Kidon Unity – La guerra segreta di Israele
Ha suscitato clamore il 19 gennaio scorso a Dubai (UAE) l’uccisione di Mahmoud al-Mabhouh, tra i principali procacciatori d’armi dei Palestinesi di Hamas. Diversi elementi condurrebbero infatti ad una azione del Kidon, dipartimento del Mossad, creato come unità speciale di intervento estero dello Stato di Israele.
A puntare il dito contro questa azione sarebbero diversi paesi Europei, secondo i quali l’intelligence di Tel Aviv avrebbe utilizzato passaporti falsificati di diversi stati al fine di coprire un coinvolgimento diretto del Mossad nell’assassinio.
Secondo Israele invece questa critica sarebbe dovuta al tentativo di fare pressioni da parte UE per la controversa situazione delle colonie ebraiche nella West Bank (in Italia meglio nota come Cisgiordania) e che sarebbero l’ostacolo principale ad un duraturo piano di pace in Medio Oriente che preveda la creazione di uno Stato Palestinese. La falsificazione dei passaporti del resto, sarebbe pratica diffusa da tempo dalle agenzie di sicurezza di mezzo mondo.
Ma è l’assassinio in se ad aver rinnovato un vecchio dibattito nella Pubblica Opinione mediorientale: L’utilizzo in funzione preventiva dell’omicidio mirato contro avversari chiave.
Che etica potrà mai avere una simile manovra?
In tempi recenti la pratica è stata utilizzata in grande stile dagli USA per le campagne Afghana e Irachena, dove il criterio della prevenzione si è tramutato in un impegno militare su vasta scala.
Per la politica israeliana il concetto di “prevenzione” da future potenziali minacce nasce invece nel 1972 con motivazioni di semplice vendetta: dopo i tragici fatti di Monaco, nelle cui olimpiadi perì l’intera squadra ebraica per mano del terrorismo palestinese del gruppo di “Settembre Nero”.
L’operazione che ne seguì, sponsorizzata dall’allora premier Golda Meir, lanciò una triste pratica destinata a perpetuarsi ancora oggi. Se i presunti membri di “Settembre Nero” furono tutti assassinati in mezza Europa ed a Beirut per mano del Mossad, la volontà di fermare potenziali minacce alla sicurezza di Israele si è tramutata in una costante caccia al nemico (o più o meno considerato tale) che non ha conosciuto soste, né con i nuovi premier, né con i nuovi direttori dell’agenzia israeliana, il cui direttore attuale Meir Dagan, lanciato da Sharon nel 2002, è stato riconfermato da Benjamin Netanyahu alla carica che gli ha consentito di portare a casa diversi “risultati”:
Il più noto è sicuramente quello del 12 febbraio 2008 a Damasco, nel quale Imad Mughniyeh, capo militare dei Libanesi di Hizb’Allah, è saltato in aria con la sua jeep dopo essere uscito dalla sede del Mukhabarat, l’agenzia spionistica Siriana.
Altri “interventi” sarebbero quelli a spese di “non meglio specificato personale strategico iraniano” nel settore scientifico, spedizioni nelle quali alcune voci sostengono che Israele avrebbe messo a tacere “elementi coinvolti nella progettazione del nucleare di Teheran”.
Secondo un ispettore dell’agenzia atomica a Vienna (AIEA), questa serie di sabotaggi ed assassini mirati avrebbe fatto perdere all’Iran alcuni anni nell’approntare un’arma nucleare.
Tra questi vi sarebbe la morte di Massoud Ali Mohammad, perito lo scorso 12 gennaio di fronte a casa sua. Ma anche il fisico Ardeshire Hassanpour, soffocato da esalazioni di gas nella sua abitazione la notte del 27 febbraio 2007.
Direzione di Dagan a parte, nel Mossad i fiaschi clamorosi non sono mai mancati, come quello di Lillehammer in Norvegia il 21 luglio del 1973, nel quale al posto di un celebre “patriota” arabo morì, per un grossolano scambio di persona, un comune cittadino di nome Ahmed Bouchiki, emigrato marocchino.
Altro fiasco, recente, è quello del settembre 1997, nel quale ad Amman in Giordania venne avvelenato l’attuale leader di Hamas Khaled Meshaal, ma gli agenti vennero catturati ed Israele dovette fornire l’antidoto al veleno mortale.
La violenza di Israele è da condannare.
Non possiamo biasimare la politica di sicurezza di Tel Aviv nel doversi preoccupare di dare risposte ad uno Stato nato sotto il terrore dell’assedio costante e del pericolo attentati da parte del mondo arabo-iranico, ma possiamo certamente biasimare la volontà di rispondere con la morte al terrore, e spesso, con un uso spropositato della forza di fronte alle minacce incombenti ed alle strategie imperialistiche di Paesi ostili (come l’Iran) i quali sfruttano le vittime dell’imperialismo ebraico come i Palestinesi per proprio profitto geostrategico nella Regione.
L’escalation e la spirale di violenza, costruita sulla risposta continua alle provocazioni, non giustifica più completamente questa forma del diritto alla difesa da parte di Israele.
Il Paese della stella di David ha diritto all’esistenza, non ci stancheremo mai di ripeterlo, ma fintanto che la politica di Gerusalemme avrà il doppio volto della mediazione diplomatica e della violenza, tutte le parti in conflitto non giungeranno mai ad una soluzione pacifica e che consenta anche ai Palestinesi la formazione di uno Stato dai confini certi.
Analogo concetto che deve valere per movimenti politici come Hamas.
Grazie per l’attenzione.
Di Corda Marco e B. Adriano.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
grazie dio che avete scritto che Israele ha il diritto da Esistere.
pero sfortunatamente, i vicini di israele non pensano come voi.
la “violenza che voi pensate o scritte cosi convinti, è un elemento di
necesità per certi casi. Israele non usa la violenza perche sveglia al mattino,
dicendo cosa facciamo oggi, NO e NO, è un paese che le forze armate sono sotto
il verdeto del governo e il governo non ha un minuto di pace
con utti intorno che tra lanciare missili, ancora da gaza, o da lebanon dalla
hizbulla, allora per favore non parlate su violenza quando ancora eberi hanno
paura di mostrare la loro religione in europa, o christiani nel mondo arabo.
good luck
e speriamo che pace verrà presto
Israele è un paese che illegalmente occupa territori non suoi dal 1948 quando si presentò in Palestina armi in pugno cacciando gli arabi. In più insieme agli Stati Uniti è il paese che meno rispetta i trattati di pace e fa il bello e il cattivo tempo all’ONU. quindi che sia odiato è perfettamente giustificabile
Pur amando profondamente la pace sono convinto che le preghiere e i buoni propositi non riescano a fermare i proiettili e neppure le bombe. Israele è in perenne stato di assedio e non c’è modo di fare la pace con chi non ne vuole sapere. La risposta agli attentati non può non essere che durissima anche perché la maggior parte dei popoli vorrebbe la pace ma gruppi ristretti assolutamente no! La guerra continua e permanente mantiene interessi economici giganteschi ma l’Europa fa ben poco per stroncarli anche se ne avrebbe il modo e i benefici di un medio oriente pacificato sarebbero immensi. Bisogna porsi la domanda chi c’è dietro lo stato di guerra permanete da entrambe li parti?