Nuovi venti di guerra nella penisola Coreana
La traballante situazione diplomatica era già ben nota agli osservatori internazionali, e, come facilmente prevedibile, a seguito dell’attacco della Corea del Nord contro la sua omonima del Sud, i rapporti si sono rapidamente deteriorati ed appare in forte ascesa il rischio di un nuovo conflitto fra i due Stati.
I fatti: il 23 novembre la Corea del Nord ha bombardato con artiglieria pesante un’isola contesa di confine (Yeonpyeong), provocando un paio di morti civili e due militari, con decine di senzatetto. Ma la risposta della Corea del Sud, giudicata troppo morbida dalla Pubblica Opinione di Seul, ha scosso il Ministro della Difesa che è stato portato alle dimissioni.
Le cause di questo attacco sono da ricollegarsi (secondo il dittatore nord-coreano Kim Jong-Il), a “provocazioni militari intollerabili ed all’invasione di territorio nazionale da parte del Sud”. E potrebbero portare ad un nuovo conflitto armato, si spera inferiore a quello del 1953.
Le reazioni della Comunità Internazionale, USA ed UE in primis, sono state di netta condanna verso l’accaduto con l’immediato lavoro sul campo delle diplomazie per calmierare il degenerare della situazione. Anche se, essendo Pyongyang un’autorità al di fuori di ogni trattato ed accordo internazionale, le possibilità di riuscita, almeno per il momento, sembrano essere alquanto limitate.
Per questo motivo gli Stati Uniti hanno rinnovato la partnership con Seul sul piano militare ed hanno annunciato un’azione congiunta in caso di conflitto. E’ stata inoltre estesa la richiesta di appoggio a tutta la Comunità Internazionale, Cina inclusa, per scongiurare una nuova guerra che, ovviamente, sarebbe devastante per tutta l’area ed in particolare per la Corea del Nord. Secondo gli USA l’attacco del Nord sarebbe riconducibile alle manovre per la successione di Kim Jong-Il e non ci sarebbe l’intenzione di estendere le operazioni militari.
Non sfugge agli osservatori occidentali la partita a distanza tra Washington e Pechino per il controllo di un’area strategica che funge da cintura di continuità con la Cina continentale ed i relativi traffici marittimi su cui Pechino non tollera scenari di natura bellica.
La Corea del Nord continua a funzionare come una sorta di stato-cuscinetto nei confronti di Seul, quest’ultimo alleato occidentale e primo partner degli USA nello scacchiere che punta a trasferire nel Pacifico buona parte del vecchio asset militare un tempo maggiormente dislocato nell’emisfero ovest e nella vecchia Europa durante la contesa con l’ex URSS. I motivi stavolta sono tutti economici.
Tra gli ultimi dissidi armati nella penisola coreana si ricorda lo scontro navale sul Mar Giallo del giugno 1999 con decine di nord-coreani morti; quello del 2002 con una ventina di marinai deceduti in entrambi gli schieramenti, e l’ultimo del marzo 2010, con la misteriosa esplosione di una corvetta sud-coreana in cui sono morti 46 militari.
Da U.R.N. Sardinnya, Archivio 2005 > 2009 – Esteri: Il rapporto Pechino-Pyongyang (Ottobre 2006):
La crisi nucleare innescata da Pyongyang nel 2006 ha tuttavia portato a galla le contraddizioni di Pechino, mettendo in risalto la sua geostrategia attuale ed un vicino rappresentato in politica interna come eroe nella lotta internazionale all’imperialismo di Washington.
Tutti nella regione sono ben consci del plausibile effetto a catena determinantesi da un crollo del regime comunista coreano, che verrebbe naturalmente unificato con la “capitalista” Seul.
Così come accadde in Germania est nel 1989, anno in cui con l’ unificazione partì una reazione a catena culminata con il crollo dell’URSS. Stavolta si teme che il crollo di Pyongyang e l’unificazione con il Sud scateni le condizioni per l’eclissi del monopartito Cinese.
Appare chiaro il disegno degli eredi di Kim Il Sung: giocare con la consapevolezza di essere ambiguamente difesi dalle difficoltà interne di Pechino (ideologicamente vicine al regime), ed allo stesso tempo, geostrategicamente ormai lontane.
Una terribile contraddizione quindi per la Cina, consapevole dei rischi derivati dalle stesse menzogne raccontate per decenni alla propria Opinione Pubblica e con un vicino che alza la posta avvalendosi di questa contraddizione al fine di tornare direttamente sulla scena internazionale e trattare in prima persona con Washington.
Grazie per l’attenzione.
Di Floris Maurizio.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos