Canton Marittimo? Un esempio più che una provocazione
In questi ultimi tempi si parla molto, in Sardegna e – soprattutto – all’estero, dell’idea lanciata da un dentista di Cagliari, il Sig. Andrea Caruso.
Considerato che ultimamente la sua iniziativa è sulla bocca di tutti e ognuno avrà già maturato la propria idea, cercheremo di mettere in luce solo alcuni elementi a proposito del “Canton Marittimo”.
Innanzitutto, la vera provocazione consiste nel fatto di chiedere di essere “ceduti” alla Svizzera, ed è servita solo per attirare l’attenzione sull’idea e soprattutto sulla situazione attuale sarda in mezzo mondo, cosa che è effettivamente successa in quanto se n’è parlato dappertutto e, anzi, l’iniziativa ha avuto proprio maggior risalto all’estero rispetto alla stessa Sardegna.
L’iniziativa ha portato all’isola una positiva pubblicità gratuita nei maggiori network televisivi, in cui si parlava del malcontento del nostro popolo verso lo Stato italiano, e delle meraviglie naturali presenti nell’isola.
Tentativo più che riuscito, quindi. E di gran lunga meglio dei vari video promozionali diffusi con dispendio di denaro pubblico.
Eppure, se ci si addentra nella proposta formulata dai promotori, è subito chiaro che non si tratta di cessione ma di percorso collettivo, che i Sardi e gli Svizzeri intraprenderebbero, tramite iniziative popolari, politiche e referendum finali, per dare il via al distacco della Sardegna dallo Stato italiano, e alla seguente integrazione della Sardegna nella Confederazione Svizzera in qualità di 27° Cantone. Come è noto, i Cantoni svizzeri godono di un’autonomia estrema rispetto al centralismo italiano, quindi già questo sarebbe un passo avanti enorme per l’isola.
A parte ciò, per quanto sia improbabile un simile evento, non si può ignorare che numerosi Sardi, per abitudine, indole e modi di fare, non sono molto diversi dagli italiani e dalla loro cultura, che evidentemente ha lasciato il segno in profondità. Si riscontra la stessa furbizia di fondo, e la stessa propensione a non rispettare le norme. Senza contare una certa tendenza all’autodistruzione del patrimonio locale, sia con atti vandalici sia con leggi a danno del territorio.
Con queste premesse, per quanto al momento sia maggiormente probabile un’indipendenza pura rispetto ad una annessione alla Svizzera, rimane il problema essenziale della Sardegna, che riguarda la gestione della nostra politica negli anni a venire: senza una riforma della forze autonomiste e indipendentiste essa rimarrebbe in mano alla stessa fascia di Sardi con i difetti sopraccitati (da decenni al palazzo della Regione abbiamo avuto infiniti esempi, sono coloro che “in teoria” avrebbero dovuto esprimere il meglio del popolo, ma che in realtà si sono adoperati a danno della collettività, per obbedire a diktat romani e per coltivare interessi personali).
Inoltre, ad essere onesti, bisogna rilevare anche una scarsa attitudine di tantissimi Sardi all’osservazione dei propri doveri civici; in parte potremmo dire che, trattandosi di leggi italiane, i Sardi si sentano meno motivati a rispettarle, e ciò denota una scarsa considerazione del bene collettivo.
Ma la difficoltà estrema del Popolo Sardo è quella di restare politicamente uniti per agire attorno ad obiettivi comuni.
Ecco, dopo questa premessa potrebbe suonare un po meno strana l’idea di annessione (non cessione) dell’isola alla Confederazione elvetica, che dalla sua ha un sistema federale eccellente, una democrazia realmente diretta, un senso civico sviluppatissimo, un’attenzione al territorio neanche immaginabile al momento in Sardegna e, non meno importante, un sistema produttivo che anche quest’anno è stato classificato come il migliore al mondo. Tutte qualità che al momento servono come l’aria in Sardegna.
Se pensiamo alla nostra isola come ad una collettività dove esistono persone in gamba ma anche tantissime inesperte nella capacità di bilanciare un ottimo rapporto fra mercato e istituzioni, la scelta di avere un esempio “guida” affidabile e universalmente riconosciuto potrebbe avere ricadute positive, soprattutto se tale esempio porta con se gran parte delle soluzioni ai problemi presenti, correggendo solo dove e quando necessario.
Di Maurizio Floris.
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