Adriano Bomboi: una replica a Pierpaolo Vargiu e Andrea Raggio sul futuro politico dell’isola

L’Italia tenta la nostra politica? Inevitabile. Ma, in quanto Sardi, è certamente opportuno porsi dei quesiti sull’effettiva soluzione prospettata dalle classi dirigenti di Roma.
In questo constano alcune brevi riflessioni di replica fornite all’On. Pierpaolo Vargiu (Riformatori) per il suo pensiero rivolto al Manifesto per la Terza Repubblica di Montezemolo e all’On. Andrea Raggio (centrosinistra) sul futuro politico della Sardegna e dell’Italia.

- Riformatori, la nuova sfida impossibile!

Caro Vargiu,

La Confindustria italiana, espressione del vecchio corporativismo politicizzato italico (che persino la FIAT ha archiviato) è solo l’ennesimo apparato che sta riciclando il suo volto alla guida di settori delle istituzioni italiane. Non vedo quanto tale manifesto possa essere utile agli specifici interessi della Sardegna. Al pari di una Consulta Rivoluzionaria ancora influenzata da suggestioni troppo vicine alla protesta e meno ordinata sulle proposte. Credo che il sogno di un forte soggetto politico territoriale non sia ancora vicino, ma di sicuro non si avvicinerà dando ancora spago ad ambienti politici che proprio nel clientelismo e nello statalismo hanno costruito le ragioni della crisi di questa Repubblica.

- Felice Floris dopo Ugo Cappellacci?

Vedo un po di confusione nel suo scritto dott. Raggio, per altri versi mi trovo invece d’accordo su alcuni passaggi. D’accordo nel momento in cui sostiene che la riforma del Titolo V° della Costituzione non si accompagnò ad una seria strutturazione destinata ad allargare i criteri di responsabilità condivisa all’interno della Repubblica. Non d’accordo quando al suo proposito di federalismo responsabile associa un “centralismo nazionale” destinato a monitorare e arginare il caos creatosi negli ultimi anni. E su questo punto bisogna intendersi: mettere sullo stesso livello le diverse Autonomie dello Stato è un esercizio erroneo e fuorviante, giacché esse non nacquero solamente per ragioni di alterità geografica ed economica ma anche per ragioni culturali. E qui si torna dunque ad un classico tema posto dall’indipendentismo: l’Italia vuole proseguire nel binario morto del mito risorgimentale attraverso la solita ventata centralista e assimilatrice? Oppure intende evolversi verso un federalismo multinazionale?
Ovviamente io sono per la seconda opzione, sarebbe necessario partire da un federalismo responsabile e multinazionale. Come confermato anche dal trend politico ed istituzionale in corso in occidente (ed in particolare in Europa) da cui, in questi termini, l’Italia del Governo Monti pare scollegata. Le ingerenze centrali sulla Regione infatti non sono un problema da addebitarsi esclusivamente alle inettitudini delle classi dirigenti locali. Diverse minoranze nazionali non riescono più a tradurre in fatti concreti le loro esigenze allo sviluppo e ritengono opportuno rimuovere l’intermediazione dello Stato centrale sui propri interessi. Sia attraverso un compiuto federalismo politico, sia attraverso una piena sovranità.

Condivido anch’io alcune perplessità attorno alla natura attuale della Consulta Rivoluzionaria. Pur chiamata all’adesione, per il momento la nostra associazione ha ritenuto opportuno non farne parte, in assenza di una chiara organizzazione e di chiari obiettivi, nonché sulla scelta dei leader. Questo, nonostante come U.R.N. Sardinnya abbiamo contribuito ad una parte dei punti programmatici portati avanti dalla Consulta (come ad esempio la creazione di un Antitrust regionale, sul modello di altre autonomie europee, a seguito di riforma dello Statuto Autonomo) destinato a contrastare gli abusi di mercato di noti gruppi pubblici e privati interessati a speculare sul nostro territorio (energia, trasporti, ecc.).

Vedo dunque una palese inadeguatezza di alcuni settori del PD nel trattare specifiche tematiche. Chi per puro opportunismo politico, chi per semplice ignoranza attorno a tali temi, chi per semplice ideologia nazionalistica italiana. Naturalmente auspico che lei sia lontano da tutte queste categorie.

Adriano Bomboi, U.R.N. Sardinnya.

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