Lettera di solidarietà al Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Luis Durnwalder

Il testo della lettera inviata il 12-02-2011 dopo la decisione del Presidente della Provincia di Bolzano a non prendere parte ai festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia:

Alla c.a. del Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, dott. Luis Durnwalder,

Le esprimiamo la nostra più totale ed incondizionata solidarietà per il clima di avversione, se non di volgare attacco, a cui è stato sottoposto da parte di una fetta della pubblica opinione nonché di alcuni settori della politica e delle istituzioni italiane per la sola “colpa” di essere un autorevole esponente della minoranza austriaca in un territorio assimilato in passato dallo Stato Italiano. Ha tutto il diritto di non partecipare alla ricorrenza per il centocinquantenario dell’Italia unita. Nessun uomo libero dovrebbe sentirsi moralmente obbligato a prendere parte alle celebrazioni di una istituzione che non riconosce l’esistenza della sua nazionalità.

Ciò che dovrebbe vedere unite oggi le nostre comunità linguistiche – Ladina, Tedesca e Sarda – risiede alla base della drammatica situazione in cui versa la Repubblica Italiana: siamo soggetti ad uno Stato che alla vigilia del suo 150° anniversario persiste nel confondere i concetti di cittadinanza e nazionalità, quasi fossero sinonimi, ignorando di fatto l’assoluta diversità di costumi, tradizioni, cultura, valori, lingue e peculiarità territoriali sottomesse ad una nazione italiana costruita spesso sul mito, sull’assimilazione politico-militare operata a suo tempo da Casa Savoia e sulla sistematica quanto superba negazione delle identità territoriali. Elementi che a posteriori furono la motivante essenziale da cui nacquero gli statuti autonomi (mai realmente validi) che i padri costituzionali italiani ci hanno lasciato in eredità.
Il sistema regionalistico italiano, ben distante da un serio federalismo politico di matrice plurinazionale, nega l’esistenza di diverse sensibilità al suo interno, spesso adducendo a difesa della sua presunta omogeneità nazionale (che in ogni caso rispettiamo) l’accusa di “campanilismo” e “chiusura” in tutti coloro i quali chiedono semplicemente di non essere penalizzati per la loro appartenenza linguistica e nazionale.
I veri “campanilismi”, obsoleti, dannosi e discriminatori, sono quelli in cui le minoranze traggono dalla Costituzione Italiana forme di autonomia derivata presso le quali il concetto di sovranità non gli appartiene.
Le nostre Comunità devono necessariamente superare il centralismo dello Stato Italiano che intermedia i nostri interessi, la nostra economia, persino la nostra immagine ed i nostri valori in Europa e nel mondo, svuotandoli di significato, talvolta folklorizzandoli e marginalizzandoli.
Noi non vogliamo essere cittadini di seconda classe, ma neppure vogliamo cancellare quella nazionalità italiana comunque radicatasi nel tempo nella memoria e nei cuori di milioni di italiani.
Noi chiediamo semplicemente di poter esistere nel reciproco rispetto a cui dovrebbe poter guardare ogni moderna civiltà globale, in cui la diversità è ricchezza e dove ormai una serie di enunciati internazionali riconoscono ai Popoli il diritto all’autodeterminazione qualora lo Stato di appartenenza non sia stato in grado di soddisfare questo legittimo diritto all’esistenza.
Come liberal-democratici, non saremo noi ad abbattere questo Stato, ma sarà lo Stato stesso ad implodere sotto ai suoi stessi ritardi e le sue contraddizioni se non riconoscerà la sua vera natura. Il Quirinale dovrebbe pertanto astenersi dall’assurda pretesa di voler omologare nazionalità diverse, sarebbe il più grave errore storico in cui potrebbe incorrere chi ha il dovere morale, prima che giuridico, di lavorare per una vera integrazione politica tra le componenti della Repubblica.

Bomboi Adriano,

Ass.ne U.R.N. Sardinnya – Natzionalistas Sardos.

Iscarica custu articulu in PDF

Be Sociable, Share!

    1 Commento

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.