La Confindustria Sardegna esprime perplessità sulla manovra del Governo
La Confindustria Sardegna guarda con particolare preoccupazione alla manovra appena varata e ai tagli previsti per le Regioni ed Enti Locali, che, in assenza di misure per lo sviluppo, non faranno altro che determinare problemi per le imprese sarde, già stremate dalla crisi.
Le ultime tre manovre hanno infatti previsto risparmi a carico delle amministrazioni locali per 14,5 miliardi euro per il 2012, di questi 6,1 a carico delle regioni a statuto ordinario, 3 su quelle a statuto speciale, 1,2 a carico delle province e 4,2 dei comuni al di sopra dei 5.000 abitanti.
Il tutto in un quadro che ha visto contrarsi le spese delle regioni nel triennio 2007-2010 (dati Istat) complessivamente del 2,2% a fronte un incremento, nello stesso periodo, delle spese delle ASL (Sanità) del 3,9% e degli Enti di Previdenza del 4,3%.
Le previsioni elaborate dagli uffici del Senato parlano di un -2,5% delle spese totali delle regioni nel 2012, destinate però a crescere nel biennio 2013-2014 a seguito dell’impatto della spesa sanitaria.
Oggi Confindustria ha stimato che l’impatto della manovra deprimerà la flebile crescita del nostro Paese che per l’anno in corso dovrebbe essere dello 0,7% ma per il 2012 è stata calcolata in deciso calo con un +0,3% del PIL.
“Siamo davanti ad una manovra che, come detto dalla Marcegaglia, si traduce in nuove tasse, non affronta i veri nodi della spesa che sono sanità e previdenza, e finisce con il non poter intervenire a sostegno dello sviluppo” conferma il Presidente Massimo Putzu.
“Per la Sardegna questo scenario è ulteriormente aggravato dal mancato riconoscimento delle maggiori entrate secondo quanto previsto dall’art.8 dello Statuto e dai ritardi e dal ridimensionamento delle risorse FAS regionali che, lo ricordo, avrebbero dovuto compensare la nostra Regione per i minori trasferimenti comunitari derivanti dalla nostra uscita dall’Obiettivo 1” ha proseguito Putzu.
“Mi domando come potremo reggere come Sardegna, soprattutto se, a fronte di questi tagli e mancati trasferimenti, continuerà a crescere la spesa sanitaria e il trasporto pubblico locale che sono ormai totalmente a carico della nostra Regione. Come imprese, come potremo sopravvivere se ci limiteremo a tagliare e tagliare e a far aumentare il carico fiscale? Il carico fiscale è infatti destinato ad aumentare, soprattutto a livello locale perché Regione e Enti Locali da qualche parte dovranno andare a prendere le risorse che non hanno più. Già adesso viene prevista la possibilità per le Regioni di aumentare l’aliquota IRPEF e quella IRAP, vengono trasformate in tributi regionali proprie alcune tasse, prevedendo anche la loro manovrabilità, le province possono aumentare o diminuire l’aliquota della RCA, i comuni introdurre l’imposta di soggiorno e aumentare l’addizionale comunale”.
“Ricordo che oggi il Centro Studi Confindustria ha stimato che la pressione fiscale quest’anno sarà pari al 42,8% e l’anno prossimo salirà al 44,1%, oltre il massimo storico del 43,7% toccato nel 1997 per l’entrata nell’euro”.
“E non è finita perché nel frattempo si sta iniziando la trattativa per la programmazione comunitaria 2014-2020 e risulta già chiaro che la proposta avanzata dalla Commissione Europea di creare un Obiettivo Intermedio che aiuti le Regioni come la Sardegna trova la contrarietà dell’Italia la quale, per bocca dello stesso Ministro Fitto, nel corso di una recente audizione alla Camera davanti alle Commissioni riunite Bilancio e Politiche UE, ha chiarito che l’onere di sostenere questo tipo di misure non sarebbe certo finanziariamente vantaggioso per l’Italia a fronte di benefici per un numero limitato di regioni (Abruzzo, Basilicata, Molise e Sardegna)”.
“Purtroppo è un film già visto – ha precisato il Presidente degli Industriali sardi – ieri l’Italia ha rinunciato a sostenere l’insularità della Sardegna per la programmazione 2007-2013 perché avrebbe comportato un aumento dei contributi che il nostro Paese versa all’Europa. E’ nata così la decisione di compensare con i FAS regionali la nostra Regione. Sappiamo come è andata a finire: meno risorse comunitarie e nessuna compensazione (almeno finora). Adesso siamo punto e a capo: all’Italia non conviene sostenere l’Obiettivo intermedio che complessivamente interesserebbe in Europa 51 regioni e circa 72 milioni di abitanti, ma solo 4 di questi appartenenti all’Italia. Ci aspettiamo nuove promesse….scritte sull’acqua”.
“Credo che sia quanto mai urgente e necessaria una riflessione, che non può e non deve essere limitata alle stanze della politica, mettendo tutte le carte sul tavolo in maniera chiara, perché la Sardegna rischia seriamente di affondare e noi siamo estremamente preoccupati.”
Cagliari, 15-09-11.
www.confindustriasardegna.it
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Redazione SANATZIONE.EU