8 punti per dire SI al metanodotto e SI alla ricerca di petrolio in Sardegna, ma con criterio
Punto 1. Un dato incontestabile: La Sardegna dipende unilateralmente dal petrolio, la fonte energetica più inquinante attualmente presente sul nostro territorio per il fabbisogno civile e industriale.
Come sosteniamo da anni, dire no al metanodotto non significa spingere per lo sviluppo delle rinnovabili ma significa tenere alto l’attuale livello di emissioni nocive derivanti dalla raffinazione e trasformazione del petrolio, ben più inquinante del metano.
Dire no al metanodotto significa aiutare il duopolio petrolifero SARAS/ENEL che oggi fattura denaro sonante sulle spalle dei Sardi.
Punto 2. La Sardegna oggi produce più energia di quella necessaria al suo fabbisogno, ed è vero. Ma è altrettanto vero che quando la produzione energetica è accentrata nelle mani di uno o due gruppi, i prezzi al consumatore rimangono alti. Si tratta di un elementare concetto di economia, che potrete facilmente notare nella pratica sulla vostra bolletta ENEL. Un problema che evidentemente non riguarda lo stipendio dei consiglieri regionali, i quali sicuramente non hanno problemi nell’arrivare a fine mese. Per questa ragione e per l’alto inquinamento derivato dalla sola presenza petrolifera si deve parlare di diversificazione delle fonti di approvvigionamento: una linea oggi seguita da tutto il pianeta, in particolar modo dal mondo occidentale e dai Paesi emergenti.
In Sardegna abbiamo il diritto/dovere di opporci alle posizioni dominanti sul mercato e di rivolgerci anche a nuovi fornitori. Poter scegliere significa poter uscire dalla logica della dipendenza.
Punto 3. La mozione in Consiglio Regionale di Claudia Zuncheddu e la posizione del “Comitato contro il gasdotto” sostengono che l’eventuale ricezione del metano non godrà di alcun vantaggio fiscale, cioè non pagheremmo meno il gas, in quanto sarebbe una violazione della normativa europea sulla concorrenza. Ebbene, questo orientamento non c’entra assolutamente nulla con il progetto GALSI. Nessuno ha mai affermato che il prezzo del metano sarebbe inferiore al prezzo medio del gas nel mercato unico, ma che i costi della bolletta energetica Sarda sarebbero inferiori: c’è una bella differenza tra le due cose.
Non è il GALSI infatti che deve abbassare i prezzi, ma è il mercato libero che consentirà di abbassare i costi (attenzione: costi, non prezzi), proprio in ragione della diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Cioè non ci sarà più solo il monopolio del petrolio ma ci sarà anche il metano a spezzare quel monopolio. E il gas costa notoriamente meno del petrolio.
Per la prima volta il cittadino Sardo potrà migliorare la sua scelta. Si tratta di concetti elementari di politica economica. Per fare un esempio pratico: con la linea centralizzata, una famiglia Sarda spenderebbe meno in riscaldamento acqua (sanitari/abitazione) rispetto al solo uso dell’energia elettrica per alimentare stufe, scaldabagni ed altro, e spenderebbe meno rispetto al gas in bombola normalmente utilizzato nell’angolo cottura. La bolletta ENEL e la spesa mensile per le bombole calerebbero sensibilmente. Consideriamo anche la progressiva scomparsa dei milioni di bombole inquinanti oggi presenti sul nostro territorio.
Punto 4. Quando si amministra e si vive in un territorio, bisogna comprendere che non esistono solo le misure da adottare nel breve o nel lungo termine, ma anche nel medio termine. Allo stato attuale sappiamo che le fonti di energia rinnovabile (sole e vento ad esempio) non sono in grado di mandare avanti il 100% del fabbisogno energetico della Sardegna e non lo saranno ancora per qualche decennio. Ancora meno possiamo pensare di chiudere le grandi aziende energivore dell’isola nel volgere di poco tempo, arrecando danni serissimi alla situazione occupazionale dei Sardi operanti nell’industria chimica e metallurgica locale.
La costruzione del GALSI, così come altri metanodotti già terminati, non richiede decenni per il completamento. Inoltre, nell’arco di tempo che ci separa dallo sviluppare maggiormente le energie rinnovabili, sappiamo che il prezzo del petrolio (e quindi dell’energia elettrica) continuerà a salire. E’ verosimile soprattutto che salirà anche la richiesta energetica dei Sardi, con l’eventuale potenziamento della nostra economia e i nuovi posti di lavoro.
Il buon amministratore ha quindi il dovere di abbandonare ideologici luoghi comuni e coprire le spalle al Popolo Sardo piuttosto che lasciarlo in balia di monopoli energetici in un mercato sempre più ostile alle esigenze del territorio.
A poche miglia marine dalla Sardegna anche le piccole isole Baleari hanno un gasdotto e non vi è stata alcuna ripercussione ambientale o a danno dell’industria turistica.
Punto 5. Fermo restando le opportune metrature di sicurezza, il tubo del metano ha un diametro inferiore persino a quello di alcune condotte fognarie. Sostenere l’eccessivo impatto ambientale da parte dell’infrastruttura è un’assurdità. Tanto quanto è assurdo il temere l’esproprio di chissà quanti metri di terreno a carico dei Sardi. Se si seguisse la logica del “partito del no a tutto”, oggi la Sardegna non avrebbe neppure la strada statale 131, che è notoriamente l’infrastruttura che ha richiesto i maggiori sacrifici ai proprietari terrieri Sardi.
Punto 6. Diverse amministrazioni comunali hanno già in appalto le reti del gas, altre devono completare i lavori, mentre altre ancora hanno diversi segmenti da convertire e/o già pronti per il passaggio del metano. Chi sostiene il contrario esca dai dogmi della virtualità e vada a parlare con chi di competenza. Sono pertanto false le voci che vedono all’anno zero lo stato di preparazione per la ricezione dell’infrastruttura. Inoltre, rendiamoci conto che il GALSI ancora non esiste, ergo il problema non è tecnico ma politico.
Bisogna poi smentire il luogo comune secondo il quale i Comuni non vicini al tracciato non beneficerebbero del metano a causa degli “elevati costi” di allaccio. Se ciò fosse vero oggi non esisterebbero i principali gasdotti mondiali sparsi nei 5 continenti e che servono persino le utenze domestiche posizionate in località geografiche d’altura (centri montani, etc).
La responsabilità pertanto non è quella di opporsi all’opera vedendola come una servitù, ma battersi politicamente per migliorarla ottenendone i benefici e renderla un’opportunità di sviluppo.
Punto 7. Non si può confondere la distribuzione con la produzione. Il metanodotto non è una “servitù di produzione”. Non ha le caratteristiche di una centrale nucleare, ma neppure di un campo eolico. Non si può sostenere che i dividendi debbano essere a favore dell’isola a prescindere dal pacchetto azionario della SFIRS (l’agenzia finanziaria regionale): il gas è algerino ed è trasportato da un consorzio di aziende che hanno fornito il capitale tecnico ed economico di realizzazione. Il pubblico non può ostacolare gli investimenti costruttivi a vantaggio del territorio. Non è metano dei Sardi, ma i Sardi hanno il diritto di chiedere varianti migliorative del progetto. I vantaggi sono pertanto indiretti (vedere punto 3 di questo articolo). Se fosse stato un campo eolico sarebbe stato nel nostro dovere civico e politico pretendere dividendi superiori (in quanto l’energia elettrica derivante dalle pale eoliche sarebbe stata prodotta direttamente sul nostro territorio), evitando così di arricchire gruppi esterni senza un giusto ritorno economico verso le nostre comunità. Inoltre la distribuzione ci consentirà potenziali margini politici di manovra in un consesso europeo nel momento in cui le nostre istituzioni avranno una rappresentanza a Bruxelles e sapranno far presente il contributo energetico di passaggio verso l’Europa. Diversamente, sarà nostra cura occuparci di rivedere in maniera democratica i termini politici relativi all’erogazione del gas. Prerogativa di cui si sono già avvalse altre autorità, tra cui quelle ucraine e georgiane. Perché a quel punto non contano più solo i pacchetti azionari ma l’autorità territoriale che materialmente ospita l’infrastruttura.
Punto 8. Il petrolchimico SARAS di Sarroch ha chiesto la possibilità di effettuare ricerche petrolifere/metanifere nell’oristanese. Essere contro la dipendenza petrolifera non significa tuttavia essere contro il più grande polo energetico che nel nostro territorio fornisce l’energia quotidiana agli usi civili e industriali dell’isola. Differenziare l’offerta energetica infatti non significa sostituire una fonte con un’altra ma integrare – ad esempio col metano – quella che oggi è la fonte predominante di produzione (il petrolio) finché la scienza nei prossimi decenni non ci consentirà di sviluppare appieno le fonti rinnovabili per sostituirla del tutto.
Dire no alla ricerca del “petrolio/gas Sardo” con l’attuale tecnologia di controllo del sottosuolo significherebbe sottrarre ai nostri concittadini un formidabile potere politico territoriale (pensiamo all’indipendentismo scozzese, cresciuto dopo le battaglie civiche per il controllo del petrolio). La ricerca tuttavia dovrebbe essere attentamente seguita da imparziali organismi di monitoraggio ambientale, una circostanza che oggi ci vede indietro nella consapevolezza di far capire ai nostri cittadini che la Sovranità passa prima di tutto per il controllo delle proprie risorse e della sapiente amministrazione fiscale di tale produzione. Un elemento quest’ultimo che non è ancora realtà in ragione delle mancate riforme istituzionali che la politica Sarda deve necessariamente intraprendere. Ma questo difficile contesto non deve servire da scusante ai partiti politici autonomisti ed indipendentisti Sardi per non lavorare alle grandi riforme istituzionali e per ignorare una potenziale ricchezza territoriale.
Ricordiamo infine che non esiste Stato al mondo energeticamente indipendente, differenziare le fonti di approvvigionamento esterne ed interne è l’unica pista possibile per avviare le basi di una concreta politica energetica, uno degli asset fondamentali di ogni Sovranità che si rispetti.
Invitiamo dunque partiti, movimenti ed associazioni al senso di responsabilità troppo spesso abbandonato a favore di facili demagogie. La Sardegna non ha bisogno di demagoghi ma di buona amministrazione.
Grazie per l’attenzione.
Iscarica custu articulu in PDF
- Sul tema SARAS, il problema delle accise: Vedi articolo.
Ass. ne U.R.N. Sardinnya – Nazionalisti Sardi
UNO STUPRO!
39 i comuni sardi colpiti dal passaggio della condotta: San Giovanni Suergiu, Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Domusnovas, Musei, Siliqua, Vallermosa,Villasor, Serramanna, Villacidro, San Gavino Monreale, Sardara, Pabillonis, Mogoro, Uras, Marrubiu, Santa Giusta, Palmas Arborea, Oristano, Simaxis, Ollastra Simaxis, Zerfaliu, Villanova Truschedu, Paulilatino, Abbasanta, Norbello, Borore, Macomer, Sindia, Bonorva, Torralba, Mores, Ozieri, Oschiri, Berchidda, Monti, Loiri e Olbia.. I SARDI COSA ACCIDENTI CI GUADAGNANO ??
Sventreranno mezza Sardegna.. questi scriteriati non sanno che Comuni come Paulilatino, Abbasanta, Norbello,Borore, e Macomer..per tacere della Valle dei Nuraghi di Torralba (Già sfregiata da parchi eolici e ettari di “campi solari”) hanno come densità di monumenti Nuragici l’iperbolica cifra di 8/10 Siti per km Q.!!! sarebbe peggio della rovinosa stagione dell’epoca delle chiudende, dove i Nuraghi, le T.di Giganti, pozzi sacri e persino domus de janas vennero letteralmente spazzate via in nome del “progresso” (!) Per tacere dei danni incalcolabili alla Flora e alla Fauna..protette solo sulla “carta”.
Tutti i Sardi che sono prò GALSI cosa hanno al posto del cervello una cavità Carsica?
TORO SEDUTO ebbe a dire:”Quando avrete tagliato l’ultimo albero,mangiato l’ultimo animale,…solo allora vi accorgerete che non e’ possibile mangiare il denaro”-
Quanto ho letto mi sembra pura mistificazione di una realta’ ben diversa da quella che viene prospettata: cimiteri di guasti ambientali ovunque…questo e’ in realta’quello che seminate con la vostra imprenditoria sporca e obsoleta .
Pero’ riconosco che la cosa e’ presentata in modo molto credibile, da abili imbonitori e sicuramente non vi mancano i mezzi per persuadere e baipassare…eventuali ostacoli -
E già cammoso a bessire crasa dae sa m…a…… ed este beru, centu concasa ..chentu berrittasa.
Ma itteste chi cheridese pro qusta Sardinna nostra, non bos andada bene s’eolicu non bos andada bene sas zentralese a carbone non bos andada bene su gas….. ma sezzisi sos primoso chi, si non si accendede sa lughe su manzanu bos ponidese a frastimmare. Ohi itte pena !!!
S’ommine non l’ada accuntentadu mancu DEUSU.
Fortza Paris
Franco Cappai
Este propio gai, no anda bene mai nudda inoche. E sos problemasa chi ponene in campu mettasa de sa classe dirigente, sono problemasa ligatoso ad atterasa questionese de natura economica, e non de ambiente, ponitebollu in conca.
L’ischìtes proite sos partzidos Sardos, a sas eletziones piccana e ana a tènnere solu dae su 0,2% a su 7% de votos ? Ca si perdene in custos argumentos nande petzi chi nono, chena aere una solussione tecnica a su problema.
Partiti e movimenti autonomisti, indipendentisti e comunque partiti Sardi che dovrebbero essere affidabili e migliori rispetto ai partiti italiani, non possono mostrare questo ritardo culturale. Anche per il caso del GALSI i partiti Sardi si stanno giocando la faccia, la propria credibilita’.
Volere un mondo migliore, magari vivere con spese nulle, inquinare zero.
Nel sognare queste cose siamo tutti capaci. Fosse possibile chi non sarebbe felice ?
Magari in futuro sara’ possibile, ma non nel presente, perchè nell’immediato presente, è compito e responsabilita’ di tutta la politica Sarda, rompere il dominio dei monopoli in Sardegna.
Quanta miseria intellettuale e culturale esiste ancora tra i sardi che con ottusa cecità si rifiutano di non fare tesoro delle esperienze negative che sono ancora presenti in sardegna a fare da monito. Che cosa ancora dobbiamo subire per renderci conto che quanto ci viene “offerto” è del tutto simile a ciò che ha reso la sardegna una landa desolata in termini economici? Un luogo per avventurieri e speculatori in cui i sardi sono costretti a sopravvivere dalle rimanenze. Ingenui,ecco cosa siamo! Quando è che si incomincia a ragionare come dovrebbe fare un popolo tradito il quale prende atto del tradimento, e cioè: da oggi le condizioni le poniamo noi!
forse risponderemo a questa nota nel nostro blog. appena avremo un pò di tempo. la demagogia purtroppo va presa seriamente, nonostante i contenuti non richiedano particolare attenzione.Si tratta della solita solfa, trita e ritrita, di chi non ha più argomenti ne idee ed è complice colpevole di ciò che abbiamo dinanzi agli occhi: la regione più inquinata d’Italia.
Non si capisce cosa c’entri un gasdotto che non esiste con il fatto che la Sardegna sia la Regione più inquinata d’Italia.
Noi contestiamo da sempre l’eccesso di servitù militari inquinanti e le altre forme di abuso del territorio. Ma un gasdotto se concepito con criterio ha la sua utilità.
Ma questo articolo è da ritenersi ancora valido o per caso vi siete resi conto delle fesserie che avete scritto?