La proposta: Primarie nell’indipendentismo. Ed ecco una data
Ve l’immaginate una coalizione elettorale indipendentista che fa delle primarie per avere qualche leader da candidare?
Si avrebbe la cosa che forse teme di più la vecchia guardia indipendentista: dei soggetti con dei programmi politici (e per lo sviluppo dei singoli movimenti) che vengono scelti proprio per i contenuti piuttosto che per il loro passato (più o meno “glorioso”).
A quel punto si arriverebbe ad una vera democrazia partecipativa, ma soprattutto costruttiva. Qualche esempio pratico?
Ci sarebbe maggior pluralismo, quindi meno nuclei politici di indipendentisti al seguito di questo o quel leader che utilizzano sempre la stessa linea anche quando sbagliano (fornendo ai media la classica impressione di minorità dell’indipendentismo, come in Sardigna Natzione). Si eviterebbe così di avere eccessivo frazionamento politico delle sigle nei momenti in cui una collaborazione nel territorio sarebbe auspicabile.
Il 17 marzo, festa dell’unità d’Italia, ha mostrato tutti i limiti di questa classe dirigente: non si trovavano due partiti indipendentisti nello stesso posto neppure a pagarli a peso d’oro. Eppure proprio IRS, SNI ed il PAR.IS. (con l’ex Rossomora Claudia Zuncheddu), hanno dato l’assenso alla candidatura di quest’ultima per il comune di Cagliari. A Manca pro s’Indipendentzia si è detta anch’essa pronta alla collaborazione.
Non si sa chi abbia deciso la candidatura di Cagliari. Alcuni maldicenti parlano di Renato Soru in chiave di indebolimento del quadro politico locale e regionale al fine di tornare presto alla ribalta; altri parlano di una trovata mediatica di Gavino Sale. Altri, e lo stesso Sale, conterebbero sulla non improbabile elezione della Zuncheddu. Ma tra fantapolitica o serio calcolo che sia, solo 10 anni dopo Gavino Sale e Bustianu Cumpostu sono tornati a collaborare politicamente (come sul versante ambientale). I “non-IRS” del ProgReS dal canto loro hanno fatto di tutto per considerare un corpo estraneo al proprio l’area “movimentista” dell’IRS di Sale.
La verità è che siamo alle battute finali di una classe dirigente indipendentista che nel suo complesso non ha più argomenti, che per emergere si è sempre divisa, che ha innovato solo a metà e con diversi mal di pancia la proposta e l’immagine politica da offrire agli elettori, e che non può più contare unicamente sul proprio impegno passato come apologia per difendere il suo protagonismo nel futuro. Serve un cambio di rotta.
Sia chiaro: queste opinioni non sono un tentativo di archiviare l’attuale classe dirigente indipendentista dei vari Cumpostu, Sale, Zuncheddu, Sedda, Sabino, etc. Tutte persone di valore che non devono e non possono far mancare il loro contributo al nazionalismo Sardo. Ma proprio queste persone dovrebbero interrogarsi se le ragioni dei ritardi culturali ed elettorali dell’indipendentismo Sardo siano da ricercarsi fuori o dentro il proprio ambito politico. Noi da anni riteniamo che una parte di queste ragioni sia dentro le autoreferenziali frontiere dell’indipendentismo Sardo, e per questo proponiamo che, se non oggi, nel medio termine, si arrivi allo strumento delle primarie non solo per la scelta dei candidati alle elezioni (nelle amministrazioni in cui lo scarso radicamento politico nel territorio Sardo lo consente) ma anche per la guida dei movimenti indipendentisti.
Altre esperienze politiche sono all’avanguardia su diversi ambiti nel rapporto con la popolazione, ad esempio ogni anno il Bloc Québécois presenta il suo programma di azione nei temi in cui sarà impegnato (vedi PDF). E francamente, ci pare un abisso di elaborazione politico-culturale rispetto all’attuale situazione in cui gli stessi dirigenti indipendentisti Sardi, spesso organizzano eventi senza neppure consultarsi preventivamente al telefono tra loro, oppure esponendo metodiche politiche che finiscono per allontanare le persone, dando così modo al proprio ego di fare i martiri con la scusa che “non sono venuti, se non ci muoviamo noi non si muove nessuno”. Probabilmente se la partecipazione scarseggia, i motivi non sono da ricercarsi lontano dalla solita cerchia di persone.
Bene l’unità dunque, ma urge più partecipazione, più innovazione, meno chiusura alle critiche interne. Augurandoci che le primarie tra indipendentisti in futuro non si facciano nel giorno più ricorrente in un calendario: il 31 febbraio.
Di B. Adriano e C. Marco.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos
L’ idea è buona e condivisibile ma è ancora presto. Servono almeno due-tre consultazioni affinchè la coalizione si stabilizzi, dopo sarà verosimilmente possibile. Naturalmente bisognerà iscriversi ad un apposito registro elettorale come si fa negli USA (da pubblicare su internet, aggiungerei) dichiarando il proprio appoggio all’ indipendenza della Sardegna, a differenza di quanto fa il PD che fa votare cani e porci, spesso falsando la reale volontà popolare.
[...] merito dei contenuti). 2) Istituire un massimo di due partiti nazionalisti Sardi, adottando delle primarie al fine di arrivare ad una nuova classe dirigente capace di esporre contenuti e non slogan. 3) [...]