Il punto della situazione: Dialogo con il Generale Gianfranco Scalas (Fortza Paris)
U.R.N. Sardinnya incontra il Generale in ausiliaria della “Brigata Sassari” Gianfranco Scalas, presidente del movimento politico “Fortza Paris” – A cura di Adriano Bomboi.
Ritardi sul turismo, problema dei trasporti, aziende in crisi e stato di indigenza di parecchie famiglie ci inducono a pretendere dalla classe politica un radicale cambio di rotta. Con un miliardo di euro in meno nella prossima finanziaria la riduzione delle spese correnti sarà inevitabile. Che ne pensa Fortza Paris di uno Stato che aveva posto in agenda la chiusura di tanti piccoli comuni che in Sardegna rappresentano l’ultimo baluardo contro lo spopolamento interno?
L’esigenza per una classe politica seria è di saper guardare avanti e saper vedere oltre e quindi prevenire con gli strumenti che si hanno le negatività. Fino ad ora invece si è continuato a mettere la testa sotto la sabbia e improvvisamente si lanciano appelli alla coesione per unire le forze. Tutto bene se gli atti fossero consequenziali. Non si può dire ora che c’è la crisi dopo averla nascosta sotto il tappeto.
Dopo tre anni di governo regionale ora finalmente c’è un atteggiamento di severa critica al governo centrale, ma doveva essere fatta già tre anni fa. Uno Stato che nega le dovute risorse meritava ben altro che acquiescenza. Nulla è perduto si direbbe, ma cosi non è perché la nostra situazione economica è grave, la nostra gente ha perso fiducia nei confronti della classe politica e non sarà facile riconquistarla. La recente manovra del governo italiota è uno schiaffo alla nostra intelligenza. In Sardegna i piccoli comuni sono una delle poche realtà in cui i cittadini possono trovare ancora qualche risposta perché sono il presidio non solo democratico ma della tutela del territorio, della cultura locale e dei valori. In un tempo in cui tutto è effimero, aggredire i valori è l’equivalente della pena di morte. Fortza Paris da tempo sostiene la necessità di partire dai nostri paesi con una politica dal basso per portarla a conquistare la Regione. Dai nostri paesi può venire ancora una possibilità di crescita, di futuro e di speranza. Ci sono strumenti di razionalizzazione dei servizi che possono far vivere bene le nostre comunità ed esempi ne abbiamo da decenni in tanti comuni piccoli che hanno, per esempio, un solo ufficio tecnico che sovraintende alla struttura dei lavori pubblici ed all’urbanistica, cosi come nelle polizie locali, nel servizio d’igiene, della cultura, biblioteche, etc. Non mi pare fosse necessario un diktat da Roma per tagliare a prescindere. Abbiamo già visto cosa è successo per la scuola pubblica. Inoltre la sovranità dei Sardi nelle scelte locali deve essere concreta, cioè meris in domu nostra. Decidiamo noi come organizzare il territorio. La specialità Sarda non è un optional di facciata ma reale.
Dal PSD’AZ, Paolo Maninchedda ha richiamato l’attenzione delle forze politiche su alcuni temi essenziali: evitare di confondere l’abolizione dei privilegi della casta come panacea per le finanze pubbliche e fare sistema (al di là delle singole bandierine di appartenenza) per salvaguardare i ceti più deboli della popolazione. Il tutto in previsione di un progressivo tramonto della Giunta Cappellacci. Fortza Paris condivide l’intento di raggruppare le aree riformiste della politica Sarda o si tratta di un desiderio ancora irrealizzabile?
Leggo quanto scrive Maninchedda e vedo che oggi ha aggiunto alla parola indipendenza anche “sovranità”. Il manifesto di Fortza Paris è del 2004 e forse se venisse letto e non scopiazzato un po sarebbe molto utile per un percorso politico. Nel 2006 da Fortza Paris partì un invito a tutti i partiti Sardi per un incontro che vedesse la possibilità di una federazione degli stessi per un Partito Nazionale Sardo: non abbiamo mai avuto una risposta da nessuno. Oggi leggiamo cose simili e ci fa piacere ma non vorremmo che fosse l’ennesimo tentativo di salire in sella e portare il proprio cavallo a vincere il palio dopo aver mangiato il fieno degli altri.. E’ altresì facile come fa il Bossi in Italia ad essere forza di governo e opposizione: sarebbe meglio invece decidere conseguentemente a ciò che si dice e si pensa concretamente. Fortza Paris non ha poltrone, né poltroncine o strapuntini a livello regionale, eppure ha appoggiato inizialmente Cappellacci, valutando da subito che le decisioni erano romane e romane in questi anni sono rimaste. Non le abbiamo condivise ed i percorsi politici futuri non si fanno dopo ma prima. Se c’è una reale volontà di tentare l’unità che si faccia subito, senza primogeniture ma paris. Fortza paris.
Meno di 8 mesi fa pareva che la classe politica regionale stesse prendendo coscienza della necessità di revisionare l’attuale Statuto Autonomo all’insegna di una concreta sovranità che fornisca all’isola maggiori competenze in termini di fiscalità, di trasporti e di tante altre pertinenze, tra cui la tutela della cultura e della lingua Sarda. A cosa dobbiamo il silenzio di questi mesi? Forse il tema delle grandi riforme istituzionali è diventato un semplice slogan demagogico di cui tanti non ne comprendono l’effettiva utilità?
Una domanda che si commenta da sola e che si ricollega a quella precedente: sono passati tre anni della giunta Cappellacci e sulla necessità della riscrittura dello Statuto che è e resta la madre di ogni battaglia, ma dove sono le forze Sarde che compongono la giunta in questo vitale impegno? O pensiamo al silenzio più totale nel far decollare i sette punti franchi mai attuati in Sardegna pur essendo gli stessi già gentilmente concessi dalla seconda metà degli anni ’90. Due punti in cui la sbandierata sardità si è arenata, eppure avrebbe dato risposte di non poco conto. Se vogliamo essere chiari, queste due battaglie sono perse perché non mi pare ci sia il tempo per redigere un nuovo Statuto che in seguito dovrebbe passare al vaglio del parlamento italico. Una legislatura persa ancora una volta, e chi ha perso veramente è la Sardegna con i suoi cittadini. Questi sono i fatti, il resto sono solo ottimi proclami per tenere la base tranquilla, ma nulla di più per i Sardi.
Dopo anni di divisioni e di slogan, l’universo indipendentista sembra aprirsi ad una visione “sovranistica” del suo agire politico: cioè si sta diffondendo la consapevolezza di doversi unire per poter spingere nella direzione di ottenere maggiori quote di sovranità per la Sardegna. Quanto continua a pesare in questo processo l’antiautonomismo (combattuto con lento successo dalla nostra associazione) e la diffidenza di una parte dell’indipendentismo verso le forze sardiste?
Certamente in tanti Sardi l’idea di una forza Sarda è in crescita ma non altrettanto mi pare nei vari movimenti e partiti. La consapevolezza c’è ma non c’è la volontà di fare un passettino tutti indietro. Non c’è la voglia di mettere al centro l’unità perché in ognuno è presente ancora la convinzione di essere i veri portatori dell’interesse dei Sardi. La diffidenza indipendentista verso gli altri ha sempre prevalso e lo dico con profondo dispiacere perché personalmente ho cercato più volte di trovare un dialogo ma è sempre stato eluso. Fortza Paris non è indipendentista ma non è neppure autonomista, è oltre l’autonomismo e poco prima dell’indipendentismo, ma sono considerazioni poco importanti, diciamo finezze, che ci distinguono e non ci fanno benvolere. Privilegiamo le cose concrete da ottenere presto per una sovranità dei Sardi e quindi per una Sardegna diversa da come è e da come loro la vogliono ancora. Sarà un sogno ma riteniamo sia un sogno realizzabile subito senza altre condizioni. Talvolta Fortza Paris ha definito il nostro concetto di sovranità come “indipendentismo garbato” e tale forma è ben chiara nel nostro manifesto programmatico che prevede anche autonomia nel settore della Giustizia. Speriamo che i tempi siano più prodighi di sardità intesa come obiettivi raggiungibili subito, senza eccessive difficoltà e senza perdere tempo alla ricerca della perfezione che ognuno ha nei suoi desideri ma che tali rimangono.
Da Colonnello a Generale di brigata in ausiliara per la pensione. Cosa suggerisce la sua esperienza sul caso della caserma militare che la Difesa intende avviare nel nuorese? Si tratta veramente dell’ennesima servitù militare sul nostro territorio? Oppure, in questo caso, la necessità di dare una struttura ai tanti professionisti Sardi non si scontra necessariamente con il potenziale economico del territorio?
La problematica della caserma di Nuoro a Pratosardo la conosco fin dal 1989 quando si avviò un protocollo d’intesa per cedere la struttura di viale Sardegna e costruire proprio a Pratosardo la struttura. Sono stati persi oltre venti anni e oggi c’è chi non la vuole presentandola come una servitù. Una caserma per poco meno di 300 militari non può essere una servitù. Ben altre sono le servitù che incidono in Sardegna. Al di là dei ritorni economici che possono essere anche di poco conto, penso ai 300 professionisti Sardi dell’Esercito che potrebbero fare il loro mestiere vicino a casa e non più nel nord Italia tra gli alpini. Già questo, per quanto si possa pensare, sarebbe una bella risposta che il nuorese potrebbe dare a tanti suoi figli militari oggi emigrati in continente. Il resto sono valutazioni politiche di parte. Preferisco i risultati concreti per i miei corregionali: stare a casa propria con uno stipendio dignitoso ma non eccezionale, senza spenderlo a favore di altre regioni già ricche come Piemonte, Friuli, Trentino, etc. E’ un’alternativa a vivere in semi-povertà in tali regioni dove la vita è molto più cara e dispendiosa. E non trascuro la presenza nei nostri paesi di persone che hanno capacità e che possono contribuire comunque alla vita sociale dei nostri territori. Se amiamo i nostri emigrati non capisco perché non dobbiamo dare rispetto anche a chi ha scelto una professione diversa con la divisa: sono Sardi come tutti.
“L’abito non fa il monaco”…cosi si dice.
Grazie.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Ma pro piaghere???
Bene Scalas! Andate avanti così! Parlate di unità e lasciate perdere i trogloditi che continuano a dividere!
Fortza Paris non est indipendentista ma mancu autonomista, est in mesu… ma comente? Ispero a su nessi chi Boi resessat a iscriere carchi cosa pro mi crarire custa perplessidade. Deo ischio chi fit federalista, e semus bidende oje it’est su protzessu federalista chi sos meres de s’intervistadu suni praticande. U.R.N. est sempere istadu cuntrariu a su fratzionamentu de sas fortzas sardas e finas deo potzo cuncordare in custu, ma no resesso a cumprendere totu custu logu chi benit cuntzessu a unu programma politicu comente cussu de Fortza Paris chi onestamente no resesso a cundividere e un esempiu benit ispiegadu finas in cust’intervista: sa caserma de “Pradu” in Nugoro. Pro Scalas no est una tzerachia, pro issu suni ateras sas tzerachias. Deo naro chi custa puru est una tzerachia, e no at sensu a sighire a fraicare casermas si prus a prestu poligonos comente cussu de Quirra, de Teulada no benzana serrados e bonificados. S’istadu italianu nos diat s’esempiu e a pustis mancari si nde podet torrare a chistionare.
Mi firmo goi, saludos…
Elogio al colonnello Scalas. I militari Sardi se non vogliamo che siano dei servi, devono essere liberi di esercitare la propria professione e di partecipare ai concorsi per il passaggio di grado in Sardegna, sopratutto in un periodo di disagio e crisi economica che comporta grandi sacrifici per qualunque Sardo che viaggia per raggiungere, dal continente il proprio domicilio. Non si tratta solo dei militari dell’esercito ma di tutti i militari Sardi. Tra i militari, c’è chi vuole continuare a svolgere la sua professione in continente, ma c’è anche chi vorrebbe investire il suo tempo in Sardegna, per occuparsi di altre attività, per stare vicino alla propria famiglia e c’è anche chi vive grandi problemi familiari e raramente viene accontentato, trascinandosi nel lavoro questo stato di stress e disagio per tanti anni di fuorisede. Per i più scettici, bisogna ricordare che questo è un’ aspetto che gli Scozzesi hanno compreso e sostenuto nel loro percorso verso l’indipendenza, ma i Sardi si confermano locos pocos e malunidos.
Finas deo che soe in foras, ite cheret narrere, depo dimandare a sa multinatzionale uve triballo chi facana una fabbrica in Sardigna ca gai potzo ghirare a domo mea cada die?
A mie puru mi fit piaghidu chi sos militares chi faghene servitziu in Sardigna esserene totu sardos ca su potentziale bi est pro lu faghere chene sighire a costruire casermas inutiles mezorande finas sa calidade matessi de su servitziu. Su problema est ateru e sa caserma de Pradu est in urtimada. Candho azes a tennere cussentzia de una Sardigna=colonia si nde podet chistionare…
Tenet rejone Roberto e tenet rejone Antoni ca tottu sos Sardos tenene su dirittu de travallare in Sardinna.
Su problema pero’ est diversu, ca po unu travallu civile dipendete da uve s’azzàppada cussa impresa e dae sa regione puru chi diat deppere fraicare sas opportunitades de travallu e de impresa in Sardinna etottu.
Pro sos militares est diversu, ca incue onzi facultade partiti dae su guvernu Romanu, ma est puru abberu chi sa regione Sarda potete impònnere sas cundissiones chi cherete.
Jeo tenzo sa cussentzia de una Sardinna natzione e no est abberu chi in tempos nostros semus una “colonia”, est abberu chi sa democratzia no azùada sas minorantzias, comente est abberu chi sos puliticos Sardos si dian deppere ischitare puru.
Proite in su sud-tirol ana impositu una leze locale chi non achet intrare a travallare sos militares chi no ischini faeddare in Tedescu e in Sardinna est prenu de militares romanos e napoletanos chi no ischini nudda de su territoriu, chi s’aumbrana finas cando nos intendene faeddande e no iden s’ora de si nde fuire.
Itte est isettande sa regione chi potete interbènnere in manera sèmpritze, pro custu e pro achere isparire sos poligonos ?
Fortza Paris este pro sa sovranidade e federalista no a su modu de sa Lega e su programma este iscrittu pro chi cheret: http://www.fortzaparis.com. A narrer de Antoni Fortza Paris no tenet dirittu a faeddare e no este su primu chi pensada chi s’idea de fortza paris este fastidiosa e tandu menzus a fagher silentziu. Pro sos militares sardos isco solu chi promedas annos in Roma mi so impignadu pro sa caserma de Macumere e oe centinaia de nugoresos e sardos sunu in domo. In Bolzano sos dipendentes pubblicos tenent una indennidade de bilinguismu e su matessi in val d’Aosta in Sardigna no. Certos chi tenet sa ucca prena de sardidade poite non si movente pro chi sos sardos puru tenzana s’indennidade chi este de no pagos euro. Sa veridae este chi sa Sardigna no tenet in s’istatudumancu un “comma” in nue sida iscrittu chi su sardu este limba. Ma s’istadu italiano invece considerat sa Sardigna comente a minoranza linguistica. Come dice un noto personaggio: fatti e non chiacchere.
pro antoni deo tenzo unu mere in domo mia atros non de tenzo. no isco tue.
Adrià..Mica ho capito che significa “indipendentismo garbato”..Siamo mica dele Burundi??
L’ex generale dell’esercito italiano mi dovrebbe spiegare come si fa una frittata senza rompere delle uova??? ))
Inoltre trovo di cattivo gusto giustificare l’ennesima “caserma” a Nuoro, dimenticandosi che 1/3 dell’intero territorio sardo e già “occupato” dai militari (sardi oppure meno) Poi trovo opinabile l’affermazione in merito alla reale “utilità” dell’ennesima caserma militare spacciandola come incisiva per l’economia locale (non esistono studi in merito, dunque la mia parola vale quanto la sua). Peggio! sapere che i “soldi” per le caserme ci sono, mentre sempre nella stessa Nuoro è stata decapitata di fatto l’unica eccellenza non solo culturale, ma finanche economica (con il suo piccolo ma reale indotto) Rappresentata dall’Università…
[...] ci sono scuse, la posizione espressa dal Generale in ausiliaria Gianfranco Scalas sul merito della nuova caserma militare di [...]
[...] ci sono scuse, la posizione espressa dal Generale in ausiliaria Gianfranco Scalas sul merito della nuova caserma militare di [...]
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