Terrorismo Veneto? In Sardegna carri armati veri
15 miliardi di euro: è la cifra che la Sardegna dovrebbe simbolicamente chiedere allo Stato per i decenni di inquinamento ambientale e sfruttamento del territorio regionale da parte dei poligoni militari. Una presenza ingombrante e letale che si è posta oltre il legittimo diritto dei Sardi alla Difesa ed alla loro partecipazione al mantenimento della pace nel Mediterraneo occidentale. Ma c’è qualcosa di più sinistro nell’Italia dove i cittadini vengono trasformati dallo Stato in vere e proprie vittime di guerra: mentre numerosi carri armati Ariete, e diversi altri blindati di fabbricazione italiana ed internazionale solcano le nostre campagne e le nostre spiagge lasciando sul terreno i residui di sperimentazioni da lancio e da detonazione di vario genere, esplode una notizia proveniente dal Veneto. Il 2 aprile è partita un’operazione contro i secessionisti della Serenissima, si sono avuti una ventina di fermi con una cinquantina di indagati, fra cui Sardi e Lombardi. Fra di loro anche Gianluca Marchi, direttore de L’Indipendenza, che nella giornata di ieri ha dichiarato: “Ho subito una perquisizione in casa e nel box da parte di sette o otto carabinieri che si sono presentati alle cinque del mattino […] A casa mia, come nelle abitazioni degli altri 51 indagati, cercavano (secondo il decreto di perquisizione): armi, munizioni, veicoli blindati o comunque modificati, divise di tipo militare e attrezzatura idonea al compimento dell’azione quali cannocchiali, visori notturni e ricetrasmittenti, disegni tecnici per la costruzione di armi artigianali, documenti e targhe false e via discorrendo. Se ne sono andati con il mio PC personale sul quale lavoravo per tenere aggiornato il giornale. Non poteva essere diversamente, perché io non sono associato a nessun gruppo o sigla di quelle di cui parlano i magistrati, nemmeno a un club di bridge per il vero”.
Il promotore di Plebiscito.eu, Busato, dopo il fortunato referendum indipendentista del Veneto partecipato da due milioni di cittadini, ha immediatamente manifestato la sua solidarietà agli indagati. Ci sarebbe la certezza della loro innocenza e tutti attendono di verificare quali prove verranno adottate per giustificare l’operazione del ROS dei Carabinieri. Al riguardo sarà persino interessante conoscere le argomentazioni che verranno utilizzate sul “tanko”, una trattrice modificata in stile carro armato, che secondo gli inquirenti avrebbe dovuto essere usata per un atto terroristico eclatante nella famosa piazza San Marco di Venezia. Infatti, secondo lo Stato, coloro che hanno sostenuto un democratico referendum per l’indipendenza della loro comunità sarebbero tanto stupidi da pensare di avviare una operazione paramilitare con tanto di mezzo carnevalesco contro i blindati dello Stato (blindati spesati anche dai contribuenti Veneti del resto). Posto che una minoranza degli indagati possa essere implicata in un simile disegno “eversivo”, appare sconcertante il coinvolgimento nella stessa inchiesta e senza il minimo collegamento di cittadini estranei ai fatti che gli sono stati contestati.
Stando alle sorridenti dichiarazioni del procuratore, le indagini sarebbero partite circa tre anni fa e i “terroristi” sarebbero stati bloccati in tempo. Presto capiremo se tanta solerzia sia destinata a gettare fango contro il democratico referendum del Veneto, concluso lo scorso 21 marzo, e persino contro la Prima Commissione del Consiglio Regionale del Veneto. Coincidenza vuole che il giorno precedente agli arresti ci sia stato il via libera alle leggi 342 e 392, la prima per l’indizione di un referendum (stavolta formale, benché consultivo) sull’indipendenza del Veneto, la seconda per l’Autonomia speciale (che quindi avvierebbe l’iter per superare lo status di Regione ordinaria). Da qualsiasi angolatura si legga la vicenda dei fermi, è evidente che il Veneto, a partire dalla sua classe dirigente, ha manifestato una volontà mai vista in precedenza per superare gli esigui poteri amministrativi concessi dallo Stato centrale. Fra gli obiettivi vi sarebbe anche quello di tenere in loco l’80% delle tasse (e ciò implicherebbe una rivoluzione nella gestione delle finanze dello Stato, con una sua conseguente ristrutturazione organizzativa). Per chi non l’avesse capito, cambiare la geografia politica e fiscale del Veneto significherebbe dare un pesante e decisivo scossone al centralismo romano, alla sua classe politica ed al regionalismo italiano nel suo complesso, che sarebbe così obbligato a responsabilizzare i suoi criteri di spesa e di investimento (a tutto svantaggio del notabilato politico di professione). Naturalmente gli indipendentisti Veneti (compresi i Sardi e i Lombardi) si augurano di andare oltre l’Autonomia speciale: il caso Sardo dimostra che lo Stato, protetto da una classe politica centralista, è in grado di tenersi il denaro dei contribuenti anche in spregio al dettato autonomistico, mentre in Sicilia esiste un problema opposto. Proprio in questi giorni il Governo Renzi ha proposto la riforma dell’art. 116 della Costituzione, dove verrebbe abolito il comma che consente alle Regioni di pattuire con lo Stato “ulteriori forme di Autonomia”. Povero di contenuti anche Massimo Cacciari, che nella trasmissione di Daria Bignardi a La7 ha dichiarato che per il Governo i temi del lavoro dovrebbero venire prima delle riforme istituzionali (come se dai poteri degli enti locali non dipendesse anche la qualità della nostra economia). La Spagna ad esempio concede alle sue autonomie persino il potere di istituire authority di controllo sul mercato. In tutto questo anche la Sardegna, che ha già votato con successo ad un referendum per indire una assemblea costituente al riguardo, dovrà fare la sua parte. L’indipendentismo ha il dovere di razionalizzare la sua democratica proposta politica senza attendere improbabili soluzioni da parte di Pigliaru o Cappellacci (anche il primo nel suo discorso di insediamento ha omesso il tema della vertenza entrate, dei poligoni militari e dell’adozione di storia e lingua Sarda nelle scuole). E ovviamente l’indipendentismo – compreso quello Veneto – dovrà conservare la consapevolezza di non farsi trascinare verso improbabili soluzioni militari (magari suggerite da infiltrati di Stato). Le vicende della Corsica e lo stesso passato sardista con le vicende giudiziarie che coinvolsero Bainzu Piliu e tanti altri, provano l’esistenza di una Giustizia talvolta inopportuna, e piegata a logiche politiche tendenti a condizionare l’opinione pubblica, indipendentisti inclusi.
Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos
Bell’articolo amici sardi, non è facile in questi giorni trovare analisi e commenti obiettivi nei media di regime inquinati.
Un caloroso saluto dal Veneto che si sta liberando, augurando anche a voi un veloce cammino verso l’indipendenza.
WSM