Sedda e il ProgReS: Dal non-sardismo al quasi-sovranismo. Con un consiglio ai neo-opinionisti
Il 7 agosto rimarrà una data alquanto triste per tutti quegli indipendentisti che negli ultimi anni sono stati convinti che il “nemico” interno era il sardismo e che l’unica alternativa possibile per realizzare una ipotetica Repubblica Sarda sarebbe stata quella di raggiungere per gradi il 50% + 1 di voti.
Fantasticherie e slogan si sono sommati a questa approssimata e superficiale visione del percorso storico da compiere al punto da negare per anni alla Sardegna una politica capace di fare pressioni e di proporre contenuti riformistici al fine di migliorare le istituzioni dell’isola, la sua economia e la sua cultura. Fattori imprescindibili dal consenso del Popolo Sardo.
Eppure Bobore Bussa, lasciando la guida del nuovo movimento ProgReS ai nuovi dirigenti, ha parlato di momento favorevole per un dialogo con altre forze politiche su un percorso indipendentista e sovranista che sia alternativo all’autonomismo. Come se il sovranismo (cioè la conquista per gradi di fette di sovranità attraverso delle riforme istituzionali) non sia una forma di autonomismo. Ma non basta. La doccia fredda per la base indipendentista che per anni ha attinto il convincimento antiautonomista da Franciscu Sedda e soci (intellettuale prima di IRS, poi ProgReS) è arrivata nello stesso giorno dal sardista Paolo Maninchedda, il quale, dalle righe di Sardegna & Libertà, ha affermato: “Parlo con Franziscu Sedda (faremo qualcosa insieme)”.
Parole lapidarie e senza commento, per noi positive, molto meno invece per chi da anni si è appassionato alle teorie di Franciscu Sedda con poco spirito critico.
Col 7 agosto si sono consumate due fucilate ad un antico antiautonomismo antisardista che, malgrado continui a sopravvivere, inizia a fare i conti con la sua inefficacia e la povertà di contenuti che l’ha accompagnato, sia prima che dopo l’avvento di IRS.
Ecco così che una classe dirigente che per anni ha deliberatamente attaccato un percorso sovranista e di collaborazione tra le varie forze politiche del nazionalismo Sardo (siano esse autonomiste o indipendentiste), rivaluta i suoi stessi convincimenti riconoscendo la strumentalità politica delle sterili etichette diffuse negli ultimi anni e che hanno rallentato l’insieme del nazionalismo Sardo rispetto al bipolarismo italiano.
Noi abbiamo fiducia nelle capacità di Franciscu Sedda e riteniamo che meriti una cattedra universitaria presso il sistema regionale dell’Istruzione.
Bene dunque le aperture di Sedda e soprattutto del ProgReS (pensiamo anche all’avvio di una posizione in materia linguistica): cambiare opinione è lecito, anche se lo si fa continuando a rimanere contrapposti strumentalmente all’autonomismo per non riconoscere gli errori commessi negli ultimi anni. Ma quanto tempo perso in sterili dibattiti e futili antagonismi….
Ne valeva la pena?
Infine un consiglio all’ormai variegato opinionismo nazionalista presente sul web:
U.R.N. Sardinnya è nata 6 anni fa nell’era di internet come il primo strumento critico di integrazione costruttiva dell’indipendentismo Sardo. Le nostre non sono critiche estemporanee dettate da situazioni di circostanza, ma la prosecuzione di una precisa linea politica portata avanti dalla nostra associazione. Possiamo affermare di aver inaugurato un nuovo processo riformista in seno ad un indipendentismo Sardo incapace di comunicare con se stesso e di osservare i propri limiti prima ancora di rivolgersi verso l’esterno.
Ad esempio, noi siamo contrari all’antisardismo ed all’antiautonomismo, siamo europeisti e liberali. Siamo per diminuire le distanze tra sigle e non per accrescerle, ma siamo anche per far emergere le contraddizioni che oggi impediscono alle sigle politiche Sarde un dialogo reciproco. Perché senza dialogo non c’è collaborazione e senza collaborazione non ci sono proposte valide e tantomeno STRUMENTI con cui attuarle. Di conseguenza non c’è alcun contenuto di cui invece la Sardegna ha bisogno.
Ci auguriamo che i nuovi opinionisti ragionino sull’importanza del loro operato, dando un senso costruttivo alla loro passione ed orientandola verso una linea che non può assolutamente passare per la continuazione di dogmi e luoghi comuni su cui la stessa classe dirigente indipendentista ha sommessamente maturato forti dubbi.
Grazie.
Di Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Senta Bomboi, a tutto c’è un limite.
Piuttosto che affidare ad uno come Franciscu Sedda una cattedra per “l’istruzione sarda” sarebbe preferibile per il futuro della Sardegna darla a Goebbels!
Da parte di uno come mister Progres è infatti molto evidente che non si tratta di cambiare opinione, cosa intelligente e lecita per chiunque, ma solo di GRAN TRASFORMISMO E PARACULISMO SORRIDENTE alla faccia dei pochi creduloni che ci erano cascati e di quelli come lei che ci cascheranno da ora in poi…
Le ricordo alcune parole fra le tante di Sedda, sparse ai quattro venti durante i vari cambi casacca dell’indipendenza. Suoi e della sua gentile Gonnella Demuru.
Le può leggere ancora sul suo blog:
http://franciscusedda.splinder.com/post/20197344#comment
” La domanda a questo punto sorge spontanea: è l’autonomismo che genera costantemente divisioni o sono i quattro mori che portano male all’unità dei sardi? La risposta è, ovviamente…entrambe le cose.
Del resto autonomismo, quattro mori e disunità sono la stessa cosa, una stessa ed unica storia. Certo, si dirà che c’è autonomismo e autonomismo. Infatti, c’è nell’autonomismo un’infinita gradazione di subalternità che va dall’ingenuo al patetico passando per il ridicolo. Ognuno si scelga il suo.”
Direi che a questo punto è ovvio che Sedda si sia scelto il suo di ridicolo.
Evitate quindi voi Sardisti di fare altrettanto! Sopratutto dando spazio a questo genere di persone che cercano esclusivamente visibilità mediatica o poltrone pubbliche per gratificare il proprio ego.
Lei non si preoccupi che sappiamo ragionare con la nostra testa. Ma in questo spazio è nostro costume non dare giudizi personali sull’operato delle persone ma solo politici.
Noi siamo nazionalisti, quindi a noi delle categorie “sardismo/indipendentismo” a cui ci assimila, la cosa ci interessa solo in maniera relativa, nel senso che chi ha sempre diviso per queste etichette lo abbiamo criticato perché ha contribuito alle divisioni. Se oggi Sedda cambia opinione – e poco ci importa dei motivi che lo spingono a farlo – è comunque un bene. Nessun rancore per il resto.