Rifiuti sulle strade? Come i danesi hanno sconfitto l’inciviltà
Nel quadro del complesso sistema di raccolta differenziata, i Paesi nordici rappresentano un mirabile esempio di civiltà, sia nel campo del decoro ambientale che del risparmio e della valorizzazione economica del trattamento dei rifiuti.
Come ci sono riusciti? Grazie al vituperato capitalismo.
Diverse aziende di raccolta dei rifiuti, ad esempio in Danimarca, si sono concretamente aperte al mercato. Ciò ha prodotto una serie di vantaggi.
Molto semplicemente, le imprese acquistano la materia prima prodotta dagli utenti. Plastica, vetro, alluminio ed altri materiali rientrano nel (ri)ciclo della trasformazione che servirà per produrre altri prodotti.
In questo modo gli utenti non sono spinti e gettare per strada rifiuti per i quali invece vengono remunerati. Non stupitevi dunque se presso alcune città nordiche incontrerete anche bande di giovani e meno giovani muniti di sacchi a caccia della più improbabile lattina vuota finita dietro un cespuglio, non si tratta unicamente di educazione civica ma di calcolo economico, ciò che diversi economisti austriaci ponevano al vertice del progresso individuale.
Il sistema non è ancora esteso ovunque ma presenta in modo nitido la differenza che sussiste tra i nostri nocivi sistemi di raccolta dei rifiuti e l’esempio menzionato.
Infatti, al contrario, in Italia e in Sardegna (salvo casi più unici che rari), i rifiuti non si pagano per unità di peso ma anche e soprattutto a metro quadro (fatta salva l’ultima variazione dovuta alla TARI locale nei vari Comuni). Il conferimento di tali rifiuti grava per ben 7 volte in più sul contribuente sardo nei seguenti termini:
1) il contribuente regala la materia prima alla ditta appaltante incaricata di recuperare i rifiuti piuttosto che riceverne un corrispettivo in denaro.
2) il contribuente paga il servizio di raccolta che si occuperà di ricevere gratis la materia prima offerta dal cittadino.
3) il contribuente paga in eccesso tale servizio di raccolta a causa di una maggiorazione occulta dei costi dovuta al sovradimensionamento di personale della ditta appaltante, dovuto a locali fenomeni politico-clientelari (in Sardegna esistono centri urbani di medie dimensioni con oneri da metropoli).
4) la quotidiana raccolta differenziata dei rifiuti produce un incremento delle emissioni di CO2 dovuto al costante e perpetuo passaggio dei mezzi di raccolta, utili a giustificare il sovradimensionamento di personale, e con una usura dei mezzi impiegati paragonabile ai livelli di una municipalizzata dei trasporti.
5) la verticalizzazione dei costi sopra menzionati orienta diversi cittadini ad evadere il regolare conferimento previsto dai propri Comuni, spingendoli ad abbandonare la spazzatura indifferenziata presso periferie, strade extraurbane e zone rurali.
6) nei periodi a forte densità turistica si ha una maggiorazione del fenomeno sopra indicato, dovuto all’assenza di isole ecologiche ed all’evasione dal regolare conferimento da parte dei titolari di seconde case date in locazione.
7) nel computo della tassazione complessiva, il contribuente finisce per pagare una ulteriore maggiorazione dei costi dovuti ad una bonifica di strade e campagne che le istituzioni si occupano periodicamente di ripulire.
La Sardegna vuole rivoluzionare la sua vocazione ambientale potenziando il decoro del suo territorio oppure intende continuare a dibattere per decenni su inutili pubblicità-progresso e sulla balzana idea di piazzare telecamere, in chiave preventiva, ad ogni angolo dell’isola?
Ricordiamoci che la corruzione politica, vera causale di questi problemi, ha diverse forme, non meno insidiose del fenomeno mafioso. Infatti, il costume clientelare persegue la stessa logica del crimine organizzato di derivazione meridionale, e non vede i benefici al di là del proprio naso. E’ una forma di capitale sociale in negativo, al pari di quella che impedisce la costruzione di servizi e strutture ricettive presso località di pregio storico/ambientale, salvo organizzare dei racket abusivi su parcheggi e distribuzione di bevande senza licenza, guadagnandoci addirittura meno di quanto potrebbe fare in condizioni di libertà, concorrenza e legalità. Perché certa mafia, come la nostra politica, non ha cervello.
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cose giuste e risapute, ma salvo ulcune zone del continente italiano (non intere regioni) escluso il tiròl, il resto è un pianto, la sardegna è sicuramente tra tutte la più arretrata (se teniamo presente il basso indice di popolazione) e la giunta regionale attuale stà facendo di tutto affinchè nulla cambi.
Segnalo la parte seconda dell’articolo, che confuta le principali critiche all’articolo registrate in giro su internet, ed argomenta i vantaggi del reverse vending nel quadro del riciclo differenziato dei rifiuti: http://www.sanatzione.eu/2015/08/rifiuti-sulle-strade-come-i-danesi-hanno-sconfitto-lincivilta-parte-2/