Economia: L’European Stability Mechanism e il controverso profilo finanziario dell’Europa
Dopo aver affrontato il debito della Grecia, l’Eurogruppo dei 16 ministri economici e finanziari riunito lo scorso 28 novembre ha approvato un piano di aiuti di 85 miliardi di Euro con un tasso di interesse del 6% a favore dell’Irlanda, finanziato dal Fondo Monetario Internazionale e dall’Unione Europea.
Lo stesso 28 novembre a Bruxelles si è discussa la proposta di alcuni ministri dell’Ecofin di istituire un organismo che opererebbe come un fondo monetario
europeo, che intervenga secondo i parametri dell’FMI, al fine di sanare i problemi di liquidità degli Stati a rischio default e interrompendo di conseguenza il contagio della crisi del debito.
Si tratta dell’European Stability Mechanism (ESM), che dovrebbe subentrare al fondo di stabilità in calendario per il 2013, esso prevederebbe il coinvolgimento del settore privato (banche, possessori di titolo di stato e hedge funds). Scopo dell’ESM sarà quello di intervenire per offrire supporto alla soluzione delle varie crisi.
L’attuale fondo di stabilità è l’European Financial Stability Fund, creato per salvare la situazione della Grecia e dotato attualmente di 440 miliardi di euro, a cui si vanno ad aggiungere 60 miliardi dell’UE e 250 miliardi del Fondo Monetario Internazionale.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel, a garantire la difesa dei contribuenti dalla speculazione, avrebbe fortemente voluto fin dal principio che l’ESM fosse visto come un organismo la cui attivazione non debba essere automatica e indistinta, ma settoriale ed organica, ovvero solo se indispensabile per la salvaguardia dell’area Euro nel suo insieme.
In definitiva, la Germania è contraria all’idea di rafforzare il metodo utilizzato per Paesi come Grecia e Irlanda e quindi contraria – con la Francia – anche alla proposta dei ministri italiano Tremonti e lussemburghese Juncker, circa l’eventualità dell’emissione di titoli E-bond garantiti da Bruxelles (da non confondere con i classici Eurobond), il cui eventuale ricavato si sarebbe dovuto utilizzare per salvare gli stati più indebitati.
La Germania infatti, oltre a non ritenere particolarmente utile la proposta, preferirebbe un sistema di aiuti che l’ESM valuterebbe caso per caso, evitando metodiche assistenzialistiche verso Stati poco virtuosi sul piano della stabilizzazione economica interna.
In questo panorama, in seguito agli accordi commerciali sull’asse Pechino-Bruxelles, si è inserita proprio la Cina che ha aperto al sostegno finanziario all’area euro piegata dalla crisi.
Dopo l’acquisto di titoli di stato portoghesi, il vice premier Qishan avrebbe annunciato la disponibilità di Pechino a contribuire alle misure di stabilizzazione prese dall’Europa, anche con l’acquisto dei bond degli stati Europei in crisi.
Questo interesse cinese nell’aiuto offerto agli stati europei è dovuto alla preoccupazione degli interessi economici di grandi proporzioni che legano le varie
economie mondiali. Il tutto in base a quanto ribadito nel vertice bilaterale con la UE svoltosi a Pechino in materia di investimenti, con l’opzione di un coordinamento rafforzato Cina-UE in sede di G20.
Tra il 16 e il 17 dicembre, il Consiglio Europeo, con la partecipazione dei capi di Stato e di governo dell’UE ed il presidente della Commissione José Manuel Barroso, sotto la presidenza di Herman Van Rompuy, ha raggiunto l’accordo per modificare il Trattato di Lisbona inserendo il testo per poter creare il fondo di intervento ESM.
L’accordo doveva avere un riferimento alla “indispensabilità”, aspetto che non era presente nell’ultima bozza presentata, ma insistentemente voluto dalla Germania (per i motivi sopra citati) affinché apparisse in qualche forma nel testo da inserire nel Trattato.
Si partirà dunque questo gennaio con la definizione del testo definitivo, in sinergia con il Parlamento Europeo, con la Commissione e la BCE .
Il debito pubblico diverrà il fattore chiave per determinare la procedura per disavanzo eccessivo nei confronti di un Paese membro.
Il cancelliere tedesco tende quindi a ribadire la linea della responsabilità dei singoli stati nel controllo dei conti pubblici. Aspetto sul quale lo Stato Italiano continua a peggiorare gravemente, con una economia destinata ad una lenta agonia ed una pressione fiscale sempre più alta (tra le maggiori dell’area Schengen).
Nonostante l’accordo preventivo raggiunto tra i capi di stato e di governo sull’ESM, i mercati non trovano entusiasmo e la moneta unica si mostra ancora debole.
Le cause di questa diffidenza globale dei mercati possiamo attribuirla in parte anche al fatto che l’ESM diventerà operativo solo dal 2013, con il forte dubbio che durante i tempi di avvio potrebbero svilupparsi altri allarmi. Come quelli che rapidamente hanno colpito già diversi Stati.
Altre perplessità riguardano proprio la moneta unica, messa a dura prova di fronte ai problemi di risanamento della liquidità degli Stati, ma soprattutto, c’è un nuovo dubbio all’orizzonte: per quanti di essi si potrà azionare l’ESM contemporaneamente?
Viste le affermazioni del presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, sul rilancio dell’idea E-bond e sulla probabilità di aumentare il fondo salva stati all’inizio del 2011, ci sono i timori di nuovi attacchi speculativi sul debito, nello stesso periodo in cui gli stati europei dovranno rifinanziare 560 miliardi di titoli di Stato, che potrebbero non bastare se questi dovessero colpire la Spagna.
Nonostante tutto, si sta verificando quanto previsto dal Governo Europeo circa un anno fa, e cioè l’assunzione di un livello (seppure basso) dell’attività economica capace di riprendersi lentamente, beneficiando della ripresa della domanda estera e dei consumi dei privati.
Ma la Sardegna? Più che in Europa, a causa dell’iniqua intermediazione italiana, ne siamo alla sua più estrema periferia. Non solo la Sardegna non ha alcuna voce in capitolo – anche rispetto a Stati, come Malta, che hanno meno abitanti di noi – sul campo della macroeconomia, ma non abbiamo voce neppure sugli elementi dell’ordinaria economia. Si pensi, ad esempio, agli abissali ritardi del settore primario.
Grazie per l’attenzione.
Di Melis Roberto.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Si trattat solu de palliativos, pondere tzapulos ind’unu istire oramai frazicu. Custu sistema economicu est fallitu dae tempus, s’ititutzione de su WTO, motore de sa globalizzazione, at atzelleratu sos disacatos supra sa massa popolare e non solu, sa disoccupatzione e su istare male est cosa chi pertoccat tottu sos settores de s’occupatzione, in su mentre chi sos politicos de cale si siat parte non si mustrana capatzes de abistare remedios, remedios chi paret no esistana, prova nde est chi issos sichini a si godire in manera arrogante odiosos privilezios, inbentandesi die po die isollorios po ingaddinare sa zente.
Su chi lanpat a mie, e pesso a su prus de sa zente, est,chi, ne manca e ne dereta, a capu de sos guvernos, sunt su remediu; est su sistema chi non rezet prusu.
Su chi bidimus, e adolumannu nostru vivimos, est unu modellu de sotzietade poveru e frittu chena perunu inbeniente vonu po nois e fitzos nostros.
Custu sistema globalizzatu, in manos a potentados economicos mondiales chene anima, si urriat sos politicos comente cheret, nd’at aju sa zente de votare si poi sos destinos nostros los movet su potere ecomnomicu, de ite razza ‘e sistema democraticu semus faedande si su potere no est in manu a su populu?
Nos cheren facher credere chi s,abbundantzia de cosas de consumare, peri a prejos bassos, su fatzile aportu a su creditu de sas bancas e de sas finantziarias criana oportunidades e ricchesa.
In beritade semus prenos de cosas chi sa zente no abastat po la consumare.
Su Sistema ispinghet a sa delocalizzatzione de sas produtziones chircande senper e solu su massimu profittu; ma in s’inprestante in sas zona delocalizzatas si est criatu unu disacatu mannu: disoccupatzione: duncas non si potet prusu acudire a sos inpinnios leatos chi sos istitudos de creditu, e sa roba mancari siat baratta arrunbat in sos iscafales, e duncas? Si est produita sa Crisi!
E a pacu e nudda servit chi su manovratore de turnu comporet sos depitos chi issu matessi at cuntribuitu a zenerare. Est a sichire a jocare e ispeculare supra sos sentimentos de sa umana zenia.
Il sistema è marcio fino al midollo, hanno voglia a creare “Meccanismi di Stabilità Europea”, solo i ciechi non hanno visto che questa è una crisi finanziara/economica diventata crisi monetaria globale grazie alle manipolazioni che hanno fatto in questi anni le banche centrali con l’avallo dei nostri politicanti. Qua si continua a tirare fuori politiche di salvataggio dei debiti creando altri debiti! Roba da matti! Tutto il mondo è diventato Debito! Prima si è lasciato fare alle banche quello che si voleva con operazioni ad alto rischio, creazione di “strumenti finanziari” modello schema Ponzi, accollando poi sugli stati sovrani i debiti creati dal sistema bancario generato da queste operazioni ad alto rischio. Troppo comodo! Se proprio vogliamo essere in un libero mercato (che non lo è) le banche le si sarebbe dovute trattare come normali aziende e lasciarle fallire a causa dei loro investimenti sbagliati. Al massimo avrebbero potuto salvare i depositi dei correntisti, ma negli ultimi due anni si sono viste delle porcate che con il libero mercato non hanno nulla a che fare, le banche che hanno fatto investimenti sbagliati, come succede in un mercato veramente libero, sarebbero dovute fallire e non essere nazionalizzate accollando sulle popolazioni tutti i debiti, alla faccia dello stato di diritto! Chi ha sbagliato viene premiato e chi non ha sbagliato viene derubato.
Qua siamo in un grande schema Ponzi a livello globale in cui tutti gli stati/banche centrali stanno lottando a chi inflaziona di più la propria valuta per diluire il debito pubblico che per molti paesi (stati uniti in primis) è ormai insolvibile. Vince chi cade per ultimo. Gli Stati Uniti sperano che l’euro si indebolisca poichè riuscirebbero a guadagnare tempo a vantaggio del dollaro che si salva solo perchè valuta di riserva a livello mondiale (ancora per poco) e perchè usata per gli scambi di materie prime (petrolio e commodities). Il debito degli Stati Uniti ha raggiunto proprio ieri la fantasmagorica cifra di 13 trilioni di dollari, e uno dei massimi creditori americani sono i Cinesi che ovviamente da creditori non vedono affatto bene il costante inflazionamento del dollaro da parte della Federal Reserve. Questa non è solo la più grande crisi e monetaria ed economica, siamo in piena guerra fredda valutaria (Russia e Cina hanno raggiunto l’accordo per non usare più il dollaro per i propri scambi commerciali). I nostri politicanti hanno distrutto l’economia, hanno tolto il rischio d’impresa alle banche, hanno autorizzato le banche ad essere una casta privileggiata rispetto alle altre aziende, inflazionano le valute a piacere dollaro, euro etc.. ci impoveriscono quotidianamente perché non è la merce che costa di più ma il denaro che perde valore costanetemente, continuano a dirci che per far ripartire l’economia bisogna “consumare, spendere anche indebitandosi”, quando il vero motore di una economia sana e sostenibile è il risparmio. Possono fare tutti i meccanismi di “stabilità”, “sicurezza” etc.. come vorranno chiamarli ma il sistema è purtroppo per noi talmente marcio che cadrà da solo facendo tanto rumore e non ci potranno fare nulla.
[...] di affiancare lo scudo anti-spread alle dotazioni del fondo salva-Stati Efsf e del prossimo Esm, necessario per calmierare i mercati. La Tobin tax (sulle transazioni finanziarie) sarà adottata [...]