Gasdotto in bilico? I gonzi esultano. Ma non chiedete a Bruxelles, chiedete a Roma
Lo scorso 17 novembre l’UE ha completato un rapporto inerente lo schema geografico delle reti di approvvigionamento fino al 2020. Ciò significa che le opere ritenute “prioritarie” per il completamento degli asset verranno rese note nei prossimi rapporti ed in base alla spinta politica degli Stati in cui si prospetta l’attraversamento delle reti.
Lo scorso agosto invece l’UE ha stanziato 120 milioni di euro a fondo perduto per la realizzazione dell’infrastruttura sottomarina Algeria-Sardegna, così come confermato dal Consorzio Galsi in data 27-11-10 (Fonte: La Nuova Sardegna).
La superficialità giornalistica ovviamente è arrivata a bollare come conclusa l’era del gasdotto, il ché non è esattamente così.
Lo stanziamento di denaro non è stato cancellato (come confermato dal Presidente della SFIRS Tilocca, azionista). Nei prossimi 10 anni verranno infrastrutturate le opere internazionali (anch’esse in ritardo o già avviate) riguardanti quelle a maggior potenza, con reticolati più complessi e transitanti presso diversi Stati. Caratteristiche che richiedono un input di tempistica superiore rispetto al volume potenzialmente erogabile dal progetto Galsi (nei termini dell’utilità sul medio-lungo periodo).
La priorità della costruzione del gasdotto algerino pertanto (ed i tempi in cui si potrà avviare l’opera) non dipendono esclusivamente da fattori strettamente definibili “prioritari” sulla base di un rapporto decennale. Perché i rapporti decennali non riguardano ovviamente quelli sul medio-lungo periodo.
Il problema dell’accellerazione o meno del progetto Galsi oggi riguarda il completamento delle valutazioni sull’impatto ambientale; lo studio dei potenziali fruitori Sardi dell’opera e di chi ha già manifestato capacità d’investimento (come auspicato a fine novembre da Confindustria Sardegna), e da una serie di terzi fattori poco noti che attengono al campo politico e commerciale.
Su quest’ultimo punto vogliamo invitarvi ad alcune riflessioni. Come pochi sanno, l’UE non stila una vera e propria classifica delle “priorità” in quanto non ha una politica energetica autonoma ma essa è fortemente determinata dal lavoro dei singoli Stati in materia.
La responsabilità quindi sull’esito effettivo e sui tempi di realizzazione riguarda anche e sopratutto la politica dello Stato Italiano.
Uno Stato le cui esigenze (nel medio termine) sarebbero unicamente quelle di differenziare la fruizione del gas algerino rispetto ai canali attuali del Mediterrano (per’altro già inflazionati dalla presenza di Gazprom). Qualcosa quindi di non necessario nel breve termine.
Consideriamo inoltre che Roma si è politicamente ed operativamente impegnata con la Russia ed il colosso Gazprom su settori come il South Stream.
Quindi?
Quindi perché mai Roma avrebbe interesse a fare un regalo per tempo (in prima istanza utile solo) ai Sardi premendo per la realizzazione di un gasdotto quando, nello stesso arco di tempo che ci separarerà dalla “posa dell’ultimo tubo” nei prossimi anni, Roma continuerà, attraverso la sua società elettrica di punta partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (ENEL), a monopolizzare il mercato energetico Sardo?
Roma contro i Sardi rischia dunque di assumere un pesante conflitto di interessi. Rallentando così al nostro territorio la possibilità di diversificare pesantemente l’offerta energetica nel settore industriale e civile, nonché rallentando nel tempo le capacità di investimento (e quindi occupazionali) attivabili sul territorio.
Gli oppositori al Galsi (quelli che confondono un gasdotto con una centrale nucleare e sono per il nò a tutto) saranno indiretti complici di questo monumentale conflitto di interessi a nostro danno.
Nota 05-12-2010:
Dopo l’exploit internazionale di Wikileaks, alcuni parlamentari Sardi hanno caldeggiato l’ipotesi che a rallentare il GALSI possa essere l’ingerenza di ENI (già impegnata, come vi abbiamo annunciato, con Gazprom nel progetto del South Stream). Eni avrebbe interesse ad ostacolare i possibili concorrenti europei nella fornitura del gas. (Fonte: La Nuova Sardegna, 04-12- 2010).
ENI è stata inoltre obbligata dall’Unione Europea alla dismissione di alcune partecipazioni presso altre società dedite alla fornitura all’ingrosso di gas che avrebbero ostacolato la libera concorrenza del mercato energetico comunitario. (Fonte: La Repubblica.it, 03-12-2010).
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Articolo correlato: Galsi, infrastruttura geostrategica o servitù?
Redazione SANATZIONE.EU – Nazionalisti Sardi
Come se la chiusura delle aziende di Ottana del Sulcis e di altre zone dellIsola sia dovuta unicamente al costo dellenergia! Come sanno bene che galsi non risolver un bel nulla salvo dare alla classe politica PD e PDL in testa loccasione per prendere ancora un po di tempo e aggiudicarsi sparando le solite cazzate che ci propinano ormai da decenni anche le prossime elezioni. Se non mi sbaglio tu lo sai bene caro Gabrielli perch vieni da un posto come Pabillonis dove avete fatto conoscenza con coloro che sono giunti in Sardegna per uno scopo simile a quello del galsi risolvere i problemi energetici dei poveri sardignoli portando loro sviluppo e occupazione.
Riportiamo un’ANSA sul tema:
(ANSA) – CAGLIARI, 17 DIC – La Commissione nazionale per la valutazione d’impatto ambientale ha approvato il progetto per la realizzazione del metanodotto Galsi che colleghera’ l’Algeria all’Italia, passando attraverso la Sardegna. Lo ha reso noto il deputato Mauro Pili (Pdl), ex presidente della Regione Autonoma della Sardegna che avvio’, nel 2002, l’opera di importanza strategica per il futuro energetico della Sardegna. ”Si tratta dell’approvazione definitiva – sostiene Pili – che consente di avviare immediatamente i lavori per la realizzazione del metanodotto tra l’ Algeria, la Sardegna e l’Europa”.(ANSA).