedeva l’ istituzione di zone franche come ” DISCRIMINE POSITIVA”. In favore delle regioni ultra periferiche a scarsa densità demografica,
- (discrimine positiva) atta a compensare i sovra costi di trasporto nei territori destinatari ritenuti meritevoli di specifici aiuti utili allo sviluppo economico e alla coesione sociale.
I territori in cui insistono le zone franche e i punti franchi, sonosono considerati come territori extra nazionali, e pertanto giuridicamente collocati fuori dalla influenza politica e dai tributi imposti dallo stato italiano,territori che i nostri padri costituenti intendevano salvaguardare con la dichiarazione di “autonomia”contenuta nella legge costituzionale N°3\1948.
Utilità delle zone franche in Sardegna
Il decollo delle zone franche in sardegna eviterà l’attuale progressivo impoverimento e spopolamento del territorio della Sardegna, dove è a rischio di estinzione la lingua e la cultura del popolo Sardo,considerata dagli storici la cultura più antica sviluppatasi attorno alle rive del mar mediterraneo.
Oggi più di ieri è necessario far decollare “subito” l’opportunità della zona franca, opportunità che. come precisato dalla cancelliera Angela Markel, diventa l’unico sistema utile a veicolare risorse derivanti da nuovi insediamenti produttivi, sistemi che avvantaggiandosi di un sistema tributario favorevole, potranno produrre, con l’ allargamento della base produttiva,l’ innalzamento verticale e immediato dei livelli occupazionali.
Le zone franche istituite nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Portotorres, Portovesme ed Arbatax e le zone funzionalmente collegate, copriranno l’ intero perimetro dell’isola e potranno ospitare tutte le attività di commercializzazione e trasformazione delle merci e dei prodotti sardi e di quelli provenienti da da ogni parte del mondo e destinate a essere esportate senza per questo dover pagare tributi e dazi doganali.
Solo così si realizzerà la vera “RINASCITA” economica e sociale dell’ isola, basata sulle imprese che potranno:
1) commercializzare direttamente e a “burocrazia zero” le merci e i prodotti importati e delocalizzati in sardegna e destinati alla loro esportazione in aree extracomunitarie.
2)Trasformare i prodotti e le merci importate e da esportare in europa, nel rispetto della normativa comunitaria
3)Importazione senza dazi di impianti macchinari e attrezzature destinati alle attività produttive dei prodotti tipici regionali collegate col settore tristico.
4)Esenzione totale di ogni tipo di tributo delle merci commercializzate da imprese localizzate in Sardegna da immettere al consumo finale locale in funzione di valorizzazione del settore turistico.
5)concessione in deroga alla attuale normativa bancaria di particolari misure di “liberalizzazioni” a favore delle imprese localizzate in sardegna ed operanti nel campo della commercializzazione internazionale di merci e prodotti. In conformità a quanto previsto in altre zone franche del mondo, la priorità degli insediamenti sarà riservata alle imprese Sarde che avranno gli uffici operativi e di rappresentanza racchiusi nel perimetro della zona franca, e successivamente a tutti gli altri operatori Italiani e stranieri in possesso delle “garanzie” che saranno dettate da appositi regolamenti produttivi in zone e punti franchi chiamati oggi “FREE ZONE”.
L’abbiamo pubblicato lo scorso 27 maggio: http://www.sanatzione.eu/2012/05/la-proposta-in-6-punti-della-cancelliera-merkel-sostiene-la-zona-franca-per-la-sardegna/
io sono d’accordo sulla zona franca in Sardegna da oltre 35 anni e su altre cose ancora che sottendono lo spirito di questo scritto ma se non si è corretti si può solo fare molto danno al contrario delle buone intenzioni.
L’incipit è completamente un falso quando afferma : – La cancelliera Angela Merkel sul giornale tedesco”Der Spiegel di n2 mesi fa ha sostenuto che:…” Se i politici sardi non dormiranno, la zona franca in sardegna potrà diventare a breve una realtà ”
La cancelliera non ha mai parlato della Sardegna..
Per Mario: Non conosco Giuseppe ma ne apprezzo lo spirito, per quanto riguarda invece il titolo dell’articolo di maggio è una consapevole forzatura per richiamare l’attenzione sulla sonnolenza che c’è in Sardegna attorno al tema, dal contenuto dell’articolo si evince chiaramente che la Merkel non ha parlato della Sardegna (e inoltre c’è il link diretto al suo programma riportato dallo Spiegel).
Rimane inalterata la sostanza, e cioè che una parte importante della politica internazionale ritiene sempre valida e attuale la misura delle zone franche.
[...] Vi ricordiamo anche la nostra proposta di legge per la regolamentazione del nostro mercato, una Authority a garanzia della trasparenza, della concorrenza e dei consumatori. Visita articolo Sa Natzione. [...]
[...] – Sul tema: Prop. di legge: Catalogna avanti, un Antitrust Sardo contro i cartelli dei Trasporti e dell’Energi…. [...]
[...] i Trasporti da e per la Sardegna in campo aero-marittimo? Quali proposte al riguardo? Noi qualche idea l’abbiamo. Passiamo oltre. Ecco invece un frammento della replica di Porcu sulla domanda [...]
[...] per fornire i nostri concittadini degli strumenti con cui difendersi. L’idea di realizzare un Antitrust Sardo, in linea con la normativa UE sulla concorrenza, contro le distorsioni e le lobby del mercato, [...]
[...] U.R.N. Sardinnya ha proposto una soluzione strutturale, vale a dire l’istituzione di un Antitrust autonomo da quello italiano e conforme al diritto UE. Una authority che ci consentirebbe di controllare ogni [...]
[...] avere una sovranità capace di monitorare ogni distorsione a danno del nostro mercato (si veda la proposta di un Antitrust Sardo). Ciò non toglie che si dovrebbe appurare comunque l’effettiva presenza di risorse [...]
[...] risolto il problema della continuità territoriale (sul tema, si veda anche la nostra proposta di Antitrust Sardo come riforma necessaria a separare il profitto dalla speculazione che si crea nell’abuso di [...]
[...] istituzioni, i rapporti con i cittadini ed anche con il mercato (non a caso la nostra proposta di Antitrust Sardo si inserisce in questa necessità). Mentre prima di parlare delle grandi riforme ci sarebbe infatti [...]
[...] quest’ultimo punto non possiamo che rilanciare la nostra proposta per una riforma dello Statuto Autonomo Sardo, e la conseguente introduzione di un Antitrust autonomo regionale (sul modello di altre autonomie UE), affinché i Sardi possano tutelare con [...]
[...] già proposto una riforma dello Statuto Autonomo che contempli persino l’istituzione di un Antitrust territoriale, sul modello di altre autonomie UE, contro le note distorsioni di mercato nel campo dei trasporti e [...]
[...] parte nostra non possiamo che sollecitare l’avvento di una legislazione Antitrust autonoma da quella statale, nonché una normativa che ci svincoli dai tranelli di procedura civile di quella [...]
[...] armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie”. Ecco perché la nostra proposta di Antitrust non era slegata dalla contestuale riforma statutaria. I sovranisti non dovrebbero confondere le [...]
[...] Partiamo da un dato di fatto, in Sardegna non esiste un indipendentismo isolazionista. Fra i circa 13 movimenti autonomisti e indipendentisti Sardi nessuno ha mai posto in cima al proprio programma politico l’autarchia economica dell’isola o il pieno isolamento della stessa dall’Europa e dal consesso internazionale (al massimo una revisione dei rapporti sovraistituzionali al fine di potenziare diritti ed eguaglianza delle minoranze oggi escluse da qualsiasi riconoscimento formale). In secondo luogo Floris confonde il reale significato politologico della terminologia nazionalista con il provincialismo ideologico italico, dove il nazionalismo è erroneamente qualcosa di isolazionista, prevaricatore e intollerante. In una parola, Floris confonde il nazionalismo (semplice e neutro sentimento di appartenenza ad una nazione) con lo sciovinismo. Ecco perché un dizionario fa sempre comodo, ma soprattutto farebbe comodo sapere che proprio il nazionalismo risorgimentale (prima) e fascista (dopo) ha generato il centralismo repubblicano italiano, proprio quello che impedisce a Floris di guardare il mondo a colori. Al contrario, il “nazionalismo autarchico Sardo” da cui Floris vorrebbe fuggire rischia di spingerlo unicamente a idolatrare il colbertismo all’italiana, quello dove la politique italienne decide persino la nostra politica dei Trasporti creando le condizioni per ingessarne lo sviluppo, sia nei cieli che nei mari. [...]
[...] arriverebbero dal totale controllo dello Stato sulle reti energetiche (e in Sardegna senza un nostro Antitrust e senza una agenzia per l’energia sappiamo bene cosa sta comportando la concentrazione di [...]
[...] passaggio della Costituzione) dovrebbe strappare allo Stato la competenza esclusiva in materia di Antitrust. In tal modo avremmo la sovranità per sanzionare i vari cartelli, spesso pubblici o sostenuti da [...]
[...] Tuttavia c’è un altro grave problema irrisolto. Lo scorso 14 maggio la Giunta Pigliaru ha congelato l’investimento in SFIRS per la realizzazione del gasdotto dall’Algeria, e con il ritiro di tutti gli undici milioni di euro inclusi nel progetto. Si è trattato di una decisione politica poco meditata, dettata dai rallentamenti per la messa in opera del progetto causati dall’azione di lobbying di alcuni gruppi energetici italiani e stranieri, e anche dai mutamenti politici algerini e di mercato sopravvenuti negli ultimi anni. Eppure la crisi Ucraina e la nuova serrata del gas russo avrebbero dovuto indurre tutto il Consiglio Regionale, opposizione compresa, a discutere il problema. In ogni caso la maggioranza non ha abbandonato la volontà di metanizzare l’isola, e stando a quanto affermato dall’Assessore alla Programmazione Raffaele Paci, la Regione sarebbe pronta ad investire su un progetto alternativo. Rimangono quindi tanti dubbi riguardo alle future azioni che la Giunta Pigliaru intenderà intraprendere, perché senza un gasdotto, il metano arriverebbe per mezzo delle navi metanifere, ed a quel punto sarebbe necessario investire sull’adozione di rigassificatori, oltre che per la posa della rete di distribuzione interna da collegare alle reti cittadine. Dovremmo così scongiurare la classica commercializzazione del metano in bombola, di cui si avvantaggerebbero i soliti oligopolisti a discapito dei risparmiatori Sardi e dello sviluppo industriale ed economico dell’isola. Il punto è che non si comprende come la Regione intenda muoversi, anche in ragione della tutela ambientale e per lo sviluppo delle energie rinnovabili. L’unico dato certo è che per il momento la concentrazione di interessi nel mercato energetico continua a dissanguare il nostro tessuto economico e civile. Quando inizieremo a parlare di Antitrust? [...]