Piccolo dossier sulla Corsica
Di Mario Carboni.
La mia impressione a caldo è che la vittoria dei nazionalisti in Corsica abbia preso alla sprovvista molti osservatori politici, anche nazionalisti, persino i più informati, o peggio, altri attenti a fatti eclatanti ma superficiali. Incluso il cosiddetto “turismo indipendentista”.
Infatti non solo chi si disinteressa dei fatti delle minoranze era preso nei mesi scorsi dalla disfida fra socialisti e repubblicani e dalla prorompente avanzata del Fronte Nazionale di Le Pen. Pure dalle terribili vicende terroristiche che hanno insanguinato la Francia.
Anche coloro che invece sono sensibili alle vicende delle Piccole Patrie ormai avevano voltato la testa, entusiasmandosi giustamente ai progressi scozzesi e catalani, e trascurando chissà per quale ragione la questione basca che rimane invece un punto nodale per esperienza in direzione dell’autodecisione completa e dell’indipendenza fiscale. Dimenticandosi di seguire con attenzione i progressi peculiari dell’indipendentismo còrso, a partire dal Processo di Matignon 1998-2001 che portò alla legge sulla Collettività territoriale della Corsica del 2002 e che ha visto su quella base oggi vincitori i nazionalisti del moro bendato.
http://www.ladocumentationfrancaise.fr/…
http://legifrance.gouv.fr/affichTex…
Il Psd’Az ha sempre tenuto alta l’attenzione alle vicende politiche dell’Isola sorella sin dalla sua fondazione, memorabili sono i tanti articoli e saggi di Camillo Bellieni a partire dalle sue analisi del coevo Partito Corso d’Azione, la cui lettura può essere utile ancora oggi per comprendere gli sviluppi di dinamiche tanto simili ma diverse in maniera non trascurabile.
Altresì sono punti fermi i rapporti col mondo politico còrso dai tempi dei due parlamentari europei Mario Melis e Max Simeoni sino a Francois Alfonsi.
Recentemente i rapporti con la Corsica non sono stati mai trascurati, non è un caso che il Psd’Az faccia parte dell’ALE con il PNC-Partitu di a Nazione Corsa, sin dai tempi delle origini e sino all’attuale dirigenza che ha contribuito al successo al primo turno elettorale di Gilles Simeoni, capolista di Femu a Corsica con il 17,62% dei voti.
In Sardegna la multiforme area neoindipendentista ha invece privilegiato negli anni quell’area politica rappresentata nelle Giornate internazionali di Corte egemonizzate da un certo punto dal FLNC e più recentemente, con la scelta dell’abbandono delle pratiche armate, dalle sue filiazioni pubbliche indipendentiste radicali ed in particolare da Corsica Libera che con Jan-Guy Talamoni ha ottenuto al primo turno il 7,72% dei voti.
La sorpresa forse è dovuta al fatto straordinario, che aveva avuto un suo prologo con l’elezione di Gilles Simeoni a Sindaco di Bastia, del patto politico ed elettorale che ha unito al secondo turno su basi programmatiche e nazionaliste gli autonomisti e gli indipendentisti che si credeva fossero inconciliabili da un punto di vista ideologico.
Il valore aggiunto dell’unità ha evidentemente scosso l’elettorato che ha premiato la candidatura comune al Governo della Corsica della lista nazionalista Pè a Corsica, che partendo da seconda ha successivamente vinto nel secondo turno con lo straordinario 35,35% dei voti con un aumento di ben 10,01 punti percentuali.
Non meno stupiti, e direi anche scioccati, sono stati in generale i francesi.
In particolare si sono fatti vivi gli sciovinisti che dall’estrema sinistra all’estrema destra non accettano l’idea che in Corsica viva una altra nazione, che parla un’altra lingua e che dai tempi della sconfitta di Ponte Novu lotta per la sua autodecisione politica.
I nazionalisti corsi sono riusciti a cogliere, nell’occasione data dall’aprirsi di una finestra nella loro storia coloniale, i frutti di una lunga lotta che ha portato al crescere delle loro istituzioni di autogoverno con un’onesta ed intelligente politica di opposizione alternativa di sistema. Politica perseguita durante la scorsa legislatura nel parlamentino della Collettività territoriale della Corsica.
La vittoria elettorale è storica e segna un ricambio politico e generazionale rivoluzionario che sarà messo alla prova dei fatti nel governo della cosa pubblica nei prossimi due anni e prima delle trasformazioni politiche e istituzionali previste dal 1° gennaio 2018, quando la “Collettività di Corsica”, a Statuto speciale, sostituirà la Collettività territoriale della Corsica nata a Matignon e ingloberà i dipartimenti della Corsica del Sud e dell’Alta Corsica.
Da quella data la Corsica sarà riunificata sotto un unico Governo ma anche la Nazione còrsa avrà un unico Parlamento, anche se depotenziato e non ancora rispondente alle esigenze e volontà del popolo còrso.
Leggendo l’articolo 30 della legge n. 2015-991 del 7 agosto 2015, la legislazione francese, ai sensi dell’art. 72 della Costituzione, riorganizzando territorialmente la Repubblica, ha istituito la Collettività di Corsica in cui si possono valutare le nuove competenze e le fonti economiche previste della nuova istituzione a Statuto Speciale. Tale istituzione dovrebbe essere governata a seguito di nuove elezioni, dato che la legge istitutiva prevede che “il mandato degli eletti in dicembre 2015 termina il 31 dicembre 2017”, mentre oggi i nazionalisti sono al governo di una struttura politica e amministrativa che fra due anni non ci sarà più ma nella quale devono operare con successo pena la perdita del consenso così duramente conquistato.
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Riassumendo, cosa accadrà tra due anni e quali saranno i principali cambiamenti rispetto alla situazione attuale?
1. La Collettività di Corsica si sostituirà in tutti i diritti e gli obblighi all’attuale collettività e dei due dipartimenti dell’Alta Corsica e della Corsica del Sud;
2. L’Assemblea di Corsica passerà da 51 a 63 membri chiamati “consiglieri di Corsica”, con un presidente e un consiglio esecutivo coadiuvati da un consiglio economico, sociale, ambientale e culturale;
3. Sarà creata una Camera dei Territori sotto la forma di ente pubblico con sede a Bastia e sarà composta da 56 membri (27 per la Corsica del Sud e 29 per l’Alta Corsica) che dovrà applicare le politiche della Collettività a livello sub regionale e attuare politiche a livello intercomunale mettendo in relazione i comuni;
4. La Collettività si doterà di un mediatore presso lo Stato con sede nella regione dell’Île de France.
La maggioranza nazionalista sarà quindi messa alla prova in questi due anni di transizione allo Statuto Speciale, gestendo gli scarsi poteri e le poche risorse attuali, ben identificabili dall’ultimo bilancio di previsione, e cercando di raggiungere gli obbiettivi politici e programmatici promessi agli elettori, che consistono principalmente nell’ottenere una vera Assemblea legislativa con un vero Statuto inserito nella Costituzione francese (e non modifiche con un articolo di legge in un calderone di riforma generale). Pervenendo ad uno Statuto fiscale speciale a parificazione della lingua còrsa con la lingua francese.
Si può dire che nella loro strategia i nazionalisti còrsi si muovono sull’esempio dei baschi (per quanto riguarda la sovranità fiscale), dei catalani (per la parte inerente lo Statuto) e dei fiamminghi (per ciò che riguarda la lingua, con la stella polare della Repubblica di Pascal Paoli indirizzata ad essere una stella UE).
Gli obbiettivi sui quali si sono accordati i due partiti nazionalisti sono molto ambiziosi e prevedono da adesso il superamento delle caratteristiche meramente decentralizzanti e ottriate dalla Francia per la Collettività di Corsica, che pur entrando in vigore fra due anni sono considerate già insufficienti e da sostituire integralmente.
Si apre quindi un periodo di confronto e conflitto con lo Stato, Parlamento e opinione pubblica francese che subito hanno mostrato sconcerto e negatività solo perché Talamoni e Simeoni hanno parlato all’Assemblea ed al mondo in lingua corsa e si apprestano a fare vento contrario.
Ma l’aspetto più importante, vero banco di prova di governo, di credibilità, di consenso ma anche di prevedibili conflitti interni, è l’aver ereditato dalla maggioranza a gestione Giacobbi il piano di pianificazione e sviluppo PADDUC (Plan d’aménagement et de développement durable de la Corse) che interesserà la Corsica per i prossimi decenni.
http://www.aauc.corsica/Le-Padduc-d…
Il piano è stato approvato ai primi di ottobre 2015 dopo una forte resistenza di Jean Christophe Angelini e di Gilles Simeoni, con i voti di tutti i nazionalisti, tranne uno e della maggioranza di Giacobbi, dato che sarebbero stati accolti gli emendamenti dei nazionalisti.
Resta il fatto che tale quadro di programmazione inciderà profondamente nella realtà della Corsica mettendo in discussione interessi interni ed esterni e facendo girare cifre enormi, col rischio, nei fatti, di aprire un solco fra la maggioranza e la minoranza nazionalista, pur unite adesso nel calore della lotta vittoriosa, sulle prospettive di sviluppo: vedi agricoltura, turismo, energia, industria, cultura e proprietà delle terre. Alla luce di opzioni non ancora chiare dei nuovi governanti né su ipotesi liberiste o stataliste o comunitariste, né, peggio, assistenzialiste, dato che i denari pubblici dovrebbero pur arrivare dalla Francia e dall’Unione Europea (financo da investitori privati internazionali attirati nell’Isola di bellezza).
Peggio ancora sarebbe che, dato il voto comune dei nazionalisti al PADDUC con Giacobbi, che lo ha considerato una sua grande vittoria e sul quale sperava di vincere le elezioni, si aprisse un periodo di inciucio affarista e una corsa verso i posti pubblici generati dal Piano, dal ricambio negli enti strumentali regionali e anche dalla realizzazione a Bastia della Camera dei Territori. Prevedendo uno scontro fra le due componenti della maggioranza nazionalista, con la destra francesista che votò contro per attizzare il fuoco dello scontro sociale, clanista e localista.
Oggi è presto per dare un giudizio maggiormente approfondito su questi avvenimenti di valore storico e per i quali si necessita di osservare le prove di governo dei prossimi tempi. Piuttosto, bisognerebbe rinsaldare i rapporti con gli amici còrsi, tenendo presente che nella storia delle nostre due isole e nazioni l’influenza reciproca è stata sempre molto forte e ci si è mossi spesso come in una staffetta nella via dell’indipendenza, separati dalle politiche dei nostri due Stati colonialisti, l’Italia e la Francia, che hanno sempre fatto il possibile per separarci e renderci sconosciuti ad un’isola sorella.
In particolare, se c’è un messaggio che dovremmo cogliere (ma che non fu una novità considerando le basi su cui nacque il “vento sardista”), sarebbe quello di privilegiare il messaggio di unità nella diversità. Sia all’interno che nella direzione di unire gli indipendentisti di varia estrazione ideologica su una minima base programmatica e nazionalista, al fine di porsi in alternativa ai partiti coloniali, pur sapendo che la strada potrebbe diventare più lunga ma sicuramente rigenerante e vittoriosa. Ed è questa la strada che il Psd’Az dovrebbe intraprendere, in attuazione di parte del suo recente deliberato congressuale.
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