All’indipendentismo: Cara Claudia Zuncheddu, proponga una nuova legge elettorale e stop alle ideologie
Lettera all’On. regionale Claudia Zuncheddu.
Cara Zuncheddu,
Devo ammetterlo, ho trovato confusionaria la sua campagna elettorale: a Cagliari, città che ben conosce, si è (comprensibilmente) battuta per l’alternanza, sebbene come indipendentista la sua avversione ad un partito autonomista quali i Riformatori Sardi, alleati col centrodestra italiano, sarebbe potuta essere ben più mite.
Ma in un comune nel quale non si è tentato alcun polo indipendentista, come a Siniscola (in provincia di Nuoro), il suo gruppo figurava tra gli alleati del centrosinistra: una cittadina che probabilmente non conosce, e che ancora più probabilmente necessitava anche in questo caso di alternanza, essendo da oltre 10 anni governata dal centrosinistra con magri risultati in termini di sviluppo ed occupazione.
Per darle una misura della situazione, basti osservare che, il nuovo sindaco, a cui vanno comunque i nostri auguri, è lo stesso signore che, da ex assessore all’ambiente in Provincia di Nuoro, è stato anche lo stesso che in 10 anni con una maggioranza “amica” non è riuscito ad avviare la raccolta differenziata nel comune più grande della Baronia. L’ultimo rimastone privo. Lacuna che forse colmerà in questa legislatura. Ed è lo stesso signore la cui maggioranza è stata favorevole all’eradicazione di una parte della pineta di Santa Lucia (una frazione di Siniscola) a favore della costruzione di un albergo che si poteva benissimo progettare nei pressi antistanti al borgo (salvaguardando sia l’ambiente, sia il potenziamento e l’occupazione nel campo della ricettività). Come se il cemento di sinistra sia più “verde” di quello di destra. E malgrado le potenzialità turistiche ed archeologiche della Baronia siano tutt’altro che valorizzate in quanto abbandonate alle mani inclementi dell’ignoranza storica e degli agenti atmosferici.
A cosa ci serva nel 2011 l’ideologia dell’apparentarsi con uno schieramento e non con un’altro è dunque un mistero.
Probabilmente ciò è determinato dal ritardo culturale che vede sempre e solo a sinistra “il meno peggio”, sacrificando però così il corretto valore dell’alternanza nella Pubblica Amministrazione, che infatti può prescindere da uno schieramento di sinistra fine a se stesso.
Le alleanze andrebbero fatte esclusivamente su base programmatica e riformistica, così come avviene in ogni moderno nazionalismo occidentale, al di là che vi siano partner di “destra” o di “sinistra”. Oggi del resto in Europa stanno vincendo tutti i progetti politici che hanno proposto politiche centriste, abbandonando le vecchie etichette (SNP, CiU, N-VA, ecc).
Ad ogni modo, se nel siniscolese ha avuto il pregio di schierarsi fin da subito con il centrosinistra (ma in spregio a quel valore dell’alternanza da lei invocato a Cagliari), proprio a Cagliari ha condotto inizialmente un primo turno contro il bipolarismo italiano nel suo complesso, salvo nel ballottaggio simpatizzare a posteriori con il centrosinistra. Qualcosa di inutile in termini di profitto politico.
Se c’è un’altra battaglia in cui oggi il nazionalismo Sardo dovrebbe imbarcarsi (oltre a quella dell’unità e della riforma dei movimenti Sardi), questa è quella per una revisione democratica delle legge elettorale nel territorio regionale.
Per stare sul caso siniscolese come esempio per tutta l’isola: esiste una giunta la cui coalizione è stata eletta – stando ai dati registrati dal Ministero dell’Interno – con 2.198 voti, a fronte dei 1.990 dell’opposizione di centrodestra; dei 1.400 della seconda opposizione civica; dei 1.212 della terza opposizione e, infine, dei 629 voti della quarta opposizione.
Si consideri che ovviamente in un comune al di sotto dei 15.000 abitanti non sono previsti i ballottaggi. In Sicilia il limite è di 10.000.
La battaglia per la riscrittura delle legge elettorale (un tema che dovrebbe andare di pari passo con la riforma statutaria) dovrebbe mirare a due obiettivi assolutamente strategici per il nazionalismo Sardo:
1) Disinnescare nel territorio il potere del bipolarismo italiano passando ad un sistema proporzionale.
2) Consentire quindi anche ai singoli progetti politici di emergere rispetto alle coalizioni bipolari che in svariati casi (ed in spregio alla democrazia) fagocitano ogni minore rappresentanza politica del territorio e vengono spesso eletti con uno scarto di voti non realmente rappresentativo del corpo elettorale nel suo complesso.
In Sardegna abbiamo numerosi comuni sotto ai 15.000 abitanti. Se l’indipendentismo ha una strategia ma anche un piano di sviluppo del e nel territorio, la battaglia politica da intraprendere è chiara.
Se invece si intende continuare a ragionare in quanto succursale di un’area del centralismo italiano, ciò non servirà a far crescere l’indipendentismo e neppure un sincero autonomismo, ma servirà solo a rendere inconsistente la politica territoriale, replicando i passati errori del sardismo.
Grazie per l’attenzione.
Bomboi Adriano.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Da “Gianfranco Omar Meloni”—
Carissimo Adriano,
per una volta devo dire che da indipendentista siniscolese mi trovi perfettamente d’accordo con il tuo pensiero.
Gli stessi argomenti li ho trattati con la Zuncheddu e con Gavino….
…diciamo che ho protestato….
…Ricevendo anche “lamentele” da parte di chi era responsabile principale
di queste scelte…..di questa incoerenza.
La stessa volonta’ manifestata nelle amministrative di CASTEDDU non è apparsa da noi, eppure ne abbiamo molto bisogno..
ma non abbiamo certo necessita’di quello che è stato fatto qui’ che invece ci allontanera’, per la gioia degli “orizzontali”.
Anche la legge elettorale da modificare urgentemente….
L’ho fatto notare a molti…..Una terribile mancanza di vera democrazia il non dare la possibilita’ del secondo turno a un comune di 12000 abitanti che viene condannato a essere amministrato da un gruppo che è stato eletto con un terzo dei voti validi e lasciando all’opposizione il 70 per 100.
In Sicilia bastano 10000 abitanti per passare al secondo turno, in trentino 3000.
Se consideriamo che la Sardegna è formata da centinaia di comuni di piccole dimensioni…. dove sta la democrazia?
Ti saluto e spero di incontrarti cara a cara.
A menzus bidere.
Credo che quando si vota per il Sindaco si voti anche la persona. Zedda ha saputo rappresentare la rottura con le vecchie sigle di partito (strepitoso successo alle primarie). Fantola no. Che sia dei Riformatori Sardi poco conta, perchè il suo programma non rappresentava nessun tipo di riforma, tanto meno a favore della causa Sarda, ma bensì e piuttosto la continuazione di un’amministrazione “conservatrice” dei BARONES.
Ben venga il centrismo e la revisione della legge elettorale.