Class action contro Poste, INPS, Equitalia, RAI, scuola e qualsiasi ente in ritardo sul bilinguismo
Cari Lettori, proseguiamo sul problema linguistico.
Pensate, l’art. 100 dello Statuto Autonomo del Trentino-Alto Adige, secondo il quale “I cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano hanno facoltà di usare la loro lingua nei rapporti cogli uffici giudiziari e con gli organi e uffici della pubblica amministrazione situati nella provincia o aventi competenza regionale, nonché con i concessionari di servizi di pubblico interesse svolti nella provincia stessa”, conferisce una dignità ed un potere politico e identitario alla minoranza tedesca di alta fattura.
Se ad un cittadino di Bolzano, di madrelingua tedesca, viene inoltrato un documento da un qualsiasi ufficio nella sola lingua italiana, di fatto il documento è nullo e l’ente avrà 15 giorni di tempo per ripresentare lo stesso documento nella lingua in cui il destinatario possa comprenderlo. Ovviamente la misura annulla anche il decorso dei termini, pertanto l’atto avrà valore legale solo quando il cittadino avrà ricevuto la notifica del documento nella sua lingua. La misura vale anche per qualsiasi tipologia di modulistica che di fatto costituisce un servizio alla collettività. Un giovane ha il diritto di iscriversi all’università compilando moduli in lingua tedesca e di ricevere insegnamenti in tale lingua, allo stesso modo in cui una qualsiasi notifica al cittadino (pagamenti, bollette, ecc) deve essere bilingue.
Ad esempio la libera Università di Bolzano utilizza una comunicazione trilingue: tedesca, inglese ed italiana (vedi). La stessa Regione delibera ed espone i suoi documenti bilingue (esempio in PDF). Equitalia idem (esempio in PDF).
Ricordiamo che invece, con ingente ritardo, in Sardegna la Lingua Sarda è riconosciuta dalla normativa regionale n. 26/1997 e dalla legge dello Stato 482 del 1999, che va ad attuare il riconoscimento delle minoranze linguistiche storiche che la Costituzione italiana contempla all’art. 6, tra i Principi Fondamentali.
Da noi molti giovani, soprattutto dei centri interni all’isola, si vedono imporre nelle scuole un’altra lingua, quella italiana. Non godono pertanto di un valido accesso all’istruzione nella loro madrelingua, la loro formazione viene quindi inficiata alla base alimentando anche un precoce abbandono della vita scolastica, con le inevitabili ripercussioni nella qualità del nostro tessuto sociale ed economico. Talvolta anche di quello delinquenziale, effetto della marginalizzazione a cui il giovane è stato sottoposto.
Pensiamo ai tanti padri di famiglia, anziani o meno, piccoli lavoratori, donne e uomini comuni, che devono persino farsi spiegare il contenuto di una banale notifica dell’INPS o del proprio istituto di Credito; pensiamo a coloro che devono richiedere un prestito; che devono compilare un modulo alla ASL od effettuare un vaglia postale. Pensiamo insomma a tutta quella serie di quotidiane operazioni per le quali diversi soggetti devono richiedere la mediazione di un loro familiare o subire l’intermediazione di terzi soggetti per poter accedere alla vita pubblica e sentirsi realmente cittadini di uno Stato democratico e moderno. A questo disagio materiale si associ quello sociale e psicologico nella dimensione interna ed esterna dell’individuo che lo subisce, spesso passivamente e con imbarazzo. Una dinamica che si è sviluppata in un contesto sociale nel quale parlare la propria lingua è diventato quasi “una colpa” da dover nascondere, elemento che declassa la dignità dell’individuo ma anche la cultura, da intendersi nel suo rapporto con la comunità vissuta e con quella globale.
E’ per queste ragioni che andrebbero intraprese una serie di cause collettive, provviste di risarcimento, contro tutti quegli enti – pubblici e privati – che sottopongono i cittadini di madrelingua Sarda a costanti vessazioni e subordinazioni. Dovrebbero pertanto considerarsi nulle tutte le lettere, le notifiche, le operazioni varie, le ingiunzioni di pagamento, le comunicazioni e qualsivoglia tipologia di interrelazione scritta e verbale che non sia effettuata in maniera bilingue (sardo ed italiano). Tra i potenziali destinatari del provvedimento pensiamo ad Equitalia; ad Abbanoa; alle Poste; alla ASL; all’INPS; alle Banche ed alle Assicurazioni; a tutti gli enti territoriali (province e comuni); ai sindacati; agli uffici pubblici ad essi collegati; alle scuole di ogni ordine e grado; agli organi pubblici della telecomunicazione; alle forze di Pubblica Sicurezza e non (Polizia Municipale/Stradale/di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale, ecc). Pensate che a Bolzano non si può effettuare il concorso presso il Corpo dei Carabinieri se non si supera il test sul bilinguismo.
Siamo coscienti della difficoltà di poter interfacciare, in base alla giurisprudenza italiana, lo strumento della class action con questo problema, anche alla luce delle diverse pertinenze e della differente natura delle istituzioni che concorrono alla discriminazione linguistica sul nostro territorio (pensiamo infatti ad una s.p.a. come Equitalia ed alla Polizia di Stato).
Si tratta di problemi che dovrebbero poter essere trattati anche nella riscrittura del nostro Statuto Autonomo. Ma nel frattempo, come si tutelano i nostri cittadini?
Invitiamo i movimenti politici territoriali Sardi, nessuno escluso, ad uscire dalla stagione dei protagonismi fini a se stessi per interessarsi ad una battaglia epocale (già vinta con successo in altre minoranze internazionali) che vede la necessità di salvaguardare seriamente la nostra identità ma anche i diritti individuali e collettivi che ad ogni società civile non possono essere sottratti impunemente.
Di Corda M. e B. Adriano.
Iscarica custu articulu in PDF
U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Io vorrei partecipare a questa idea, se è possibile anche mediante l’apertura di un conto corrente.
Quanti di voi sono disposti a partecipare?
Perchè non ci organizziamo?
Il problema è che la legge 482 non ci dà il diritto ad avere tutto ciò. Nello stato italiano le minoranze linguistiche sono sottoposte a due diversi trattamenti: da una parte tedesco e francese che hanno un reale bilinguismo (di fatto per imposizione internazionale nell’ immediato dopoguerra) e dall’ altra tutte quelle riconosciute alla fine degli anni ’90. Si tratta del peggior sistema di protezione in Europa, oltretutto sempre meno finanziato dallo Stato.
[...] pubblico vive il problema come un imbarazzo e non come un danno da denunciare (nel 2011 arrivammo a proporre una class action collettiva). Di conseguenza, quando all’interno di una società si allenta [...]