Parte 2 – ProgReS, Lingua, Nazione e 28 aprile: Caro Bolognesi, presta attenzione

L’articolo allo studioso Roberto Bolognesi segue quello del 12-04-12 – Di Adriano Bomboi.

Caro Roberto, rieccoci qui. Al mondo le coincidenze sono così numerose che qualche volta si ha l’impressione di essere alle prese con degli stupefacenti fenomeni paranormali. Le analogie nominali e concettuali sono impressionanti. Vediamone qualcuna.

Progressisti, maggio 2006, area “Democratzia”, articolo “Discrasia indipendentista e crisi del nazionalismo” (Corda, Bomboi, Melis – Archivio 2005-2009 di U.R.N. Sardinnya):

“La crescita dell’indipendentismo passa anche per la legittimazione della ns componente maggioritaria di popolazione italiana, un dato ineluttabile […] Modelli quali la Confederazione Svizzera o plurilinguisti quali alcuni stati centro-europei sono esempi pratici di contaminazione multiculturale a cui uno stato indipendente può fare riferimento”.

ProgReS, aprile 2012, articolo “Italiani o italofoni?” di Alessandro Columbu (progeturepublica.net):

“A dicembre dello scorso anno abbiamo presentato a Cagliari il nostro documento di politica linguistica, un documento per certi versi senza precedenti nella storia dell’indipendentismo sardo e nella storia della Sardegna in generale che, con una serie di proposte e misure dettagliate, intende portare tutte le lingue della Sardegna a un livello di sostanziale parità”.

Eppure Caro Roberto, al di là delle nostre provocazioni che volevano solo sviluppare dibattito, il movimento linguistico Sardo dagli anni ’70 ad oggi (e pensiamo a Lilliu, Eliseo Spiga, Carboni, Corraine, Pintore, ecc.) non ha mai cercato di disintegrare l’italiano ma, come sai benissimo, solo di portare ad un livello di parità la dignità dei sardofoni e di tutte le altre lingue minoritarie dell’isola. In questo senso non abbiamo inventato nulla. Si tratta di un processo politico che sul piano legislativo dovrà ancora concludersi. Insomma, se noi criticavamo la chiusura e l’assenza di posizioni chiare all’indipendentismo, quanto affermato da Columbu è acqua calda da 40 anni. La vera novità storica arriverà quando gli 11 movimenti Sardi (autonomisti o indipendentisti che siano) troveranno qualche disgraziato disponibile a realizzare almeno una comunicazione bilingue per il proprio soggetto politico e si batteranno per fornire di migliori tutele legislative le minoranze linguistiche del territorio.
Ah per la cronaca caro Roberto, “ieri” quelli che leggevano queste cose ci censuravano e ci sbeffeggiavano. Oggi le sostengono e ci accusano di millantato credito, ma noi siamo avanti. Ad esempio quando usammo per la prima volta una bandiera europea ci dissero che eravamo “poliziotti”. Magari fra altri 7 anni si troveranno d’accordo con questo articolo. Sai, riformare i modi di pensare richiede tempo, pazienza e determinazione. Le caratteristiche che non hanno coloro i quali non ammettono mai di essersi sbagliati per potersi migliorare.
In Columbu vedo la nostra stessa verve del passato, non era sbagliato riconoscere la condizione linguistica e identitaria di parecchi Sardo-italiani, l’errore casomai consisteva nel pensare che non potesse o non dovesse mutare.
Stessa linea di pensiero di Franciscu Sedda, morto Francesco Cossiga nel 2010, dell’ex Capo di Stato il semiologo ha dichiarato: “…c’è il senso della nostalgia di un luogo perduto, di una rinuncia mostruosa, di una vita abortita. […] La nazione sarda si era suicidata nel 1848 o giù di lì per fondare lo Stato italiano. E per un conservatore, ciò che è stato è stato, indietro non si torna, ora tocca difendere l’esistente”.

Per la verità Cossiga presentò anche il famoso DDL Costituzionale n. 352 di impronta catalanista, che nel 2006 introduceva il concetto di “nazione nella nazione”, riconoscendone i classici presupposti multilinguistici (e superando anche la castroneria detta in materia dall’On. Beppe Pisanu). Peccato che in Sardegna lo stesso indipendentismo di cui Sedda faceva parte ignorò completamente quelle aperture di Cossiga.
Oggi il ProgReS sulla Lingua Sarda che vuole fare? Difendere l’esistente? Il democristiano Cossiga era più avanti dell’indipendentismo Sardo!

Ma torniamo ai misteriosi fenomeni paranormali.

Progressisti, manifesto 2006, area “Come e Perché” (Corda, Bomboi, Melis – Archivio 2005-2009 di U.R.N. Sardinnya):

“Progressisti non è un soggetto nazionalista, prende atto della realtà corrente e delle scelte sociali e politiche della popolazione di qualsivoglia professione sita sul nostro territorio e si prepone di restaurare le basi portanti della coesione sociale e territoriale”.

ProgReS, 2011, area “introduzione a ProgReS” (autore non pervenuto, progeturepublica.net):

“…Il rifiuto di qualsiasi forma di nazionalismo o etnocentrismo, il ripudio dei cliché identitari applicatici addosso per generazioni a nostro danno, l’attenzione per i beni comuni e la coscienza della nostra ricchezza e molteplicità culturale, ci aiutano a inquadrare meglio la nostra prassi politica democratica e inclusiva”.

Adesso, io non penso che il buon Columbu sia affetto da malafede e si sia messo a plagiare questo o quell’altro concetto con i suoi amichetti. Molto semplicemente, al pari di Omar Onnis e tanti altri arrivati solo negli ultimi tempi, ha ripreso le stesse argomentazioni divulgate per anni da pochi intellettuali (prima di IRS e dopo del ProgReS, parzialmente riprese da U.R.N. Sardinnya) i quali hanno ritenuto opportuno etichettarle in modo tale da distinguersi da tutte le altre sigle politiche del nazionalismo Sardo, autonomiste e indipendentiste.
Infatti spesso mi chiedo se persone come Michela Murgia si sarebbero mai avvicinate all’indipendentismo del 2004…
Non lo sapremo mai.

L’unica cosa che sappiamo nel 2012 è che la non conoscenza delle conquiste sardiste dei decenni passati ha portato una nuova volenterosa generazione di indipendentisti a dover ricostruire da capo i cardini della propria ideologia nazionalista per giustificare il proprio indipendentismo nel presente. Questo ha comportato due aspetti: uno positivo e uno negativo. Il primo è che pare tornata alla ribalta la voglia di ragionare ed elaborare concetti nuovi in difesa della Sardegna. Per certi versi, è lo stesso spirito che animava la passione dei vari indipendentisti del secondo dopoguerra dall’epoca della Rinascita in poi, sebbene vivessero in pieno atlantismo. Il secondo aspetto invece, quello negativo, è la spocchia che caratterizza alcuni giovani alle prese con le tematiche inerenti il nazionalismo Sardo. Talvolta non si rendono conto di ripetere come pappagalli concetti triti e ritriti da anni, salvo non concludere alcunché sul piano pratico, al pari dei vecchi del passato che criticano tentando goffamente di sostituirli in termini di prestigio. O peggio, proponendo cose più arretrate spacciandole per nuove.

Non era nostra intenzione fare polemiche, il problema è che l’indipendentismo odierno è l’ambito politico più conservatore dell’isola, e quando proponemmo qualche idea non solo non c’era l’intenzione di discuterla ma anzi, di distruggerla. Ragion per cui introdurre una critica costante nel tempo è stata l’unica variabile che, grazie alla penetrazione del web, ha consentito a tanti di rivedere le proprie posizioni. Pur non ammettendone l’origine.
Si capisce: noi Sardi siamo anche parecchio orgogliosi.

I miei omaggi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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