Enrica Meloni, poetessa con la Sardegna nel cuore
Di Maurizio Floris.
Questo mese parliamo di un talento isolano emergente, che si sta facendo conoscere e apprezzare sempre più negli ambienti culturali Sardi per la raffinatezza del suo componimento, un tratto stilistico particolare, originale e di grande qualità.
Enrica Meloni, già presente su Sa Natzione nel corso del 2011, è una giovane poetessa di Siliqua (CA), che da sempre dedica la sua esistenza alla sua più grande passione, la Poesia, definita da lei stessa come il suo “Alter ego esistenziale”, in quanto mai potrebbe concepire la sua vita senza di essa.
La poesia, infatti, per lei non è mai stata solo netta passione, bensì il cardine essenziale del suo essere. Il componimento poetico mai è stato un’improvvisazione, ma la graduale pedagogia del vissuto, che da infante si trasfigurò in donna, con maggior consapevolezza di questo strumento tanto complesso quanto innato. Il poetare è sempre stata la sua voce parallela, non un’aggiunta espressiva, ma la massima espressività della sua completezza. Non è collocabile un periodo di vita nel quale il tutto ebbe inizio, in quanto i versi nacquero e crebbero con lei indistintamente da qualsiasi tipologia di conversione letteraria. La sua è stata una coscienziosa formazione interiore di crescita, priva di qualsiasi egocentrismo o emulazione. Lo scrivere è per lei un’ imprescindibile costante che negli anni ha assunto un arricchimento morale e conoscitivo proporzionalmente a quelle che sono state le sue esperienze d’approccio sociale.
Secondo Enrica, “la scrittura non è mai prodotta per sé, ma è un’elargizione di con divisibilità sociale ed umana, un plasmar di caratteri dai quali s’apprende conoscenza e maggior consapevolezza del reale”. La poetica che di essa si conosce, si esenta totalmente dalle convenzioni e canoni moderni abbastanza discutibili, dai gossip personali, dagli autobiografismi controproducenti, dai facili sentimentalismi che senza viversi empiricamente, vanno a morire in cartigli senza reale costruttività. Enrica preclude un suo stile, un suo modus vivendi, avendo un raziocinio stabile su ciò che compete il suo essere. Il suo linguaggio anticato non è meccanicamente costruito, bensì solo la piacevolezza di una spontanea musicalità di tonalità remote che si confrontano con l’odierna cronaca del presente. Il dualismo passato-odierno è un tragitto storico e spirituale, che lascia al termine di ogni scritto, una sensazione di ragionamento su ogni moto comportamentale dell’uomo, un evoluzionismo automaticamente mai statico, una cronaca mai consona delle stesse argomentazioni. “Condividere la scrittura con chi si capacita di averne cura è un accrescer etico dal quale tutti potrebbero, se solo si soffermassero realmente a leggere, trarre qualcosa di utile. Non esiste nessuno che scriva per un nulla, il nichilismo è la morte dell’arte, ed un destinatario dovrebbe esser sempre la peculiarità attraverso la quale il tutto si ramifica. La scrittura è comunicabilità, unione, confronto, pertanto completezza umana, un ausilio alla rete sociale che media tra le varie coorti generazionali”.
Enrica Meloni coltiva un innato amore per la sua terra, che ritiene essere la matrice intoccabile del suo esistere; lungi da lei qualsiasi forma di disconoscimento isolano. Non potrebbe non includere nella propria quotidianità, la natura della sua stessa stirpe, l’origine di prim’ordine che le donò i natali, includendola abitante di una patria che merita tanto rispetto, quanto maggior cura ed attenzione.
La giovane poetessa, dall’animo intimamente e convintamente indipendentista, ha pubblicato recentemente una sua visione della Sardegna, che viene definita come “il simbolismo di una femminilità spesso depauperata dalla sua dignità, una cocente lottatrice di cause che spesso la stessa società interna s’ostina a non ascoltare. Essa vige in una simbolica prostituzione involontaria, abusata dai colossali speculatori delle sue grazie. Sandalia lamenta una libertà ancora non raggiunta, pochi l’odono, divengono omertosi dinnanzi al suo dannato subordinarsi senza consenso. In veste di sua figlia, vorrebbe e pretenderebbe che da meritevole madre, la sua terra, sia lasciata libera d’esser puerpera dei soli suoi figli, d’aver quella patria potestà che diviene diritto di ciascuna nobile ed onesta genitrice. Le sue aspettative si rivolgono verso un’Indipendenza nella magnificenza della sua totale territorialità. L’abuso italico e colonizzatore non è elemento di benessere né dal punto di vista amministrativo né per l’ottica storica che spesso viene manipolata e convertita in un fasullo insegnamento. La Sardegna non è un protettorato italiota, essa è una nazione d’intellighenzia, onore, rispettabilità e capacità. Dedica la sua coerenza e la sua stima verso quegli uomini e donne isolani, che quotidianamente riversano la loro energica combattività verso la riconquista di quello che a questo popolo è stato da decenni negato, ovvero l’esser padroni delle proprie scelte, essere i protagonismi universali di quei passi da muoversi sui solchi del proprio terreno natio. La Sardegna le ha elargito un patrimonio di tradizionalismi etici di gran pregio, le ha insegnato la ricerca dell’invendibilità, la lotta al sopruso, la desiderabilità d’un vissuto esente da inginocchiatoi servili. Il suo timore è uno soltanto, ovvero quello di dover continuare il proprio percorso di vita, marchiata da un tricolore che in quanto sarda non vorrebbe rappresentare”.
Le sue sono parole molto incisive, ma responsabilmente sentite e ragionate. Afferma che vorrebbe un domani “chiudere gli occhi al mondo, avendo la certezza che questa terra sia libera, destinata alla sardità delle prossime proli, le quali abbiano la consapevolezza d’esser nella più totale padronanza della loro terra, senza esser un nefasto giogo dal triste sforzo”.
E’ proprio di questi giorni l’uscita della sua prima opera letteraria, intitolata “ Eventi in versi”, edita da Edizioni la Rondine (prezzo 7,00 € – Ndr.). E’ la raccolta di quei componimenti che la stessa gente condivise con lei nel trascorrere del tempo, quei versi sono parte integrante d’un tassello che le concesse d’esprimere ed arricchire le sue stesure di stati d’animo e cronache morali d’innato spiritual benessere. La titolatura non è improvvisata, è la costante primaria di ciò che l’opera racchiude, le fenomenologia dei comportamenti umani, circostanze fiorite nel tessuto umano, con risvolti di stampo positivo e negativo, ovvero un racchiudere di vera umanità che attraverso determinanti capitoli di vita, vive i suoi “Eventi” come inevitabili e comuni sfaccettature dell’esistenza.
“Eventi in versi” contiene cinquanta componimenti, all’interno dei quali sono palesi diverse posizioni umane, dall’introspezione soggettiva, alla storicità d’alcuni personaggi, a tematiche di delicatissimo degrado sociale, spintesi fino alla contemplazione di quell’ancora buon spiraglio di speranza presente al mondo che anche un semplice fiore germogliato potrebbe avere, quella lei scrisse come “ epifita solitaria”, sola nel suo mondo ma ancora vitale per poter fiorire nella marmaglia bisognosa di virgulti di netta aspettativa risorgiva.
Leggendo l’opera si comprenderebbe sicuramente la poliedricità delle tematiche trattate, contenuti non insoliti per un poetare, ma semplicemente finalmente pubblicati per il mondo, giacché estrapolati dal suo grembo con minuzia del caso.
Ci fa piacere proporvi un suo componimento, presente nella sua prima produzione letteraria.
Magistrale silenzio
(Pag. 1, Eventi in Versi, Edizioni La Rondine, 2012).
Non di soliloqui andasti elargendo speme d’amore.
Fosti magnanimo gaudio sul leggìo nefasto d’un dittatoriale plasmar di menti.
Da esso ti distinguesti, sublimando forza, inerpicando questa verso l’amor del Padre tuo.
Tu, depoliticizzata mente.
Personificata neutralità dinnanzi alla moltitudine mistificatoria.
Figlio d’un amabil proletariato , familiarità sacrale nei tormenti degli eventi.
Immortalità umana d’un verbo d’una incommensurabile fede.
Dignitosa logica d’un guerreggiar contro le bellicose circospezioni del mondo.
Un’alfa posta all’apice d’una indimenticata orma, da te lasciata sui pietrami dell’incerto.
Insostituibile ed inespugnato vital dono divenisti nel cuor d’ogni fratello tuo.
Ringraziar la scìa d’ogni gesto della tua mano, divien ordinaria preghiera.
Non fosti sole parole ma esempio d’autenticità d’un magistral silenzio che or riecheggia perpetuo.
Iscarica custu articulu in PDF
U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi