ProgReS: Trasformiamo e rilanciamo le nostre Università
È tempo di trasformare le università in Sardegna in università della Sardegna. È tempo di sostenerle e rafforzarle; è tempo di tutelarne, valorizzarne e ampliarne strutture e competenze, a beneficio di chi vi lavora e studia ma soprattutto a beneficio della crescita complessiva della nostra società e della nostra terra. Secondo noi di ProgReS Progetu Repùblica è tempo che i sardi prendano completamente in mano il proprio sistema universitario prima che lo Stato italiano ne determini il coma irreversibile se non la morte definitiva.
Questa grande trasformazione sarda dell’università è giusta, è necessaria, è possibile.
È possibile, politicamente e legislativamente, fin da subito, in quanto lo statuto della RAS all’art. 5 prevede che “la Regione ha facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, sulle seguenti materie: a) istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi”.
Questa trasformazione è necessaria in alternativa ad una riforma italiana fatta di tagli, di distruzione del sistema pubblico dell’istruzione, di svilimento del ruolo sociale della conoscenza. Davanti a tutto ciò noi di ProgReS Progetu Repùblica ci proponiamo, e vogliamo proporre a tutte le forze politiche e sociali, di impegnarsi per una riforma sarda che miri al mantenimento di tutte le competenze universitarie, alla qualità accademica, nonché ad un’offerta formativa ampia e variegata per i giovani sardi e stranieri che decideranno di studiare qui in Sardegna; una riforma sarda che dia l’opportunità ai nostri universitari – studenti, ricercatori, professori, personale tecnico amministrativo – di mettere a frutto le proprie competenze ma soprattutto di esprimere tutto il loro talento e tutte le loro potenzialità. È tempo di investire sull’università sarda, è tempo di investire su noi stessi.
È chiaro, per noi di ProgReS Progetu Repùblica, che una delle cause principali della crisi della Sardegna, del suo essere cronica e non momentanea, è proprio l’aver sottovalutato il ruolo della formazione e della ricerca, il non aver veramente investito nell’istruzione e nell’università. Solo se decideremo di immettere risorse finanziare e umane in un nuovo progetto di Università noi combatteremo alla radice le cause di una disoccupazione giovanile che in Sardegna sfiora il 50% e creeremo le condizioni per un futuro dignitoso, ricco di possibilità di scelta e autorealizzazione, per ogni uomo e donna della nostra terra.
Questa trasformazione è giusta perché noi di ProgReS Progetu Repùblica crediamo nel valore della conoscenza, della creatività, dell’apertura mentale, del lavoro ben fatto, del merito guadagnato con dedizione e applicazione. E l’università, una buona università, è un luogo perfetto per educarsi e formarsi a questi valori.
Questa trasformazione è giusta perché noi crediamo in una società più giusta e questa potrà nascere solo quando il sapere sarà il più possibile distribuito e condiviso.
L’ignoranza rende schiavi, il sapere rende liberi.
DOSSIER
È tempo di trasformare le università in Sardegna in università della Sardegna. È tempo di sostenerle e rafforzarle; è tempo di tutelarne, valorizzarne e ampliarne strutture e competenze, a beneficio di chi vi lavora e studia ma soprattutto a beneficio della crescita complessiva della nostra società e della nostra terra. Secondo noi di ProgReS Progetu Repùblica è tempo che i sardi prendano completamente in mano il proprio sistema universitario prima che lo Stato italiano ne determini il coma irreversibile se non la morte definitiva.
Questa grande trasformazione sarda dell’università è giusta, è necessaria, è possibile.
È possibile, politicamente e legislativamente, fin da subito, in quanto lo statuto della RAS all’art. 5 prevede che “la Regione ha facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, sulle seguenti materie: a) istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi”. Dunque, non ci sono scuse per questa classe dirigente sarda incapace di dirigere i sardi lungo un percorso di sovranità e prosperità; una classe dirigente che per dirigersi dignitosamente verso l’uscita dovrebbe almeno provare a mettere in atto quel tanto di possibilità che lo Statuto di Autonomia prevede.
Questa trasformazione è possibile in quanto oggi la sensibilità del mondo universitario è diversa da quella che portò nel 1946 i due atenei sardi a pronunciarsi “contro ogni autonomia culturale” rispetto alle linee dettate dallo Stato italiano, probabilmente per paura di alimentare sentimenti indipendentisti ma così abdicando, di fatto e in partenza, a esercitare pienamente quella libertà di ricercare, conoscere, criticare che è base ed essenza stessa dell’istituzione universitaria. Noi di Progetu Repùblica siamo convinti che oggi una grande parte del mondo universitario sardo senta forte il suo radicamento nella realtà sociale, culturale ed economica della Sardegna e sappia che l’apertura al mondo che ogni università deve offrire parte, e non può non partire, qui in Sardegna dal suo situarsi nello spazio concreto e simbolico della nazione sarda, nei suoi travagli e nei suoi desideri, davanti ai suoi limiti tangibili ma anche alle sue immense potenzialità ancora da esprimere.
Oggi, grazie alla presa di coscienza di tante persone, dentro e fuori il mondo dell’università, questa trasformazione dell’università sarda in senso pienamente nazionale è sempre più possibile e sempre più percepita come necessaria.
Ora più che mai infatti questa trasformazione è necessaria in alternativa ad una riforma italiana fatta di tagli, di distruzione del sistema pubblico dell’istruzione, di svilimento del ruolo sociale della conoscenza. Davanti a tutto ciò noi di ProgReS Progetu Repùblica ci proponiamo, e vogliamo proporre a tutte le forze politiche e sociali, di impegnarsi per una riforma sarda che miri al mantenimento di tutte le competenze universitarie, alla qualità accademica, nonché ad un’offerta formativa ampia e variegata per i giovani sardi e stranieri che decideranno di studiare qui in Sardegna; una riforma sarda che dia l’opportunità ai nostri universitari – studenti, ricercatori, professori, personale tecnico amministrativo – di mettere a frutto le proprie competenze ma soprattutto di esprimere tutto il loro talento e tutte le loro potenzialità. È tempo di investire sull’università sarda, è tempo di investire su noi stessi.
Questa trasformazione, questo investimento, è necessario per affrontare in modo vincente la crisi economica che attanaglia il mondo negli ultimi anni e la nostra terra da decenni. I dati economici dimostrano che solo i paesi con governi (di qualunque colore e parte) che hanno investito in formazione, innovazione e ricerca hanno saputo affrontare al meglio la crisi economica, rendendola una fase puramente congiunturale.
In Sardegna invece si fa il contrario, accodandosi scelleratamente alle scelte italiane.
La spesa media per l’istruzione in Italia vale infatti il 4,5% del Pil, mentre la media Ocse è pari al 5,7%. In Italia si spendono circa 8.600 $ per studente mentre la media Ocse rasenta i 13.000 $.
L’importo delle borse di studio in Sardegna è praticamente lo stesso da 10 anni. Ogni 1000 abitanti in Sardegna ci sono solamente 55 laureati, mentre la media Europea è pari a 116. Negli USA esiste un’università ogni 75.000 abitanti, la media italiana è pari a un’università ogni 300.000, in Sardegna abbiamo difficoltà a tenere in piedi e ben funzionanti 2 università per 1 milione e mezzo di abitanti.
È chiaro, per noi di ProgReS Progetu Repùblica, che una delle cause principali della crisi della Sardegna, del suo essere cronica e non momentanea, è proprio l’aver sottovalutato il ruolo della formazione e della ricerca, il non aver veramente investito nell’istruzione e nell’università.
Solo se decideremo di immettere risorse finanziare e umane in un nuovo progetto di università noi combatteremo alla radice le cause di una disoccupazione giovanile che in Sardegna sfiora il 50%. Il fatto che, stando a ricerche recenti, il 72% dei giovani sardi non studi, non lavori e non se ne preoccupi, è assurdo e intollerabile, dal punto di vista morale tanto quanto da quello economico.
Una grande trasformazione è necessaria, anzi è vitale. O si investirà nell’istruzione e nella conoscenza o la Sardegna è destinata ad un collasso fatto di disoccupazione, emigrazione, asservimento.
Questa trasformazione, che doveva partire già ieri, è il progetto che noi di ProgReS poniamo per l’oggi.
Questa trasformazione è giusta perché noi di ProgReS Progetu Repùblica crediamo nel valore della conoscenza, della creatività, dell’apertura mentale, del lavoro ben fatto, del merito guadagnato con dedizione e applicazione. E l’università, una buona università, è un luogo perfetto per educarsi e formarsi a questi valori.
Questa trasformazione è giusta perché noi crediamo in una società più giusta e questa potrà nascere solo quando il sapere sarà il più possibile distribuito e condiviso: l’ignoranza rende schiavi, il sapere rende liberi.
Questa trasformazione è giusta perché la nostra terra, la nostra nazione, merita di più.
Più intelligenza, più libertà, più prosperità.
Di Franciscu Sedda, progeturepublica.net
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Redazione SANATZIONE.EU – Nazionalisti Sardi
Ottima idea, così magari si riesce a dare la laurea honoris causa al colonnelllo Gheddafi.
bè quello lo voleva fare l’università itagliana