Su Napolitano troppa confusione – Intervento su L’Unione Sarda
Sempre in ginocchio.
La visita del Presidente Napolitano in Sardegna ha fatto emergere uno dei volti meno esaltanti di una parte rappresentativa di un popolo alla continua ricerca di assistenti geriatrici. Un paradosso se si pensa alla maturità ed alla funzione del Presidente della Repubblica.
Fischi, applausi, richieste scritte e verbali, slogans di ogni natura. Una plateale confusione che si completa con gli atteggiamenti apertamente servili della classe dirigente sarda che è riuscita, ancora una volta, a spostare l’attenzione verso chi non ha alcuno strumento per compensare i diffusi fallimenti.
Tutti hanno chiesto qualcosa, niente che fosse elemento organico ad una strategia politica, economica e culturale. Tutti hanno invocato il bisogno di unirsi, ma attorno alle loro specifiche richieste senza che fossero funzionali ad un sistema logico e articolato. Tutti in ordine sparso a chiedere che un loro problema venisse soddisfatto, con la pretesa di farlo passare come di un intero popolo oggi più che mai indefinito.
E la nostra classe politica? Quella eletta a vario titolo per risolvere i problemi dei sardi?
Ancora una volta assente, anzi in prima fila a supplicare la benedizione, attribuendo di fatto il titolo di “Su Mere” a chi non ha alcuna possibilità ed intenzione di ergersi a difensore dei nostri disarticolati seppur legittimi interessi. Comportamenti surreali validi solo ad alimentare vacue speranze e comode rendite di posizione per una classe politica nostrana sempre meno all’altezza delle sfide globali.
Il Presidente Napolitano, come fa notare Adriano Bomboi di U.R.N. Sardinnya, non ha riconosciuto alcuna specificità della Sardegna, anzi ha sostanzialmente affermato che “le diversità sono concausa degli ampi ritardi dell’unificazione italiana”. Discorso opposto a quello fatto solo qualche mese fa a Bolzano dove ha dichiarato: “le minoranze nazionali all’interno dei singoli Paesi costituiscono una ricchezza da tutelare, uno stimolo culturale e un’opportunità di ulteriore crescita economica”.
In sintesi, rivendicazioni giuste rivolte alla funzione sbagliata.
Di Massimo Carboni, Movimento Fortza Paris (22-02-12).
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Redazione SANATZIONE.EU
Est sempes sa matessi hestione, unu Populu de therahos. Semus una frigongia pro nois matessi. Meno male ha non bi so andau a uve Napolitano, ha tante mi k’ipo istau ghettau a galera!
Napolitano da buon volpone ha applicato alla lettera quel proverbio sardo per cui l’asino va sempre legato dove vuole il padrone…per cui ha fatto la sua bella passerella, ha garantito il suo buon interessamento ( come da copione di padre nobile della patria ) dopodichè ha fatto le valigie e se ne tornato nei suoi palazzi dorati….solo che in questo caso purtroppo i ruoli erano invertiti..al posto dell’asino, attacatta alla fune c’era ancora una volta l’intera classe politica sarda che ha fatto da zerbino..e la cosa peggiore è che finita la visita, continuano ancora oggi in modo spudorato ad illudere il popolo sardo, definendo con toni trionfalistici come ” straordinari ” gli esiti ottenuti con la sua discesa in campo……… se è vero che ogni popolo ha i rappresentanti che si merita, devo ammettere che purtroppo abbiamo ancora molta strada da percorrere per arrivare a vedere un futuro migliore per la nostra terra….
Almeno in questo caso non dobbiamo essere troppo severi con noi stessi:1847, anno in cui un manipolo di rappresentanti della nostra classe dirigente, ( la più agiata anche allora) si reca a Torino per vendere al Re savoiardo la Sardegna con tutto il suo popolo in cambio di ulteriori privilegi… personali… naturalmente. 1946, al seguito del referendum tra monarchia e repubblica, vinse quest’ultima; di conseguenza nuova costituzione ed elezioni democratiche. Ma tra i candidati si riciclano la stragrande maggioranza dei vecchi servitori del Re semplicemente indossando le vesti della politica. Morale della favola: il popolo, anche in democrazia, ieri come oggi, è costretto in larga misura a votare i suoi aguzzini. Lo possiamo facilmente constatare nella realtà delle politiche amministrative locali, quali enti pubblici. comuni e province, dove il riciclo delle parentele, degli amici e degli amici degli amici è una pratica costante. Allora, a mio parere, non è del tutto esatto il detto che ogni popolo ha gli amministratori che si merita; piuttosto, almeno nel nostro caso, abbiamo gli amministratori che il sistema ci impone. Napolitano rappresenta questo sistema, qui in colonia, è il supremo simbolo degli ascari nostrani, e gli ascari si sono comportati da ascari prostrandosi al padrone petinde prumissas e non pretendende dirittos. Sos fruschios e sa contestatzione generale prumitit bonas isperas po un populu dae troppu tempus dromitu. A s’schitare no est mai troppu tardu.