La Sardegna e la crisi nell’estate che non dimenticheremo
Cari Lettori,
Come di consueto ci fermiamo per la pausa estiva, continuate a seguirci.
Facciamo i nostri auguri alle nuove sfide editoriali della redazione di Sardegna Quotidiano e Sardegna 24. Aprire il ventaglio dell’informazione regionale oggi significa ampliare le possibilità di raggiungere i cittadini in un territorio attraversato da una pesante crisi sociale, economica e identitaria che attraversa tutti i principali settori della vita pubblica, dal settore primario a quello terziario. Sono infatti numerose le vertenze sul piano dell’occupazione che nel corso di questa stagione estiva risentono tutto il peso del ritardo con il quale, sia lo Stato, sia i partiti italiani in Sardegna, non hanno saputo gestire con serietà ed efficienza.
Per cosa ricorderemo l’estate 2011? Il flop del turismo sembra far dimenticare le parole del Presidente Cappellacci quando si insediò al governo della Regione nel 2009 affermando di voler incrementare i circa 12 milioni di turisti l’anno per raggiungere, nel corso della legislatura, il traguardo dei 20 milioni. Suona ironica nel 2011 un’aspettativa del genere a fronte della mancata attuazione di una seria politica dei Trasporti che, alla vigilia della privatizzazione di Tirrenia, ha cementato un cartello tra armatori del settore marittimo capace di influenzare pesantemente l’intera isola.
La palese debolezza della vecchia Autonomia Sarda ha così prodotto due variabili, entrambe penose nell’ottica della ricerca di soluzioni strutturali: da una parte abbiamo avuto conferma del lassismo imperante presso il Consiglio e la Giunta Regionale, incuranti della preventiva pianificazione che avrebbero dovuto apportare in uno degli asset strategici della Sardegna (i Trasporti), circostanza che ha prodotto la classica demagogia dell’utilizzare poche navi come strumento di scarsa persuasione verso il cartello degli armatori privati e come facile vetrina mediatica con cui presentarsi agli elettori. Dall’altra abbiamo il prodotto reale di questa superficialità: migliaia di arrivi in meno. Un indotto turistico in flessione su numerose attività (ristorazione, ecc.) e persino sulle locazioni ai privati, problemi particolarmente sentiti nel nord-est Sardegna. Un fenomeno sospinto anche dall’assenza di una programmazione turistica rivolta maggiormente al resto d’Europa piuttosto che alla sola Italia. Invitiamo pertanto la Giunta regionale a potenziare gli stanziamenti promozionali per l’estero.
La Regione infatti non può fare da armatore, ma semplicemente vigilare ed occuparsi del mercato. Evitando così una linea che vorremmo non si ripercuotesse nell’ipotesi di partecipazioni pubbliche anche nel settore aereo con Meridiana Fly, soprattutto in assenza di un valido confronto su un’altra tematica, da sempre dimenticata, che riguarda le zone franche e la possibilità di operare defiscalizzazioni mirate su dati settori (ad es. sui carburanti).
Eppure, di fronte ad una classe politica incapace di prospettare ricchezza piuttosto che consumarla, al fine di investire sul futuro, attorno a noi continuano a proliferare modelli in cui identità, economia e promozione riescono a fare sistema con anni di consolidata esperienza. Pensiamo alla più seria Autonomia altoatesina della Val Venosta, che con le sue promozioni, derivanti dalla produzione di mele, riesce a combinare dei soggiorni sul proprio territorio (vedi JPG).
Negli USA esistono cittadine che riescono a “piazzare” edifici vecchi di 50 anni come musei, da noi non si riesce a promuovere strutture nuragiche di migliaia di anni, abbandonate all’incuria ed all’ignoranza collettiva (vedi JPG). Il tutto mentre i nostri giovani continuano ad emigrare, perché qui, stando ai luoghi comuni, “non ci sarebbe nulla”.
La Sardegna è divenuta la brutta copia della contestazione politico-sindacale italiana di matrice assistenzialista, dove si protesta ma non si propongono soluzioni. Dove gli operai entrano in cassa integrazione e dove la “cultura” dell’assistenzialismo finisce per irrobustire nel nostro territorio il qualunquismo e la ricerca del “favore” dallo scalcinato politico di turno, il quale a sua volta ha probabilmente più incultura del soggetto che gli ha richiesto un trattamento di cortesia per le sue difficoltà. Non a caso la maggior parte della sua grossolana attività politica viene impiegata nella disputa delle segreterie romane.
Si tratta di un classico caso di aberratio ictus: il politico locale, nel tentativo di aiutare il consenso verso se stesso e contemporaneamente di portare avanti la linea del proprio partito contro il suo avversario romano, lascia in realtà una terza “vittima” sul terreno (la Sardegna). Dice bene Franciscu Sedda su SQ del 30-06-11 ricordando che il fisco italiano pretende 3 miliardi di euro dalle aziende Sarde ma lo Stato non ci restituisce i 10 della vertenza entrate. Vogliamo mettere le ganasce a queste istituzioni?
Ripetere aiuta.
Buone ferie a chi potrà permettersele.
Di Bomboi Adriano.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi