Barcellona: Nazionalisti Catalani vincono le elezioni, osserviamo con quali temi

“Il catalanismo politico ha sempre avuto un carattere di inclusività, civismo, amore, rispetto e tolleranza. Ha procurato una volontà collettiva che ha generato un sentimento di Paese. La nostra è realmente un’identità collettiva che configura un nazionalismo civico del quale dobbiamo essere orgogliosi e del quale possiamo farne una bandiera senza complesso alcuno”.

Dal programma politico 2010 – CiU.

Cambio di rotta in Catalogna, la “grande diversa” rispetto al contesto politico Sardo.
La maggioranza dei cittadini non ha creduto alle solite promesse dei partiti centralisti spagnoli di destra e sinistra. Nonostante un’avanzata del Partito Popolare, è proprio la coalizione di governo della sinistra ad essere stata sconfitta assieme al dimezzamento delle preferenze a carico della sinistra indipendentista di ERC.
Un fatto quest’ultimo che ha manifestatamente consegnato nelle mani dei Nazionalisti del CiU (Convergència i Uniò) la maggioranza per amministrare la nuova legislatura.
Il programma su cui la federazione del CiU di Artur Mas si è concentrato ha fatto leva sulla crisi economica internazionale e sui danni dell’amministrazione di Madrid contro la Regione/Nazione Catalana di Barcellona. Una formula vincente che ha sconfitto il centralismo castigliano ma che nelle fasi della ribalta ha sapientemente miscelato al tema economico quello culturale.

Durante la campagna elettorale il programma è arrivato ad assumere una visione quadro delle esigenze di tutta la società catalana, indipendentemente da fattori ideologici ormai considerati per buona parte marginali.
Il primo punto ha riguardato il benessere sociale ed il nucleo familiare; la promozione dell’autonomia personale; l’infanzia e la gioventù ma anche la lotta alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti.
Il secondo punto ha riguardato il sistema sanitario, le sue capacità di risposta al cittadino; la sostenibilità ed il miglioramento della gestione sanitaria. Ma anche l’implemento della ricerca medica come base per la creazione di prestazioni d’eccellenza.
Il terzo punto ha riguardato l’Educazione. La formazione dunque è il capitolo che più si è orientato nella necessità di superare la spagnolizzazione culturale per affermare e valorizzare la Nazione Catalana: la lingua catalana pertanto rimane il diritto essenziale sancito dal programma, unitariamente alla trasmissione dei valori e della cultura nazionale catalana, con riferimento al campo storiografico.
Non ultimo, anche in questo settore, la necessità di implementare i finanziamenti alla ricerca nonché alla lotta contro la dispersione scolastica, al fine di alimentare le materie scientifiche (un limite che vede indietro pure l’Italia nella recente classifica dell’OCSE sul livello di formazione scientifica degli studenti).
A seguire i punti sull’immigrazione, lo sport, la Sicurezza e l’eguaglianza sessuale, religiosa, dei diritti alle minoranze, etc.
Per quanto riguarda l’immigrazione si è proposto il miglioramento dell’Agenzia competente in materia, con la possibilità di gestire direttamente le quote d’ingresso in base alle proprie esigenze economiche (quindi, non decise da Madrid, ma da Barcellona). Il programma si è orientato inoltre sulla lotta alla xenofobia; sulla possibilità dei rimpatri diretti e la piena integrazione di chi ha un regolare permesso di soggiorno: a partire da alcuni vantaggi, come in materia di abitazione.
In campo economico non mancano interventi sulla fiscalità ma si pretende dalla Spagna il risarcimento per i danni causati dall’inattuazione dell’ultimo statuto autonomo (giudicato incostituzionale da Madrid), una circostanza che ha condotto in piazza oltre un milione di catalani a difesa dei loro diritti (un qualcosa difficilmente immaginabile oggi in Sardegna nei confronti di Roma).
Si trattò di una protesta che la sinistra indipendentista di ERC tentò maldestramente di cavalcare (e che è stata punita dagli elettori). L’approvazione del controverso statuto autonomo qualche anno fa fu infatti completamente osteggiata da ERC che, al contrario, solo recentemente ha capito le potenzialità di quel processo riformista.

Il programma si dedica anche ai diritti dei consumatori, contro truffe e società inadempienti nei diritti delle prestazioni ai cittadini.

Seguono ulteriori capitoli sui Valori, l’Innovazione (come nel paragrafo scolastico), la sostenibilità ambientale e la funzionalità delle Istituzioni.
Capitolo a parte quello della Nazione Catalana.
In esso si prospetta il rafforzamento e l’estensione popolare del sentimento nazionale attraverso un nazionalismo civico e cosmopolita (punto 604), ma sopratutto, a questi intenti corrispondono precisi spunti riformistici.
A questo proposito vi è un’ampio passaggio dedicato al sistema radiotelevisivo, al doppiaggio ed alla sottotitolazione in catalano, ma anche all’incentivazione di autori di lingua catalana, siano essi su supporto audio, video o cartaceo.
Un fattore che riguarda il rispetto dei diritti linguistici catalani che deve partire dalle emittenti pubbliche (con incentivi a quelle private).
A ciò si aggiunge il sistematico intervento da apporre nel patrimonio libraristico/bibliotecario ed in generale su ogni consesso culturale inerente gli spazi in cui la Nazione Catalana con la sua lingua devono poter trovare il massimo impegno sociale.

Tutti fattori perseguibili anche in Sardegna. Se solo avessimo un reale autonomismo e meno frammentazione politica.

Di Melis R. e B. Adriano.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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1 Commento

  • [...] riscontrano analogie con quanto già prospettato in Catalogna dalla federazione politica del CiU (vincitrice alle ultime elezioni) e che presuppone un’adattamento della libertà di espressione al rispetto dei diritti [...]

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