Il diritto all’esistenza di Israele non si discute
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Quanti conoscono “Nathan il Saggio”? Fu il capolavoro della tolleranza tra culture e religioni della letteratura illuminista tedesca. Il testo, di Gotthold Ephraim Lessing, fu in seguito censurato dal nazismo hitleriano ed anche dal fascismo spagnolo che si richiamava ai fasti della vecchia Spagna imperiale: quella che in pieno fervore cattolico cacciava gli ebrei dalle sue terre.
Nella letteratura non sono mai mancati i richiami alla tolleranza od alla semplice riflessione sul ruolo di un popolo vilipeso e bistrattato dai suoi simili, come nel “Mercante di Venezia” di William Shakespeare, a sua volta ispirato da una novella dello scrittore trecentesco Giovanni Fiorentino.
Non esiste Popolo sulla terra tanto offeso e calpestato quanto quello ebraico, che nei secoli ha dovuto patire sofferenze ed eccidi di varia natura. A partire dall’Impero Romano, passando per le crociate (che all’atto pratico non iniziarono contro i musulmani ma in Europa); la Controriforma delle potenze cattoliche (che costò il rogo anche a parecchi ebrei) e l’olocausto operato dal nazismo contro gli “eredi” di David.
Con “La Notte” di Elie Wiesel ci siamo domandati se l’essere umano – nonostante alcuni importanti valori conseguiti con la tolleranza di Locke, l’illuminismo, i diritti dell’uomo di Thomas Paine ma anche le scoperte scientifiche – abbia fatto un passo in avanti con l’avvento dei campi di concentramento del ’900. Una piaga che non risparmiò neppure la politica di svariati Paesi del socialismo reale. La risposta che ci siamo dati è stata negativa, perché gli uomini scordano rapidamente gli errori del passato e tendono a ripeterli, anche in epoche apparentemente attraversate dalla Ragione e dal buon senso.
Occorre sempre vigilare.
In Sardegna è stata la morte del pacifista filo-palestinese Vittorio Arrigoni a Gaza ad aver portato a galla una nuova forma di intolleranza che purtroppo trae origine dal conflitto arabo-israeliano in Medio Oriente. Non si discute la bontà di Vittorio Arrigoni ed il suo impegno per la vita dei bambini e del Popolo palestinese nel suo complesso, ma giudicare negativamente un Popolo, quello ebraico, come hanno fatto anche parecchi Sardi dopo la morte di Arrigoni, è stato anch’esso un sintomo di intolleranza.
E non si può mettere sullo stesso piano la politica di un governo con il diritto all’esistenza di un Popolo che in una sua componente ha espresso quel governo.
Bisogna inoltre considerare che Vittorio Arrigoni, malgrado abbia ricevuto minacce di morte anche dal campo israeliano, non è stato ucciso da Israele ma da una fazione interna ai palestinesi. Il regime di Hamas al potere nella striscia di Gaza non ha mai avuto alcun timore ad addebitare ad Israele parecchi omicidi avvenuti nel suo territorio, ma stavolta ha dovuto riconoscere che mandanti ed esecutori della fine di Arrigoni sono giunti dai suoi stessi servizi segreti interni a Gaza.
Evidentemente ed in buona fede, Arrigoni commise l’errore di scordarsi di non essere in una democrazia ma nel territorio di un regime, criticando così anche la politica di Hamas, la quale, ricordiamolo, non ha mai esitato ad assassinare i suoi stessi fratelli della fazione politica di Fatah (oggi rimasta nella West-Bank Cisgiordana). L’omicidio Arrigoni va dunque inquadrato come il prodotto di un diverso approccio verso il pacifismo internazionale operante a Gaza da parte di Hamas: se da una parte ad esso fa mediaticamente comodo che giungano simpatizzanti da tutta la Comunità Internazionale ad aiutare il popolo palestinese, dall’altra, non si accetta che poi questi possano fare propaganda politica distinta dalla linea dei vertici e/o di qualche fazione più intransigente, stavolta identificata con un’area salafita.
E’ opportuno ricordare che il processo di pace in Medio Oriente è bloccato anche e soprattutto da Hamas, che non riconosce il diritto all’esistenza di Israele. Un movimento che spara razzi verso Israele da luoghi pubblici ed edifici privati al fine di ottenere un uso sproporzionato della forza da parte di Israele, che in rappresaglia a questi attacchi compie purtroppo spesso delle vere e proprie stragi a danno dei palestinesi. Dei morti che dopo vengono propagandisticamente esibiti da Hamas per perpetuare il proprio consenso nel territorio e preservare il suo potere, determinato da uno stato di guerra permanente.
Hamas è a sua volta una delle articolazioni dell’imperialismo di vari Paesi arabi ed islamici di stampo autoritario, tra cui l’Iran, e che detengono a loro volta potere ed influenza su una parte del mondo islamico grazie all’assenza di democrazia che contraddistingue lo scenario mediorientale.
E’ praticamente impossibile dialogare per Israele se la controparte è divisa (Fatah/Hamas): solo da pochi giorni grazie all’Egitto ha intrattenuto un primo accordo di conciliazione tra palestinesi che dovrebbe condurre a nuove elezioni a Gaza entro un anno. Ma il dialogo rimane improbabile se una di queste parti (Hamas) non riconosce il diritto israeliano ad esistere, nonostante ciò non giustifichi l’uso sproporzionato della forza da parte di Tel Aviv in reazione al clima di terrore in cui vive lo Stato di Israele fin dalla sua nascita nel 1948.
La spirale della violenza, fatta di attacchi e rappresaglie continue, fu inaugurata fin dagli anni ’50, quando l’Egitto all’epoca ricopriva un ruolo diverso rispetto alla svolta di Sadat in cui si riconobbero i diritti di Israele. Nei primi anni di esistenza, lo Stato ebraico impiegò parecchie risorse nelle sue IDF (Israel Defense Forces) e nei suoi servizi di sicurezza, identificando immediatamente nell’intelligence egiziana la fonte dei finanziamenti volti alla distruzione di Tel Aviv. Una linea che negli ultimi decenni si spostò verso alcuni Paesi della Lega Araba ed in particolare verso Teheran, che equipaggia gruppi terroristici di svariate sigle al fine di fornire un supporto allo stallo politico in cui versa il processo di pace. Una situazione che avvantaggia anche i falchi dell’amministrazione israeliana i quali hanno così buon gioco nel far proseguire un’opera di colonizzazione su alcuni territori occupati e, contemporaneamente, per proseguire l’annientamento e la demoralizzazione della controparte palestinese.
Noi siamo per la costituzione di due Stati, uno israeliano ed uno palestinese, dai confini certi. Una soluzione che non potrà mai avvenire né schierandosi da una sola parte, né generalizzando ideologicamente un contesto che proclama la cancellazione di un popolo a partire dalle sue stesse istituzioni.
Grazie per l’attenzione.
Di Floris M. e Bomboi A.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Partendo dal pressuposto che la questione mediorientale è abbastanza complicata e articolata,non sono d’accordo con questo scritto:esso si basa troppo su una visione “occidentalista” o comunque da un punto di vista un pò troppo ideologico:si definisce Hamas come facente parte di un “network imperialista” di cui l’Iran sarebbe l’apice:ricordo che Hamas fu fondata negli anni 80 proprio da Israele per contrastare l’OLP e dividere la resistenza palestinese,l’Iran con la rivoluzione del 79 si liberò dal giogo imperialcapitalista dello Scià,burattino degli USA e oppresore del popolo iraniano,poi certo con il regime degli ayatollah(e anche con il laico nazionalista Ahmadjjneiad)una buona parte del popolo ancora più o meno viene opressa e le forme di potere del governo iraniano non sono condivisibili,ma arrivare a definire l’Iran un paese imperialista(potente) dell’area mi sembra un pò eccesivo:e Israele,e l’Arabia Saudita?per quanto riguarda il conflitto araboisraeliano vedo che ci sono ancora pregiuduzi storici :si è abituati a considerare gli ebrei come eterne vittime e dunque a garantire sempre e comunque l’appoggio alla loro causa.Che gli ebrei siano stati un popolo perseguitato nella storia non si contesta(anche se poi tutto ciò sarebbe da approfondire),e comunque si deve capire che in questo caso,in Palestina,non sono certamente gli ebrei,o il popolo gli oppresori,ma sono la cosidetta elitè ,di banchieri,industriali,membri di lobby che costituiscono nell’inisieme il sionismo internazionale e i politici a loro asserviti e complici,gli opressori.Israele è il maggior stato imperialista dell’area del MO con testate nucleari,esercito fortissimo e potere economico,che da anni 60 anni occupa la terra di nome Palestina:lo stesso Vittorio Arrigoni,pacifista,libertario,antifascista,denunciava proprio la nascita dello Stato di Israele,l’inizio per i palestinesi e in gen per gli arabi di moltissimi problemi,oltre alla deportazione di quasi 1 milione di indigeni,la NAKBA,e infatti probabilmente dietro il gruppeto di reazionari salafiti,si nascondeva il MOSSAD (e Vittorio era stato già minnaciato di morte da membri,1 membro della lobby sionista degli USA e incarcerato varie volte in Israele).La situazione palestinese in effetti è più vicina a quella sarda:la Palestina prima di esser invasa era abitata da popolazioni (stabilitesi lì da migliaia e più di anni)indigene,arabi,ebrei,cristiani ecc,finchè arrivarono i sionisti che usarono la favola della Terra Promessa per il loro progetto politico e il resto si conosce:non dimentichiamoci che Israele è il braccio armato dell’imperialismo USA opressore del popolo sardo(tra gli altri):non molto tempo fa gli israeliani,con complicità italiana,si esercitarono per la guerra contro il popolo palestinese proprio a Decimomannu
Ci sono troppe questioni sul tappeto. Se bisogna dirla tutta, in Medio Oriente ho anche conosciuto persone che sostengono che la rivoluzione Khomeynista non sia altro che una manovra britannica per evitare il rischio che Teheran (con le sue risorse energetiche) finisse nell’orbita sovietica (durante la guerra fredda). Pertanto a livello teorico tutto è possibile, anche l’inesistenza di Al-Qaeda. D’altra parte i Talebani (Pakistan-Afghanistan) furono forgiati dagli USA in funzione anti-sovietica.
Ma l’imperialismo regionalista è una realtà (a prescindere da chi e come lo alimenti), lo si tasta con mano nel ba’thismo siriano (e iranico-sciita) in Libano (ci sono stato personalmente), ma anche in Iraq, che è terra di conquista tanto del mondo sciita che di quello sunnita (o meglio, wahabita, con l’area saudita). La verità è che a livello geopolitico gli interessi di diversi stati spesso si sovrappongono e possono convergere in determinati paesi, o divergere in altri. Cioè, non significa nulla che uno stato sia alleato di un’altro in un determinato scenario, perché a pochi chilometri di distanza potrebbe avere interessi differenti.
Il popolo ebraico ha avuto tutto il diritto di ritornare, in base alla sua ideologia nazionalista, in Palestina. I conflitti che ne sono seguiti non sono stati solo opera di Israele ma di diversi paesi arabi: non è filo-occidentalismo affermare ciò, ma un fatto oggettivo. Specie se si osserva come sono stati usati e strumentalizzati i Palestinesi nella West Bank e nel territorio Giordano. L’errore che si fa in occidente è di attribuire tutte le colpe al campo USA-Israele, quando in realtà diversi Paesi islamici (più o meno autoritari) esprimono forme di imperialismo, dalle più evidenti alle più occulte.
Le lobby ci sono ovunque, anche in Iran e nelle potenti agenzie finanziarie saudite e degli emirati (compartecipate dall’occidente). Di questo ne abbiamo parlato in altri articoli in passato.
Il problema è che si generalizzano le cose, come quando quì in occidente si pensa che i paesi NATO dell’UE siano solo cagnolini al servizio degli USA. La verità è che anche i Paesi UE hanno specifici interessi che portano avanti (così come fanno diversi Paesi islamici) e non necessariamente i loro partner sono connessi a singole iniziative politico-militari avviate in determinati territori.
Se a Gerusalemme la pace ancora non si vede, e non si vede da 60 anni, le responsabilità sono anche di diversi stati musulmani, i quali portano avanti i loro singoli interessi.
Le bombe atomiche sono un deterrente da guerra fredda, se non si usavano prima (nella logica dell’equilibrio), ancora meno lo si fa oggi. L’alternativa infatti è sempre l’opzione militare classica, ma neppure Israele è in grado di sostenerla. Tanto è vero che nessuno negli ultimi anni si è sognato di attaccare l’Iran (che ha dotazioni militari diverse rispetto all’Iraq uscito fuori dalla prima guerra del Golfo). In più Tel Aviv con l’ultima guerra in Libano del 2006 non solo non ha ottenuto quanto i vertici militari si aspettavano, ma ha prodotto un risultato opposto, avvantaggiando gli Hizb’Allah filo-iraniani. Vedremo come si evolverà la situazione nei prossimi anni.
Sicuramente accusare solo una fazione dei problemi non servirà ad avere una visione più chiara in uno scacchiere dove ognuno segue le sue logiche, che sono estremamente variabili. E altrettanto sicuramente oggi un importante tassello del complesso network imperialista passa per Teheran. Quanti e quali siano i loro sostenitori non ci è dato saperlo, datosi che solo le agenzie d’intelligence dei grandi stati possono monitorare simili dinamiche.
ho vissuto 25 anni im mezzo agli Ebrei qui ad Anversa in Belgio,
Che Brava gente,
sono superiori a tutto il resto del mondo “GOY” ( GOY = non ebreo )
Noi Goy per loro siamo solo delle MERDE
Più razzista di un’ebreo é solo un’altro ebreo
Sono il popolo Eletto
Il diritto all’esistenza di Israele non si discute?
perché non chiedere al popolo alestinese?
che si sono fatti rubare tutto