Acqua calda o contenuti? Il ProgReS cambia passo ed assomiglia sempre più agli ideali di U.R.N.
Di Roberto Melis, dip. Ministero della Difesa e co-fondatore di U.R.N. Sardinnya.
“La perseveranza serve più della violenza: molte cose che non possono essere superate tutte assieme lo sono se prese poco a poco”. Plutarco (46 – 127 D.C.)
Afferma oggi il comunicato del ProgReS dalle parole di Salvatore Acampora, neo-dirigente del movimento:
“Fino a poco più di un decennio fa per alcuni sarebbe stato un miraggio, o forse un’imprecazione, eleggere un segretario politico di un partito indipendentista che di cognome facesse Acampora. Per di più di padre napoletano e per giunta carabiniere. Insomma l’emblema e lo stereotipo dell’invasore o del colonizzatore, una sorta di spia ben confezionata. […] Ciò anche grazie alle elaborazioni di coloro che allora erano dei ragazzi e che oggi sono degli intellettuali apprezzati: insieme ci hanno dimostrato che un indipendentismo nonviolento, non-nazionalista, non-sardista ma soprattutto progettuale può esistere.
[…] Oggi esiste un indipendentismo diverso, un indipendentismo che considera la sardità un sentimento e non una questione di sangue. Un indipendentismo maturo che non insulta, ma che costruisce e che sa confrontarsi e dialogare non solo con la società civile ma anche con tutte le forze politiche. Un indipendentismo senza steccati che si confronta sì con tutte le forze indipendentiste ma che sa anche dialogare anche con le altre forze politiche sovraniste e non.
[…] Io ritengo di avere una sorta di doppia nazionalità, quella sarda e quella italiana e ad entrambe sono profondamente legato”.
Recitava il manifesto introduttivo del nostro prototipo politico “Progressisti” nel 2005:
“Progressisti non è un soggetto nazionalista, prende atto della realtà corrente e delle scelte sociali e politiche della popolazione di qualsivoglia professione sita sul nostro territorio e si prepone di restaurare le basi portanti della coesione sociale e territoriale, reinstallando progressivamente i valori basici della nazione Sarda.
Progressisti rappresenta anche la nostra componente italiana di popolazione ed ha interesse a sviluppare l’economia del suo territorio per tutti i nostri concittadini, onde costituire una cornice di unione popolare basata sul benessere sociale.
Non ci può essere sviluppo se non si rappresenta tutti, non ci può essere coesione se non si sviluppa l’economia e di conseguenza la cultura.
[…] Quì non si tratta più di rappresentare politicamente “i Sardi in antitesi agli Italiani”, i livelli di commistione tra le due culture hanno raggiunto nella popolazione una dinamica inestricabile.
Non è pensabile persistere con modelli che rappresentano unicamente se stessi e non la maggioranza di popolazione sita nel nostro suolo nazionale”.
U.R.N. Sardinnya fu il primo gruppo indipendentista e liberal-democratico di critica formato anche da militari Sardi, l’unico spazio allora presente che potesse raccogliere soggetti che in passato per ragioni ideologiche non trovavano alcuna rappresentatività nel quadro dei vecchi movimenti indipendentisti di matrice post-marxista ed anti-sistema.
Tutt’ora vorremmo capire quale direzione intende portare avanti il ProgReS e quali siano le effettive innovazioni concettuali e stilistiche apportate ad un progetto politico che proprio nei contenuti e nelle riforme sociali ed istituzionali deve poter trovare l’anello di congiunzione con l’elettorato sardo.
Bene le aperture sulla lingua, ma chiediamo ai dirigenti del ProgReS:
A che serve parlare di non-sardismo quando nella pratica il ProgReS porta avanti programmi similari al sardismo? Pensiamo ad una idea tutt’altro che innovativa, europeista e liberale come la “flotta sarda”, che al libero mercato e a delle regole certe (tra cui l’ipotesi di istituire un antitrust sardo), preferisce una logica di bandiera a spese della finanza pubblica. A che serve (nostro vecchio errore) definirsi “non-nazionalisti” quando il nazionalismo è solo il sentimento di vicinanza alla propria terra? Non esiste solo un vecchio etnonazionalismo di sangue, ma anche un moderno liberalnazionalismo inclusivo e solidale (nel mondo anglosassone definito civic nationalism). A che serve parlare di “non-violenza” se la violenza in Sardegna non ha mai fatto parte della nostra etica, né della nostra cultura politica? A che serve parlare di dialogo quando nei fatti si persiste nel comportarsi come i primi della classe senza dialogare seriamente con terze forze politiche nel merito dei contenuti piuttosto che sulle etichette? A che serve parlare di sovranismo quando fino a poco tempo fa i potenziali interlocutori sardisti sono stati etichettati come “anguille” da una discreta base di militanza e si è persino attaccata la bandiera dei 4 Mori? A che serve contrapporsi al sardismo quando quest’ultimo ha aperto le porte ad ogni Sardo (o di origini non Sarde) da quasi un secolo? A che serve parlare di innovazione se nei fatti il ProgReS oggi appare come il clone di un ruvido prototipo politico da noi ideato 6 anni or sono solo come stimolo riformatore dell’indipendentismo Sardo?
Come mai oggi Acampora si dichiara sardo ed italiano (nulla da eccepire al riguardo) ma nel 2010 il principale animatore culturale del ProgReS non ha riconosciuto a Francesco Cossiga lo stesso diritto? Cossiga che, ricordiamolo, quando parlò di riscrittura dello Statuto Sardo e riconoscimento della nazionalità fu preso a pesci in faccia dai vari indipendentisti che nel 2011 si sono scoperti “moderati”.
Nel 2006 il movimento IRS dal quale provengono gli attuali intellettuali del ProgReS produceva comunicati in cui i Sardi in divisa venivano definiti “mercenari” ed in pubblico proseguivano esibizioni di natura ideologica (vedere foto) del tutto avulse dai bisogni primari del territorio.
Siamo lieti che la nostra pressione critica, mese per mese, abbia portato dei piccoli ma fondamentali dettagli innovatori su cui tuttavia rimane ancora molto lavoro da fare. Ma non vorremmo che il prossimo blocco nazionale Sardo, se mai arriverà, facesse dimenticare ai vari leader politici che il nostro gruppo si chiama U.R.N. Sardinnya. Vale a dire Unione per la Responsabilità Natzionale.
Se lo ricordino dunque i vari leader indipendentisti di ProgReS, IRS, SNI, ecc: Responsabilità Natzionale non significa protagonismo, significa collaborare affinché la classe politica regionale maturi la consapevolezza della necessità di avviare le grandi riforme istituzionali di cui la Sardegna ed il suo Popolo necessitano. Come la riscrittura dello Statuto Sardo e la relativa difesa e promozione della nostra specificità culturale e territoriale. Un solo movimento non può portare avanti questi temi ed ottenere risultati senza un robusto supporto politico.
Tutto il resto è demagogia. Cerchiamo di superarla. Se il ProgReS metterà da parte i toni paternalistici verso le altre sigle politiche, saremo disponibili a fare la nostra parte.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Quelli di Progres dopo le legnate elettorali non sanno proprio più che pesci prendere. Sono finiti. E sbagliate voi che continuate a dargli spazio.
Con quale faccia tosta si faranno vedere al “Progetto di convergenza nazionale” previsto il 25 settembre?
Vorrei proprio vederlo uno come Gavino Sale accogliere a braccia aperte quel ***** di Franciscu Sedda e la sua Gonnella Demuru!