Flop della Flotta Sarda? Basta con la propaganda, si riscriva lo Statuto Autonomo
Com’era prevedibile, all’annuncio dello stop della Flotta Sarda della Giunta Cappellacci, sono state varie le voci di dissenso. E dietro le scuse formali, la realtà di questo stop è stata determinata da vari fattori, fra cui i dubbi dell’Unione Europea sullo sperpero di fondi pubblici a vantaggio di una compagnia (comunque in perdita), e l’uscita dalla Giunta del Partito Sardo d’Azione, che attraverso Solinas aveva guidato l’Assessorato regionale ai Trasporti.
Ci sono due vittime nel disastroso esito della suggestiva iniziativa sardista: il primo è il finto-sovranismo, cioè il tentativo di una Giunta tutt’altro “autonomista” e che nelle iniziative propagandistiche mascherate da sardismo ha cercato di coprire il vuoto dell’enorme aspettativa riformista (che invece era parte integrante degli accordi elettorali che sancirono l’alleanza PDL-PSD’AZ). Il secondo è proprio il riformismo del PSD’AZ, che al pari del suo alleato di maggioranza ha dato priorità alle suggestioni ideologiche piuttosto che alla necessità di ridefinire i poteri della Regione Autonoma.
Non c’è pertanto da stupirsi del declino della credibilità del Partito Sardo d’Azione, un partito nuovamente a rischio scissione, ridottosi alla politica degli annunci piuttosto che dei risultati, e ancorato a soluzioni programmatiche forse utili nel secolo scorso, ma non sicuramente in un mercato globale che in Italia ha assunto i connotati della rigidità e dell’oligarchia.
Chiediamoci: la Flotta Sarda (cioè poche navi a nolo) ha risolto il problema dei Trasporti? E che fine ha fatto la legge sul conflitto di interessi che avrebbe potuto iniziare ad intaccare il connubio dei poteri politico-economici che ingessano il territorio? Ma soprattutto, dov’è finita la volontà di riformare lo Statuto Autonomo regionale per combattere gli abusi alla nostra economia/per controllare la fiscalità/per tutelare la lingua/per divulgare la nostra cultura e per ridurre l’asfissiante e burocratica presenza dello Stato?
Siamo nelle mani di una politica che non comprende l’utilità delle riforme come strumento per intercettare lo sviluppo, ma che neppure utilizza quel piccolo margine di Autonomia tutt’ora non seriamente valorizzata. E’ quella stessa politica che ha consegnato buona parte dell’elettorato a Beppe Grillo, che continua ad incamerare privilegi, una politica che preferisce fingere di combattere gli oligopoli oppure di accordarsi con essi, e che non si rende conto della situazione in cui versa la nostra piccola e media impresa. Con le ricadute che possiamo facilmente osservare nei ceti più deboli della popolazione.
In queste condizioni neanche un Sergio Ricossa avrebbe saputo fare dell’ironia sul divario fra la classe politica e i cittadini. Pesa anche l’assenza del restante indipendentismo Sardo, diviso e in ritardo poiché unito solo nel parlare di “flotte Sarde” e di tariffe uniche, ridottosi a fare da quinta colonna a quella stessa cultura statalista e assistenzialista dedita a caricare ogni sorta di servizio a spese dei concittadini, senza parlare di sanzioni e liberalizzazioni, e che tanti danni ha causato al tessuto produttivo di una Sardegna priva di strumenti sovranitari con cui difendersi.
Oltre al giusto riconoscimento formale dell’insularità ed allo sviluppo di una serie rete promozionale per far incontrare la domanda e l’offerta, sul tema dei Trasporti (ma anche dell’Energia, e di tanti altri ambiti) U.R.N. Sardinnya ha proposto una soluzione strutturale, vale a dire l’istituzione di un Antitrust autonomo da quello italiano e conforme al diritto UE. Una authority che ci consentirebbe di controllare ogni abuso a spese del nostro mercato, ma che solo attraverso la riscrittura dello Statuto Autonomo potrebbe iniziare a produrre effetti concreti, superando così la stagione degli annunci e della propaganda fine a se stessa.
Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos