Equitalia: A Nuoro una storia vera di ordinaria burocrazia
“In Italia il problema della burocrazia non è più solubile dal momento che per fare gli italiani abbiamo dovuto farli impiegati, e abbiamo abolito il brigantaggio soltanto trasportandolo a Roma”.
Piero Gobetti – La rivoluzione liberale (1922).
Era una calda mattina del 2009, una come tante. Mentre nel mondo qualcuno moriva e qualcun altro nasceva, io ricevevo una raccomandata da parte del mio Comune. Volete sapere che c’era? Una lettera dell’agenzia delle entrate datata 2008 in cui mi veniva notificato il mancato pagamento di un bollo auto del 2006. Ed effettivamente, in quell’anno avevo donato una seconda auto che tenevo sempre in garage, era vecchia e priva di valore, e proprio nel 2006 scordai di pagare la tassa “sovietica” sulla proprietà: quella che si paga per il solo possesso di un bene anche se non si usa, come il canone RAI, che in realtà non qualifica l’indecente programmazione televisiva di Stato ma la sola presenza di un apparecchio televisivo nella propria residenza.
Eppure, senza troppe scuse, con il modulo F23 alla mano, mi sono recato nell’ufficio Equitalia del mio paese per assolvere a questo debito con la collettività: una tassa di 139, 32 euro; una sanzione di 41, 80 euro; 9, 57 euro di interessi e 6 euro relativi ai diritti di notifica. Totale: 196, 69 euro. Al pagamento in contanti seguì il timbro e la firma dell’operatore di Equitalia nella ricevuta in duplice copia.
A questo punto, qualsiasi persona sana di mente considererebbe chiusa la vicenda. E così sembrava, “perché nei Paesi normali funziona così”. Sono i rari momenti in cui, presi da cose più importanti, si pensa di dare fiducia allo Stato, pur sapendo che la sua mano destra non sa quello che farà la sinistra.
E siamo al 2012: è una calda mattinata come tante, e uno scagnozzo di Poste Italiane mi consegna una raccomandata, non capisce il Sardo e tento di comunicare in italiano: lo capisce anche meno. All’interno della raccomandata c’è un foglio, il quale afferma che alcuni giorni prima, un messo notificatore di Equitalia, non trovandomi, ha lasciato un plico per me presso il Comune del mio paese. Ovviamente, 3 anni dopo il pagamento del suddetto bollo e non avendo alcun tipo di debito in sospeso, né avendo mai preso una multa per sosta vietata, non avevo la più pallida idea di cosa ci fosse all’interno della busta di Equitalia. E forse penserete che ritirando la busta si sarebbe potuto scoprire subito l’arcano. Magari! L’avviso della raccomandata informava che l’ufficio in cui avrei potuto ritirare la busta di Equitalia era aperto solo due giorni alla settimana, il martedì e il mercoledì, e solo per un’ora. Ma essendomi pervenuto l’avviso proprio di mercoledì e oltre l’orario di apertura dell’ufficio comunale, ho dovuto attendere una settimana per conoscere il contenuto della busta.
L’Italia è bella anche perché ti consente di scommettere sul contenuto dei pacchi senza guardare i quiz della RAI.
Ironia a parte, pensate a chi, con problemi ben peggiori di un bollo auto – come il pignoramento di una casa – si trova a dover fronteggiare una situazione simile.
Immaginate di vederlo entrare in Comune e osservare un impiegato che, al posto di dargli informazioni su un ufficio operativo per due “sudatissime” ore alla settimana, è occupato al telefono a parlare di fatti personali. Sono i momenti in cui si capisce che il parassitismo burocratico delle prefetture di Francesco Crispi si è trasferito in tutti gli uffici della Pubblica Amministrazione.
Quando poi ci si ricorda il motivo per cui si è lì, si può finalmente ritirare e aprire la misteriosa busta di Equitalia.
E sapete che ci ho trovato? Naturalmente la richiesta di pagamento del bollo auto del 2006! Stavolta la somma era salita a 223,97 euro.
Così il giorno seguente mi sono recato nell’ufficio Equitalia del mio paese per mostrare la ricevuta e risolvere la faccenda. Ma dopo averla osservata, l’operatore ha affermato che per risolvere il disguido avrei dovuto recarmi direttamente presso la sede provinciale dell’agenzia delle entrate, a Nuoro.
Facciamo il punto: Equitalia non aveva comunicato l’avvenuto pagamento del 2009 all’ente creditore. Questo tipo di operazione diventava a carico dell’utente. Tradotto: la pratica di un bollo auto viene seguita da due enti diversi ma coincidenti. Ne consegue che diverse persone si occupano di portare avanti una pratica ordinaria che nei cosiddetti “Paesi normali” può essere gestita da un solo ufficio e per via telematica, anche con notevole risparmio di tempo e denaro, sia nei confronti della Pubblica Amministrazione stessa (che risparmierebbe carta, servizio postale e personale), e sia nei confronti del cittadino (che non perderebbe una giornata di lavoro, se ancora ne ha uno, né il carburante per farsi 45 chilometri per raggiungere altri impiegati a cui esporre lo stesso problema). A quando una agenzia Sarda delle entrate?
Per la cronaca, gli uffici hanno chiuso la pratica. Almeno apparentemente, perché questi sono italiani. E se l’Italia del debito pubblico non alimentasse questo ceto impiegatizio, il calcio e gli spaghetti non basterebbero più a tenerlo unito sotto ad una sola bandiera.
Adriano Bomboi.
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andate a farvi ******* separatisti,magari da bossi pardon da salvini chè cè la duro.wiva litalia sempre anche con 1000 problemi.