Trasparenza, spoil system, sovranisti e consulenze in Regione

Intanto vorrei ringraziare Andrea Murru, Ornella Piredda, Andrea Pubusa ma anche SardegnaBlogger e i quotidiani SardiniaPost e L’Unione Sarda, perché se oggi in Sardegna esiste ancora uno straccio di cultura civica riformista lo si deve a quanti continuano a reclamare maggior trasparenza dalla nostra Pubblica Amministrazione e dalla politica.
Mi sono arrivati diversi messaggi sul caso del semiologo Sedda (PDS) e la sua consulenza presso l’Assessorato regionale ai Lavori Pubblici, molti favorevoli al mio articolo e molti contrari. Opinioni differenti che possiamo riassumere nel campo di coloro che richiedono maggior trasparenza e si son detti delusi da Maninchedda, e coloro che invece fanno leva sulla serietà di Franciscu Sedda e ritengono che la sua nomina non costituisca un problema. Tutte opinioni legittime ovviamente. Anche due noti sociologi dell’Università di Cagliari hanno manifestato opinioni diverse nel merito, mentre da Pepe Corongiu e Roberto Carta mi sono arrivate due critiche circostanziate alla necessità di fare classe dirigente. Cioè a loro avviso la nomina politica sarebbe sempre legittima, e nel momento in cui riguarda una persona di valore, per di più del campo indipendentista, bisognerebbe invece esserne entusiasti perché inizia ad instaurarsi al governo dell’isola. Il 9 ottobre 2009 ho pubblicato l’articolo: “PSD’AZ, Sanità e lottizzazione”. Nell’articolo spiegavo che l’indipendentismo tout court (e all’epoca mi riferivo ad IRS) non doveva considerare scandalose le nomine politiche in determinati settori chiave dell’amministrazione dell’isola, perché proprio l’indipendentismo non poteva rimanere a guardare mentre i partiti italiani consolidavano abitualmente il loro radicamento sociale nel territorio. L’articolo tuttavia poneva una distinzione fra lo spoil system vigente in diversi Paesi occidentali e quello locale, perché nel primo anche le nomine politiche vengono fatte sulla base della competenza (e quando ciò non avviene si attiva la stampa), mentre in altri Paesi, fra cui l’Italia, questo criterio di civiltà e di competenza non viene seguito (e qui raramente la stampa si attiva, perché prevale il comportamento giustificazionista tipico delle società arretrate, dove la partecipazione politica dei cittadini in qualità di guardiani dei propri eletti è inesistente. Vedere Banfield, 1976). Sempre in alcuni Paesi occidentali invece le nomine politiche non vanno di pari passo col merito, è il caso degli USA, dove recentemente l’amministrazione Obama ha subito numerose critiche per la figuraccia rimediata dall’ambasciatore USA in Norvegia, il quale non era neppure al corrente dell’esistenza di una monarchia costituzionale in loco e chi governasse il Paese. Va inoltre considerato che lo spoil system destinato al radicamento territoriale di una data compagine politica non riguarda cariche politiche a tempo, intese quelle che si estinguono con la legislatura stessa. E qui rientrerebbe il caso di Sedda (ma non di Corongiu col suo lungo servizio presso il servizio linguistico della Regione). Insomma, se i Paesi scandinavi sono lontani, a maggior ragione l’indipendentista che si avvicina al governo della nostra Regione ha il diritto/dovere di promuovere la trasparenza. Ma sfortunatamente abbiamo anche tanti indipendentisti conservatori e non liberali, i quali, una volta arrivati in Regione, si conformano ai costumi esistenti senza la volontà di modificarli (ricordatevi Sedda quando criticava l’inoperoso sardismo). La legge regionale n. 32 del 1988 andrebbe rimessa in discussione per ridurre ai minimi termini i margini di discrezionalità politica nell’effettuare delle nomine (poiché i fatti confermano che ciò in Sardegna ha unicamente prodotto uno stuolo di parassiti del denaro dei contribuenti). Insomma, nello Stato che vogliamo costruire noi non ci saranno gli “amici degli amici” in questo o quel posto chiave senza averne titolo, e ciò dovrebbe entrare nell’agenda elettorale dell’indipendentismo. Mentre andrebbe potenziato e soprattutto applicato il recente “decreto trasparenza” (d.lgs 33/2013) sulla pubblicazione dei dati inerenti gli staff, di cui ogni amministrazione deve tenere conto.
Sul caso Sedda, eccetto questa pessima mossa del Partito dei Sardi, la sigla rimane comunque all’avanguardia nella volontà di pubblicare l’operato dell’assessorato di sua competenza, cosa che non si riscontra negli altri partiti italiani della coalizione di maggioranza. Poi però ci si ricorda che Maninchedda è un contestatore dell’elitismo, perché ritiene giustamente che la democrazia non debba essere basata unicamente sulla competenza. Ma la democrazia riguarda soprattutto chi, competente o meno, ha ottenuto un mandato tramite il voto degli elettori per governare. E non mi pare il caso di Sedda e Maninchedda, che sono stati semplicemente cooptati all’Assessorato ai Lavori Pubblici: non è una forma di elitismo? In più Maninchedda non ha l’abitudine di confrontarsi su tali opinioni ma le censura: non è una forma di elitismo? Tra l’altro si confonde anche la figura del segretario particolare con quella del consulente, nel primo caso si tratterebbe di un supporto al detentore di una data carica, nel secondo un supporto alla carica stessa (che richiede però competenza).

Infine mi ha stupito che in uno spazio pubblico Sedda abbia mandato avanti la moglie in sua difesa accusandomi di invidia e di essere un suo detrattore per aver posto una questione. Non dovrei replicare perché Ornella Demuru è chiaramente di parte, ma per sgombrare gli equivoci potrei solo ricordare che non sono invidioso di chi non ha mai vinto una elezione, e che non ho nulla di personale contro la famiglia Sedda. Ci mancherebbe. Molto semplicemente su questo tema la pensiamo in modo profondamente diverso. Per il resto è noto che ho criticato Sedda fino all’iniziativa del Fiocco Verde per istituire una agenzia Sarda delle entrate, cioè quando finalmente dopo anni di divisioni e teorie bislacche il semiologo ha proposto una iniziativa capace di unire e di portare benefici al Popolo Sardo.
Vedo poi la solita accusa spicciola di fare critica politica da “dietro un monitor e di essere fuori dalla realtà”, roba non commentabile. Se Demuru si staccasse un po dalla politica elitaria e parlasse con i disgraziati senza stipendio come faccio io tutti i giorni, forse avrebbe consigliato al marito di evitare una consulenza da 3000 euro lordi al mese. E francamente non prendo lezioni di politica da chi fino a pochi mesi fa era contrario all’idea di un Partito Nazionale Sardo.
Il problema della democrazia in Sardegna non è che si faccia una critica sulla nostra cultura politica, ma che se ne facciano poche.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    3 Commenti

    • Concordo sulla necessità (dovere) di avvicinare le nostre istituzioni agli standard dei Paesi scandinavi e capisco anche che alcuni incarichi, soprattutto se fiduciari, vengano affidati a collaboratori vicini. Le due prospettive di cui sopra non sono per nulla contrapposte in quanto, come rileva giustamente Adriano Bomboi, nulla vieta che si cerchi di onorare dette cariche con persone di comprovata competenza. Non concordo, invece, con quanto scritto da Paolo Maninchedda il quale definisce necessario al PDS, affinché si possa “strutturare in modo efficace ed efficiente”, nominare “gente che faccia politica anche in seno all’Amministrazione regionale e che sia pagata per questo”. L’errore di fondo, se posso permettermi, nelle sue affermazioni, risiede nell’utilizzo, come emerge dalle sue stesse parole, dell’istituzione regionale, allo scopo di far crescere e radicare il proprio partito. Per quanto tutto ciò sia vero da un punto di vista interno ad ogni organizzazione, ciò potrebbe risultare deleterio ove invece l’attenzione fosse rivolta al miglioramento delle nostre istituzioni regionali. Su quel fronte ed in virtù delle sfide che attendono tutti noi sui vari fronti economici e istituzionali (Titolo V, in primis) la spinta potrà e dovrà essere ideale ma occorrerà saldarla sui piloni solidi della maggiore competenza possibile.
      P.s. Sia chiaro, sin d’ora, che non mi limiterò a pretender chiarezza, trasparenza e pubblicità sulle nomine, ma verificherò (non mi si lasci solo!!) quale contributo hanno dato, nei vari assessorati, i rispettivi consulenti.

    • Il Maninchedda segue alla lettera l’esperienza già abbondantemente sperimentata nella ASL nuorese con la Cofely
      Dopo la vittoria di Cappellacci, nel 2009, chiese per se e il Psd’Az il commissario della ASL (attuale sindaco di Macomer): le “assunzioni” a tempo di molti abitanti del Marghine proliferarono, e anche i voti pro Psd’Az.

    • [...] ad andare in pensione a 41 anni. Mentre persino i sovranisti nel capitolo delle consulenze hanno ritenuto lecito avvalersi di una legge che confonde la figura del segretario particolare con quella del [...]

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