Ferie? Ventimila Sardi in cassa integrazione. CISL riconosce la Nazione Sarda

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Lo scorso 15 giugno a Cagliari si è tenuto un importante convegno promosso dal Coordinamento regionale per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Sarda. Uno degli interventi principali sul tema “Etica, finanza e imprese in Sardegna” è stato quello del segretario generale della CISL regionale Mario Medde, che si è orientato sui problemi del territorio e sulle possibili soluzioni.
I numeri esposti dal sindacato sono allarmanti: circa 230.000 i disoccupati nel primo trimestre del 2012, preoccupante anche il calo dell’occupazione nel settore industriale (meno di ventimila persone nel giro di un anno). A cui vanno sommati anche i 4.000 impiegati in meno nel settore dell’agricoltura.
Sono invece 14.000 i lavoratori Sardi coperti da ammortizzazioni sociali, mentre altri 7.000 si apprestano a chiedere forme di tutela per l’autosussistenza. Nella “lista nera” bisogna inoltre considerare le 1.700 aziende che hanno dichiarato lo stato di crisi, a fronte di altre 110.000 persone assistite a vario titolo.

Non c’è da stupirsi pertanto di un latente sentimento di ribellione sociale che la CISL, assieme alla CGIL e la UIL Sarda (e che la CSS del dott. Giacomo Meloni denuncia da tempo), hanno manifestato nelle più recenti proteste di piazza. Gli animi rischiano di infiammarsi, le risposte di circostanza devono cedere il passo alle soluzioni strutturali.
In un contesto simile, la classe politica Sarda non solo non ha ancora saputo offrire quelle politiche attive destinate allo sviluppo del lavoro nel territorio, ma, al contrario, alcune settimane fa si è persino occupata di votare ad un emendamento di salvaguardia delle indennità che ha alimentato quel sano spirito critico popolare di cui ogni democrazia dovrebbe sempre avvalersi. Se i consiglieri regionali avessero compreso che un voto a tutela dei propri stipendi sarebbe stata una materia da trattare in una seduta consiliare più trasparente e maggiormente dibattuta, forse avrebbero avuto anche la sensibilità di ascoltare le buone proposte che da qualche anno a questa parte le forze sindacali Sarde stanno portando avanti. In particolar modo, la CISL Sardegna oggi segue lo storico esempio della Confederazione Sindacale Sarda e, per bocca della relazione di Mario Medde, il sindacato ha riconosciuto la Nazione Sarda e l’utilità di dare una sfera giuridica a questa specificità come elemento entro il quale spostare tutte le principali vertenze dell’isola. La “questione Sarda” dunque è una questione di sovranità della Nazione Sarda e non può essere ricollocata nella sola dialettica politica della “destra” contro la “sinistra”.
Secondo Medde, la spinta nazionalitaria del Popolo Sardo dovrà incardinarsi su alcuni aspetti fondamentali se vorrà dare risposte organiche per uscire dallo stato di crisi: sarà opportuno rivedere il rapporto dei poteri fra Stato e Regione, si tratta di un processo politico che dovrà risolvere il contenzioso sullo status di insularità dell’isola, per dare garanzia certa al diritto costituzionale della mobilità di merci e persone. Bisognerà inoltre fornire la Regione di una propria autonomia finanziaria (a condizione che lo Stato onori i suoi debiti); bisognerà poi rivedere il Patto di Stabilità che impedisce a varie amministrazioni locali di liberare liquidità per lo sviluppo; ancora, bisognerà obbligare lo Stato alla compartecipazione sulle opere di bonifica dei siti industriali dismessi e, infine, l’isola dovrà colmare il suo divario infrastrutturale, condizione necessaria per creare un ambiente idoneo al consolidamento di vecchie e nuove realtà occupazionali.

Secondo la CISL regionale, che si allinea dunque alla concettualità classica di tutto l’indipendentismo Sardo, tutto ciò dovrà procedere di pari passo al formale riconoscimento della soggettività del Popolo Sardo in quanto Nazione (contrassegnata da lingua, codici e valori territoriali comuni). Nazione da cui dovrebbe derivare la titolarità giuridica delle rivendicazioni politiche.

Sono parole pesanti, che ormai sconfinano ampiamente oltre i confini dell’indipendentismo e contagiano, con puro buonsenso, anche quelle forze sociali che nel territorio, prima che la stessa politica, si rendono conto del disagio socio-economico vissuto da centinaia di migliaia di Sardi.

La CISL ricorda inoltre che, parallelamente a quanto esposto, sarà opportuno migliorare l’efficienza amministrativa delle nostre istituzioni regionali. Non vi è dunque solo una protesta contro il centralismo o la manifestazione del diritto di un Popolo ad esercitare e proiettare la propria soggettività politica nel mondo, ma vi è anche l’assunzione di responsabilità nell’affermare che non si possono scaricare sempre e solo verso l’esterno delle mancanze che hanno origini anche in casa nostra.

Riformare la Regione ed i suoi rapporti con lo Stato costituiscono la base delle riforme da portare avanti. Le forze riformiste, già emerse in occasione del voto referendario di mezzo milione di Sardi che hanno votato si ad una Costituente per riscrivere lo Statuto Autonomo Regionale, dovranno battersi per mettere in minoranza le forze della conservazione, le quali vorrebbero ridurre ogni singola vertenza della Sardegna ad una sterile disputa interna a questa o quella maggioranza politica al governo dell’amministrazione territoriale.

Mentre oggi parte il semestre di presidenza UE della Repubblica di Cipro (isola di quasi 800.000 abitanti), in Sardegna dobbiamo guardarci dal rischio di fare la fine della “Corazzata Roma”, il fiore all’occhiello della Regia Marina affondato dagli ex alleati dell’Italia durante il secondo conflitto mondiale, e i cui resti sono stati recentemente rinvenuti nei fondali del Golfo dell’Asinara. Perché questa metafora? Perché a nulla vale fare sfoggio delle proprie qualità quando, al posto di contare sulla propria dignità e sulle proprie forze, ci si rivolge ai falsi amici che ci voltano sempre le spalle.
E’ tempo di autogoverno.

- La relazione della CISL Sardegna – Mario Medde, 15-06-12: PDF

Adriano Bomboi.

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U.R.N Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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