Comunali 2016: a Cagliari successo del sardismo, a Siniscola vince il commercio

Di Adriano Bomboi.

Vediamo alcuni dei risultati più significativi del voto di domenica 5 giugno, infine un breve commento sulla situazione complessiva dell’isola in chiave sardista.

A Cagliari, con oltre il 50% dei consensi, la giunta Zedda ha incassato la fiducia dell’elettorato con un voto consolidato grazie alle forze sardiste. In primis del Partito Sardo d’Azione, che raccoglie ben 5.007 voti, doppiando da solo le altre forze sovraniste. Tra queste, il Partito dei Sardi (1.659 voti), i RossoMori (2.014 voti) e La Base (2.049 voti). Un voto che, come sappiamo, è stato influenzato dal passaggio di alcuni ex orfani del centrodestra tra le fila sardiste. Il risultato complessivo porta a circa 39.900 i consensi a favore della maggioranza in carica (dati Ministero dell’Interno 06-06-16, 18:17).
Finisce dunque all’opposizione il progetto civico di Piergiorgio Massidda (25.305 voti, pari al 32,26% dei consensi).
Disastro invece a Cagliari per la coalizione indipendentista di Enrico Lobina (appena 1.711 voti, pari al 2,18% dei consensi), mentre ad Olbia la coalizione indipendentista guidata da Marco Balata, in uno scenario bipolare di gran lunga più competitivo del caso cagliaritano, raggiunge il 5,64% dei consensi e, soprattutto, senza radicalizzare a sinistra la propria proposta politica.
Del resto sin dal gennaio 2016 era del tutto evidente che a Cagliari non vi era ancora il minimo spazio per la costruzione di un “terzo polo” identitario.

Per contro, da segnalare la vittoria del neosindaco indipendentista di Scano di Montiferro (Antonio Flore porta a casa il 50,54% dei consensi).

C’è qualche novità in Sardegna? La più insolita e allo stesso tempo interessante – per le prospettive che apre – arriva dal Comune di Siniscola, dove Farris, alias Tardelli, noto commerciante locale, è riuscito a catalizzare il voto della maggioranza degli esercenti, nonché di una significativa fetta dell’elettorato siniscolese.
Si tratta di uno dei pochi casi dove una protesta sedimentata nel tempo (nata più per moto spontaneo che sulla base di una vera e propria regia politica) ha finito per stringersi attorno alla candidatura vincente nel tentativo di diminuire il combinato disposto della crisi e delle tasse locali e statali che gravano sulla stabilità economica del territorio. Il risultato è stato schiacciante, pari al 47,50% dei consensi, che praticamente doppia ampiamente quelli della candidatura di Gian Pietro Gusai (fermo al 22,56%) ed al tandem del centrosinistra locale. Un risultato assimilabile alle comunali nuoresi dell’anno scorso, con la fatale differenza che a Siniscola i sardisti hanno scelto di sostenere il candidato sovranista Gusai che presentava in lista esponenti della maggioranza uscente. Il neosindaco siniscolese si ritroverà tuttavia a gestire forze regionali che non sarà in grado di controllare (pensiamo all’ente idrico od ai lavori pubblici), alla guida di un Comune che non dispone affatto dei poteri che la nuova maggioranza ha sostenuto nel corso della campagna elettorale. Un lavoro difficile dunque a cui facciamo loro i nostri migliori auguri.

Che lezioni trarne, in ambito strategico, dai successi e dalle sconfitte registrate dalle forze identitarie che hanno partecipato all’ultima tornata elettorale?

La prima è che il Partito Sardo d’Azione, forte del suo successo nel maggior capoluogo dell’isola, potrà adesso reclamare uno spazio di peso sia nella nuova giunta Zedda che andrà costituendosi, e sia per una presenza presso la stessa maggioranza Pigliaru che governa la Regione. In questi termini la strategia di Solinas si è rivelata vincente. Tuttavia il caso siniscolese dimostra che, sulla scia della vittoria nuorese, la strategia da tenere non potrà esclusivamente basarsi su un apparentamento amministrativo col centrosinistra ma dovrà tenere conto di un approccio flessibile, in ragione dell’enorme bacino di consensi che si sta aprendo a causa del crollo del centrodestra italiano in tutta l’isola. E soprattutto alla luce di un fenomeno culturale per cui gli interessi del commercio, benché confusi e disordinati, stanno iniziando a cercare una rappresentanza politica che l’attuale governo regionale non sarà in grado di offrire.

Maninchedda, leader del Partito dei Sardi, dovrà pur considerare che l’esercizio del consenso tramite il controllo dell’assessorato regionale ai lavori pubblici non garantisce più risultati affidabili.

Pertanto: il sardismo si affiderà all’usato “sicuro” oppure aprirà una porta anche alle nuove potenzialità che si affacciano all’orizzonte?

Dobbiamo considerare che se esiste un potenziale politico che potrebbe realizzare le grandi riforme lungamente attese, tra cui la riforma dello Statuto Autonomo, questo non si determinerà secondo vecchie logiche assistenziali e clientelari ma solo attraverso quelle nuove forze che dal basso stanno cercando di liberarsi dalla morsa di una politica sempre più costosa, a danno di aziende e contribuenti, ed autoreferenziale.
Tale indicazione ci porta a ritenere che persino l’attuale indipendentismo – quello che rispetto al sardismo ha scelto improvvisate soluzioni elettorali – dovrà rivedere i fondamenti della propria ideologia, i cui programmi appaiono lontani dalle esigenze delle partite IVA, dei lavoratori autonomi e di tutte quelle categorie oggi vessate a vario titolo dalla pubblica amministrazione.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    3 Commenti

    • Strategie assurde. Ma a Siniscola, come poteva sperare di ottenere consensi il partito sardo d’azione, che ha proposto i propri candidati, insieme ai candidati piazzati della vecchia classe politica presente nel paese da 40 anni? Il paese è fermo da tempo e la gente è stufa del voto di scambio e del solito clientelismo. La risposta elettorale è stata schiacciante.

    • [...] umana per le scelte corporativistiche che si sono manifestate. Viceversa, in Comuni come Nuoro e Siniscola, dove il commercio e la società civile hanno scelto di mandare a casa amministrazioni che dopo [...]

    • la domanda è posta male… non è tanto importante chi vince(ma hanno vinto i sardisti con il 6%?) le elezioni, ma cosa ottiene chi va al governo con i partiti italiani.

      non mi sembra che il PSd’Az con il centrodestra e IRS con Pigliaru abbiano inciso sulle scelte in chiave indipendentista o autonomista

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