7 novembre: Assemblea Generale dei Sardi a Cagliari. Riparliamo di Consulta Rivoluzionaria
E’ fissata per mercoledì 7 novembre la prossima assemblea generale del Popolo Sardo in via Roma a Cagliari. Secondo gli organizzatori, la mobilitazione rappresenta una protesta contro la classe dirigente alla guida della Regione, da cui si pretenderanno le dimissioni a causa dello scarso impegno a tutela delle categorie più disagiate.
Commercianti, allevatori, artigiani, movimenti indipendentisti, singoli e associazioni, uniti sotto al tetto della “Consulta Rivoluzionaria”, si faranno anche portatori di un pacchetto programmatico in merito ai principali interventi da realizzare per innescare lo sviluppo. Fra le proposte, la sovranità energetica, l’avvio delle zone franche, l’istituzione di un Antitrust regionale (ved. art. La Nuova, 13-10-12), una nuova politica a favore della mobilità dei Sardi, una Agenzia Sarda delle Entrate, e tanti altri temi.
Veniamo quindi alle considerazioni sulla Consulta: come far crescere questa nuova organizzazione? Come portare avanti gli obiettivi?
In primo luogo è opportuno definire con chiarezza gli obiettivi da perseguire. I principali animatori, il Movimento Pastori Sardi, gli Artigiani e Commercianti Liberi, la CSS, IRS, SNI, AMPI, ProgReS e altri, dovrebbero riqualificare le varie proposte all’interno di una ordinata piattaforma politica. Il punto non è dichiararsi indipendentisti o meno, il punto è far passare il messaggio che la Sardegna ha un urgente bisogno di riforme. Ad esempio, parlare di sovranità energetica e di mobilità come punti separati fra loro (per poi parlare di Antitrust associando questa misura solo alla mobilità) significa non aver ancora concepito la struttura e la dimensione delle buone tematiche che si intendono promuovere.
Procediamo con ordine:
Contrastare gli oligopoli pubblici e privati del settore energetico che stanno danneggiando l’economia dell’isola è un problema che potrebbe essere risolto attraverso un Antitrust Sardo indipendente dall’Autorità italiana per il controllo della concorrenza e del mercato. Ma anche contrastare i cartelli dei trasporti è un problema che potrebbe essere risolto attraverso un Antitrust Sardo e non attraverso una sedicente “Flotta Sarda”. Gli antitrust hanno proprio l’obiettivo di evitare i carrozzoni pubblici. E men che meno quindi che ai cartelli privati si oppongano quelli pubblici.
In questo senso alcune componenti della Consulta dovrebbero valutare se intendono parlare di “nazionalizzazioni”, in sintonia con alcune suggestioni sudamericane, o se intendono parlare di sanzioni, in sintonia con le moderne sovranità occidentali. Ma riformare tali competenze nel quadro dell’attuale assetto autonomistico Sardo implica la necessità di riformare l’intero Statuto regionale.
E non bisogna pertanto contestare un astratto “neoliberismo montiano” ma, al contrario, le mancate liberalizzazioni che puntualmente tengono i Sardi in ostaggio di gruppi economici che speculano sulla pelle dell’isola. L’obiettivo politico della Consulta quindi dovrebbe essere specifico e mirato: se realmente intende promuovere una battaglia per il cambiamento, non deve parlare in maniera disordinata di singoli aspetti dell’economia isolana ma li deve trattare in maniera coordinata, portando al centro del dibattito politico la riforma dello Statuto Autonomo Regionale, e sostenendo l’ipotesi di una Costituente già approvata dal voto di mezzo milione di Sardi nel referendum “anti-casta” della scorsa primavera.
Ma come si sostiene nella pratica la riforma dello Statuto Autonomo Regionale?
Attraverso l’esaltazione della specialità, in linea con le più avanzate autonomie della Repubblica, come il Trentino-Alto Adige/Sudtirol. Che, in virtù dell’essere una minoranza linguistica, tutela meglio la propria economia grazie al particolare trattamento giuridico e politico riservato dallo Stato al suo territorio. La specialità dunque è data dall’esercizio dei diritti identitari e culturali: bisogna tutelare la Lingua Sarda e valorizzare la storia Sarda. Senza questi elementi non c’è specialità. Senza la specialità non esiste l’Autonomia. E senza l’Autonomia non esiste la possibilità di portare avanti i temi della Consulta, men che meno una ipotetica indipendenza della Sardegna.
Lo scorso maggio U.R.N. Sardinnya, in collaborazione con la Fondazione “Sardegna Zona Franca”, ha inoltre consentito la ripresa del dibattito attorno al tema della zona franca, il quale può essere esercitato a Statuto vigente (art. 12) ma anche in sede di riforma integrale dello Statuto regionale. Ottimo al riguardo il ritrovato impegno del sardismo, ma anche di varie associazioni, fra cui Civitas Sardegna e il Coordinamento Regionale dei Movimenti Civici Sardi, che vanno sostenute.
Analogo discorso deve riguardare la Consulta per quanto concerne la proposta di realizzare una Agenzia Sarda delle Entrate: la Consulta Rivoluzionaria non può ignorare le 25.000 firme raccolte grazie al comitato del Fiocco Verde per rendere possibile la sovranità in materia di riscossione fiscale (a cui un nuovo Statuto Autonomo dovrebbe integrare e migliorare anche la competenza sui criteri di imposizione fiscale).
La Consulta deve pertanto operare in maniera coordinata con quanti hanno già lavorato sulle singole proposte e non in modo disordinato e indipendente.
In secondo luogo, per collaborare e far sì che almeno alcuni di questi temi diventino realtà, è opportuno chiarire quali sono, ad oggi, gli errori da non commettere. Innanzitutto bisogna abbattere i diktat contro ogni potenziale alleato. L’errore commesso da Cristiano Sabino, esponente di A Manca pro s’Indipendentzia e della Consulta stessa, è evidente nel momento in cui ha attaccato il Partito Sardo d’Azione, nonché l’On. Maninchedda (Com. 16-10-12). Sono errori già commessi nei vecchi e fallimentari cartelli politici indipendentisti. Chi parla di unità non può pretendere di decidere chi può far parte o meno di una organizzazione, come la Consulta, che dovrebbe essere aperta a tutti. Del resto, l’On. Maninchedda esprime un elettorato da cui ha ricevuto un preciso mandato politico, mentre Sabino no, in quanto rappresenta unicamente se stesso e la propria organizzazione, priva di consenso elettorale. Diciamo questo pur condividendo tutti i dubbi di AMPI sul Partito Sardo d’Azione attualmente presente nella Giunta Cappellacci e la cui legislatura è stata fin’ora segnata da ben pochi risultati pratici.
A tale proposito, la Consulta Rivoluzionaria – su cui continuiamo ad avere perplessità per la denominazione scelta – dovrebbe decidere se intende proporsi come soggetto politico vero e proprio (federale o unitario che sia) o se intende ritagliarsi unicamente un ruolo di opposizione marginale rispetto allo scenario politico Sardo. E questa scelta riguarda sia la posizione da assumere nei riguardi delle altre categorie professionali (pubbliche e private) e sia la politica stessa.
Bisognerebbe quindi domandarsi per quale motivo la Consulta Rivoluzionaria non abbia sostenuto la manifestazione di Cagliari del 23 ottobre del comparto della Pubblica Sicurezza. Non si può parlare di Scozia e Catalogna per poi fare esattamente l’opposto. In tali Paesi il sovranismo è credibile perché rappresenta tutti i ceti sociali e tutte le categorie professionali, inclusi gli agenti di Polizia. In Sardegna possiamo essere a favore della soppressione delle Prefetture ma non dei tagli alle risorse del personale che si occupa della sicurezza delle nostre famiglie. Se il consenso politico non passerà attraverso la riforma dei rapporti Stato-Regione coinvolgendo persino le singole figure istituzionali e amministrative, la protesta si risolverà in una bolla di sapone.
Rappresentare il Popolo Sardo infatti non significa creare uno spazio di protesta fine a se stesso ma aprirsi concretamente a tutti, anche a quelle componenti politiche, come il sardismo, senza le quali la protesta verrebbe marginalizzata nel cuneo dell’antipolitica. Perché, al contrario, la protesta va istituzionalizzata. Solo così eviteremo il monopolio costantemente esercitato dai partiti centralisti italiani nell’amministrazione della nostra isola. Occorre creare spazi di condivisione (e non di esclusione) politica che possano anche tradursi in un programma elettorale al cui vertice vi sia la specialità della Sardegna e la riforma delle sue istituzioni. Solo a queste condizioni U.R.N. Sardinnya potrebbe far parte a pieno titolo della Consulta Rivoluzionaria, a cui, oltre ad aver fornito il tema della lotta ai Trust, auguriamo comunque proficui risultati. Bisogna pertanto far presente che già il movimento Fortza Paris aveva espresso analogo intendimento e che esiste la volontà a collaborare anche in altri settori del sardismo. Pensiamo alle battaglie politiche di Claudia Zuncheddu (Sardigna Libera), dei Rossomori, ma anche a importanti componenti del PSD’AZ.
Sotto questo punto di vista, troviamo inoltre utile rilanciare il tema delle primarie affinché emergano candidati legittimati da una seppur minima base di riferimento, e con le idee chiare sul da farsi.
Non siamo più nel 1999 quando la vecchia legge elettorale poteva persino “premiare”, seppur di misura, cartelli politici come Sa Mesa, oggi serve un contenitore efficiente, ma anche credibili contenuti da promuovere all’unisono.
Ci sono le premesse per ottenere buoni risultati, pensiamoci assieme.
Grazie per l’attenzione.
Di Adriano Bomboi.
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Manifesto Mobilitazione 07 novembre 2012:
U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Veramente un bell’articolo. Analisi puntuale e con alcuni spunti di critica costruttiva che se colti dagli amici della Consulta, potrebbero farle fare il salto di qualità.
L’articolo è puntuale e l’analisi condivisa.Noto con disiacere però l’assoluta mancanza di riferiemnto al fatto che Mercoledì 7 novembre -in coincidenza ed a supporto dell’Assembkea Generale del Popolo Sardo,convocata dalla Consulta Rivoluzionaria dei Movimenti nella via Roma sotto il Palazzo del Consiglio Regionale-vi è lo Sciopero Generale della Sardegna di tutte le categorie pubbliche e private,proclamato per l’intera giornata dalla Confederazione Sindacale Sarda-CSS.Ad un attento osservatore qual’è lo stimatissimo ed intelligente Adriano Bomboi la notizia non può essere sfuggita anche perchè la stampa ed i mass media hanno fatto a gara per tacere di questo sciopero che dà molto fastidio e che rompe decisamente il monopolio di CGIL/CISL/UIL in ordine alla indizione dello sciopero generale e alle politiche generali sullo sviluppo della Sardegna su cui la CSS esprime posizioni decisamente in controtendenza rispetto alla Giunta Regionale dell’on.Cappellacci ed anche su molte posizioni delle tre Confederazioni Sindacali.Ciò rende evidente che in Sardegna esiste una quarta Confederazione Sindacale che può legittimamente proclamare lo Sciopero Generale – puntualmente registrato nel sito della Commissione di Garanzia dell’attuazione della Legge sullo Sciopero nei Servizi pubblici essenziali – e che esprime chiaramente e coraggiosamente con sempre maggiore consenso le proprie posizioni su tutti i problemi e le tematiche generali dello sviluppo della Sardegna.
Dr.Giacomo Meloni Segretario Generale Nazionale della CSS
Speriamo che Sa Cussurta Revolutzionaria capisca l’importanza della Sovranità Linguistica, che è alla base di tutto.
Un consiglio ai rivoluzionari: domani parlate solo in Sardu! Dobbiamo smettere di parlare ai nostri lavoratori in italiano. In Sardo dobbiamo chiedere le dimissioni alla giunta regionale (minuscolo DOVUTO).
Comincia così, la Sovranità Linguistica. Mica vorremmo “aspettare” prima l’istruzione in Sardo? Non arriverà mai, se non ci esprimiamo noi in Sardo nella nostra protesta.
Sull’aperura al Psd’Az, uff, sono molto scettico…
Da come è spiegato nell’articolo, però, il punto della Sovranità Linguistica sembra NON essere nei pensieri de Sa Cussurta..
Vedremo come andrà, domani mattina. Quando andrò a cliccare i video dei vostri interventi su YouTube, vorrò vedere i Sardi Veri. Non una qualunque manifestazione di sindacati itagliani a Roma…
E un’altra cosa: ci si dovrebbe impegnare anche contro le servitù militari (poligoni di tiro e caserme) e contro l’arrivo dei 41bis. Cosa ne pensa, Sa Cussurta? Sovranità Territoriale è anche questo. Anche la chiusura delle fabbriche coloniali e la riqualificazione dei terreni per poterli restituire ad una Vera Economia Sarda.
Considerazioni condivisibili. Ricordo che, ma molti lo hanno dimenticato o non l’hanno mai saputo,nel marzo 1991 il piccolo avamposto Parlamentare del Partito Sardo,aveva dato corpo alla prioritaria urgenza del NUOVO STATUTO SPECIALE per la Sardegna. Da lì bisogna partire per affermare IL TUTTO. Il documento è l’Atto Camera dei Deputati n° 5531 della X Legislatura. Potrebbe essere utile LEGGERLO.
[...] (poiché non c’è altro, segnalo http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?p=4020 e soprattutto http://www.sanatzione.eu/2012/11/7-novembre-assemblea-generale-dei-sardi-a-cagliari-riparliamo-di-co…), si litighi, ci si scateni, si vada un po’ in fondo alle questioni e si eviti soprattutto il [...]
[...] di nuovo sotto il sole, sia a settembre che lo scorso primo novembre avevamo avvisato dello sbaraglio verso il quale i promotori stavano spingendo tante persone in [...]