La banda degli ingenui: Roma boccia la nuova urbanistica regionale
Roma boccia la legge urbanistica sarda, stop a investimenti per innovare l’edilizia turistica. Erriu parla di “slealtà” dello Stato ma a dicembre chiedeva di votare a favore di un referendum costituzionale che aumentava i poteri dello Stato (sleale). Pigliaru e soci pensavano che il governo avrebbe spinto l’economia regionale sorpassando gli ambientalisti locali, invece è accaduto l’opposto.
Bene stavolta il “Partito dei Sardi”, l’unico ad aver inquadrato la situazione; debutta male purtroppo l’associazione “Sardos”, dedita a farsi dettare la linea da un ambientalismo radicale composto da reazionari che si improvvisano pure economisti. Vediamone le ragioni – Di Adriano Bomboi.
Roma boccia il progetto omnibus sull’urbanistica della Giunta Pigliaru. L’assessore Erriu parla di “slealtà” dello Stato ma lo scorso dicembre sosteneva un referendum costituzionale per dare più poteri a Roma.
Al periodo il PD regionale riteneva che il governo italiano avrebbe superato le resistenze locali nel rimettere in moto l’economia, inclusa quella edile e ricettiva, oggi accade il contrario.
Erriu infatti dovrebbe ponderare le accuse: non si tratta di semplice “slealtà” ma del Diritto di uno Stato dalla struttura centralista che non lascia spazio alle autonomie, e che il suo PD non osa mettere in discussione.
L’unico partito che oggi in Sardegna sembra aver compreso la posta in gioco è il “Partito dei Sardi”, e ve lo dice chi – come il sottoscritto – non lesina critiche al movimento di Maninchedda e Sedda per la disinvoltura con cui si avvale della spesa pubblica.
Bocciata su questo tema la neonata associazione “Sardos”, che pur di farsi dettare la linea dall’ambientalismo radicale ignora la portata politica del danno appena consumato da Roma verso Cagliari. L’esito è sempre il solito, l’immobilismo.
Eppure esiste ancora un quesito aperto attorno all’ingenuità della Giunta Pigliaru: siamo sicuri che il PD regionale non fosse a conoscenza dei pochi spazi su cui legiferare in materia di urbanistica senza invadere le competenze statali?
Stando alle dichiarazioni dello stesso Erriu la Regione aveva già interpellato il governo per trovare un’intesa preventiva sulla legge che dovrebbe migliorare l’accesso dei privati agli investimenti nel territorio, ma il Ministero dell’Ambiente, che a norma di legge deve essere interpellato, non avrebbe risposto.
Che dire? La Sardegna si trova quindi al palo fra tre fuochi diversi: il primo, quello di un PD regionale che non comprende quanto tra Stato e Regione ci siano interessi e attenzioni diverse; il secondo, quello di uno Stato che non ha il minimo interesse, né la giurisprudenza, per assecondare le volontà politiche regionali; e infine il terzo, quello di un variopinto spazio indipendentista e ambientalista che in nome di presunte minacce al paesaggio preferisce consegnare l’isola alla desolazione sociale.
Ovviamente i sardi che devono mangiare emigrano, in fuga da un’isola inconcludente, fallita sia culturalmente e sia economicamente.
Dico “presunte minacce” all’ambiente perché tutte le argomentazioni oggi prodotte contro l’aumento di cubature edilizie, ad esempio per alberghi, deriva da un circuito di accademici e funzionari (casualmente tutti stipendiati dal contribuente e vicini all’area soriana del PD) che partono dal concetto di “consumo del suolo” come strumento per opporsi a nuovi investimenti.
Questo dettaglio ci fa comprendere come i nostri sociologi urbani siano finiti ad improvvisarsi economisti, e il motivo è molto semplice: il dato del consumo del suolo, benché in aumento, non significa di per sé proprio nulla se non rapportato ad altri parametri in considerazione dell’indice di sviluppo del territorio. Per essere più chiari, i nostri ambientalisti equivalgono a coloro che si misurano la pressione arteriosa ogni due minuti, giudicando catastrofico un aumento che però rimane nella norma, ed assolutamente fisiologico in rapporto alla generale salute del paziente. Siamo in presenza di un’ideologia travestita di scientificità, perché l’incremento citato non è necessariamente un sintomo positivo o negativo del contesto in oggetto.
Nel caso di specie infatti, l’ambiente sardo non presenta sicuramente brutture cementificatorie simili ad altre Regioni italiane, pur considerando il dato pro-capite, cioè il tasso di incremento delle costruzioni in rapporto al tempo in cui è avvenuto e al peso demografico. Relazionato inoltre all’andamento dell’economia e ad un altro parametro del tutto assente: sulla base di quali dati si può affermare che più cubature, al fine di innovare l’infrastrutturazione privata dell’isola, non allungherebbero la stagione turistica? O perché, soprattutto, non il solo tasso di occupazione? E ancora: il diniego all’innovazione delle strutture correnti è stato rapportato al loro grado di obsolescenza e di mancata competitività sul mercato?
L’impressione è che le varie e faziose valutazioni negative seguano il trend del magro “Piano Casa” dell’era Cappellacci. E questo evidenzia tutta l’inattendibilità scientifica del fronte per la conservazione ambientale, che in realtà è solo uno spazio di conservatori politici.
Un altro grave ritardo culturale del nostro ambientalismo riguarda il mancato aggiornamento sulle tecniche di costruzione: sia ha cioè l’idea che più strutture, o strutture più grandi, equivalgano ad un uso preponderante del cemento in luogo di altri materiali eco-compatibili (e che invece i grandi investitori internazionali non disdegnano affatto di usare).
Pensiamoci bene prima di celebrare la vittoria di Pirro dello Stato “a favore”, anzi, a danno, degli interessi sardi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE
Ottime le considerazioni in tutte le articolazioni; pessimo lo stato socio-politico sardo sia inipendentista che non.
“Stando alle dichiarazioni dello stesso Erriu la Regione aveva già interpellato il governo per trovare un’intesa preventiva sulla legge che dovrebbe migliorare l’accesso dei privati agli investimenti nel territorio, ma il Ministero dell’Ambiente, che a norma di legge deve essere interpellato, non avrebbe risposto.”
E’ il Ministero di uno Stato, questo? Ed è così con tutte le Regioni, ordinarie e/o a Statuto speciale che siano? Avrebbe risposto (o addirittura “suggerito”) se ad interpellarlo, quel Ministero, fosse stato, ad esempio, la Regione Sicilia? o, per stare sul “piccolo”, la Val d’Aosta o l’Alto Adige? Persino se chiediamo in anticipo il permesso di fare le nostre leggi, semplicemente non “rispondono”. Cioè, era già previsto il No! Che puntualmente è arrivato all’ingenuo (ingenuo?) Pigliaru?