Decadenza Todde o superficialità normativa?

Nel volgere di poche ore, appena emersa la notizia sulla più o meno presunta “decadenza” della governatrice Todde, sono apparse nella stampa svariate polemiche politiche e diverse interpretazioni giuridico-legali. Ma ben pochi hanno centrato i due principali punti del problema.

Quali?

Il primo è stato evidenziato dall’economista ed ex presidente della Regione sarda Francesco Pigliaru, che in merito all’ingiunzione/ordinanza di decadenza ha così dichiarato:

«Sulla vicenda della “decadenza” di Alessandra Todde, il quotidiano La Nuova pubblica oggi l’opinione di due autorevoli costituzionalisti.
Uno sostiene che il Consiglio è tenuto a ratificare la decisione dei giudici.
L’altro sostiene il contrario: il Consiglio sarebbe libero di ratificare o di respingere quella decisione.
Qui il problema principale non mi sembra sia se Alessandra Todde ha sbagliato o meno.
Qui il grande problema è perché ci tocca vivere in un paese fatto di norme scritte malissimo anche su materie così semplici.
Come in altri infiniti casi, la mediocre scrittura di una norma creerà una profonda e, immagino, lunga incertezza politica e tecnica nell’azione di governo, con danni difficili da calcolare.»

In altri termini, se questo fosse un paese civile, oggi avremmo dovuto discutere delle ragioni che hanno portato la governatrice, e soprattutto il suo staff, a finire nella tagliola del Collegio regionale di garanzia elettorale. Le norme non sono chiare come tanti interessati polemisti vorrebbero farci credere.

Basti pensare, tra i vari punti contestati, alla norma sull’obbligo della nomina di un mandatario, ma come ha osservato il legale di Todde, l’avv. Ballero:

«Il mandatario deve essere nominato per fare spese o ricevere contributi, chi non fa né spese né contributi non deve nominare il mandatario.»

La vicenda ha messo in luce un vulnus giuridico con cui adesso le parti dovranno confrontarsi per dipanare la matassa.
Immaturo e fuori luogo dunque pretendere le dimissioni di Todde in questo preciso momento. Se avessimo un’opposizione sana, indipendentisti e sardismo compresi, questa sarebbe stata un’ottima opportunità per rilanciare il tema della semplificazione normativa.

Sul tema, l’economista Claudio Piga ha aggiunto le seguenti considerazioni:

«Notiamo la pessima qualità con cui leggi e regolamenti vengono scritte. Il risultato è il decadimento della “certezza della norma”, criterio di base per ogni società civile. Il fatto che due tecnici del settore diano due letture diverse mi ricorda quella massima secondo cui “in Italia, le leggi per gli amici si interpretano, per i nemici si applicano”.
Nel caso specifico, sono convinto che se Alessandra Todde non ha nominato un mandatario o creato un conto corrente speciale, sia avvenuto perché – non avendo utilizzato fondi personali ed avendo affidato la gestione al comitato 5stelle – fosse convinta che la legge le permettesse di fare così. Ha cioè interpretato la legge in tal senso.»

Ma c’è di più.
Il secondo punto che ci preme sottolineare è stato chiarito dal giurista Andrea Pubusa, che al di là del conflitto di interessi di cui viene accusato (data la sua vicinanza al centrosinistra), ha tuttavia sollevato il tema della rappresentanza democratica. E consiglio di leggere la sua interpretazione che pone come centro di gravità la volontà popolare, financo – lo dico da liberale – il tema della responsabilità individuale:

«Parto da una osservazione indiscutibile. È sproporzionato lo scioglimento del Consiglio regionale per le disattenzioni procedurali di un consigliere. Si finirebbe per sanzionare un organo parlamentare senza aver commesso alcuna delle gravi violazioni che l’art. 50 Statuto sardo pone come causa di scioglimento con atto del Presidente della Repubblica. Di più e peggio, dovrebbe essere sciolto senza aver commesso violazioni di alcun genere, neanche lievi. Analogamente i singoli consiglieri regionali, regolarmente eletti dal corpo elettorale, si vedrebbero privati del loro incarico senza aver commesso alcunché. Viene palesemente violato un principio di ragionevolezza, che è anche principio giuridico, secondo cui un soggetto risponde dei suoi atti.
In realtà la legge non contempla il caso di decadenza del consigliere che sia anche presidente della Regione eletto direttamente dal corpo elettorale. La legge in vigore disciplina il caso di inadempienza di un consigliere che, se decade, viene sostituito dal primo dei non eletti, senza intaccare il Consiglio regionale.
Nella nostra situazione, invece, si sanziona l’intero sistema regionale per una asserita violazione formale, fra l’altro senza alcuna contestazione sostanziale. Per riportare tutto nei limiti della ragionevolezza si deve ammettere che il Consiglio regionale possa non dichiarare la decadenza della consigliera Todde, in ragione del carattere non sostanziale delle sue asserite inadempienze. In proposito non è senza rilievo il fatto che la Presidente della Regione può essere rimossa solo dal Presidente della Repubblica per reiterate e gravi violazioni di legge (art. 50 St. sar.), e qui non c’è reiterazione nè gravità, stante la carenza di aspetti sostanziali (finanziamenti illeciti, spese non inerenti alla campagna elettorale e simili).
Del resto, se riflettiamo sulla competenza dell’assemblea regionale a dichiarare la decadenza di un consigliere le ragioni son due: solo il Consiglio può modificare la sua composizione, trattandosi di organo legislativo-parlamentare; secondariamente, il Consiglio deve unire a quella strettamente legale una valutazione istituzionale e comunque più generale. Risponde a criteri di ragionevolezza e di giustizia far decadere 59 consiglieri responsabili di nuĺla, il Consiglio che può essere sciolto per gravi violazioni di legge e un presidente che, nell’esercizio del mandato, non ha violato la legge? La risposta mi pare ovvia.»

Dalle righe di SardiniaPost, il giurista Giovanni Dore – temo non abbastanza ascoltato – ha opportunamente ricordato che al termine di questa vicenda sarà necessario lavorare per una riforma della normativa elettorale. Ed è anche interesse degli amici di centrodestra, oggi poco propensi ad una riflessione ad hoc.

In definitiva, Todde può piacere o non piacere, e in questo spazio non siamo particolarmente tifosi dei 5 Stelle, ma abbiamo il dovere di difendere il diritto dei sardi ad avere il governatore che hanno legittimamente votato, e in generale il diritto dei sardi ad avere leggi chiare, non passibili di interpretazione a seconda del vento che tira.
Abbiamo una politica abbastanza matura per comprendere questi due aspetti?

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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