La proposta: Intitolare la SS 131 ‘Carlo Felice’ a Giovanni Lilliu

E’ un segnale dei tempi e di quanto spesso il Popolo Sardo sia più avanti rispetto agli scarsi studi dei suoi rappresentanti politici: da Macomer, Michele Floris, attraverso il web, ha avanzato la proposta di intitolare alla memoria del grande archeologo e intellettuale Sardo Giovanni Lilliu la statale 131, la principale arteria stradale dell’isola.
Juanne Lilliu è stato il celebre teorico della “costante resistenziale Sarda”, ovvero quella visione di un Popolo Sardo capace di resistere alle incombenze e alle dominazioni che nel tempo hanno vessato la nostra terra. Teoria opinabile su diversi punti di vista ma che ha contribuito a cementificare dentro e oltre il sardismo un nazionalismo ed un amore per la Sardegna che tutt’ora resiste all’inquinamento economico, culturale e istituzionale dell’Italia.
Il compianto Lilliu è stato lo scopritore della reggia nuragica di Barumini, un complesso archeologico riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità al centro del Mediterraneo; siamo certi che il suo nome non mancherà di essere ricordato in tantissime altre strade, targhe ed aule pubbliche che spesso purtroppo scordano il valore di tanti emeriti Sardi.

Non da oggi – per fare un esempio tra tanti – sarebbe stato opportuno rimuovere la goffa statua di un tiranno di Casa Savoia dalla centralissima piazza Italia di Sassari, magari sostituendola con un monumento di Giovanni Maria Angioy a cavallo, il principale protagonista della Sarda rivoluzione che a fine ’700 tentò di liberare l’isola dal medioevo feudale con cui i Savoia contribuirono a rallentarne lo sviluppo. Un ritardo che ancora oggi prosegue sotto altre forme.
In Corsica diversi salotti urbani ricordano il loro patriota Pasquale Paoli, ma noi?
Pensiamoci. D’altra parte anche i turisti vengono per conoscere luoghi e culture diverse, non per vedere copie di quanto già conoscono nella penisola italiana.

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Redazione SANATZIONE.EU

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2 Commenti

  • Segnaliamo che, oltre alla presente, l’ex direttore del museo nazionale di Cagliari Carlo Tronchetti ha proposto analoga iniziativa di intitolazione del museo. E ci auguriamo che sempre più numerosi Sardi riconoscano a Giovanni Lilliu il posto che merita nella memoria dell’isola.

  • GIOVANNI LILLIU: DEDICHIAMOGLI LA CARLO FELICE

    di Francesco Casula.

    Su Nazionalisti sardi-Portale di critica, informazione e comunicazione politica, Adriano Bomboi di U.R.N. Sardinnya, riprende la proposta avanzata da Macomer da Michele Floris sulla Rete, di intitolare alla memoria di Giovanni Lilliu, la statale 131. Si tratta di una proposta quanto mai opportuna. Intestando la principale arteria stradale sarda al nostro più grande archeologo nonché storico e intellettuale di vaglia, ricorderemo e onoreremo un grande sardo, che tanto prestigio ha dato alla nostra Isola, non solo con i suoi studi ma con la sua indefessa azione nella valorizzazione e diffusione della lingua sarda e della cultura identitaria come nella difesa intransigente dei beni culturali e ambientali. Nel contempo ci libereremo da una presenza nefasta come quella di Carlo Felice: uno dei rappresentanti più odiosi della zenia dei savoia che tante sciagure ha apportato alla Sardegna. Su Carlo Felice infatti, vicerè e poi re, ottuso e inetto, sanguinario e famelico (pensava ad accumulare il suo “privato tesoro” mentre il governo non riusciva a pagare gli stipendi agli impiegati e mentre le carestie decimavano le popolazioni affamate), la storia ha già emesso la sua condanna inappellabile. Lo storico Pietro Martini, pur di orientamento monarchico, lo descrive come gaudente parassita, gretto, che “avea poca cultura di lettere” e ancor meno “di pubblici negozi… servo dei ministri ma più dei cortigiani”. Ai feudatari, da vicerè, – scrive, un altro storico sardo Raimondo Carta Raspi – diede carta bianca per dissanguare i vassalli. Mentre a personaggi come Giuseppe Valentino affidò il governo: questi svolse il suo compito ricorrendo al terrore, innalzando forche soprattutto contro i seguaci di Giovanni Maria Angioy, tanto da meritarsi, da parte di Giovanni Siotto-Pintor, l’epiteto di “carnefice e giudice dei suoi concittadini”. Divenuto re con l’abdicazione del fratello Vittorio Emanuele I, mira a conservare e restaurare in Sardegna lo stato di brutale sfruttamento e di spaventosa arretratezza: “con le decime, coi feudi, coi privilegi, col foro clericale, col dispotismo viceregio, con l’iniquo sistema tributario, col terribile potere economico e coll’enorme codazzo degli abusi, delle ingiustizie, delle ineguaglianze e delle oppressioni intrinseche ad ordini di governo nati nel medioevo”: è ancora Martini a scriverlo.

    Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 3-3-2012.

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