ProgReS, Lingua, Nazione e 28 aprile: Caro Bolognesi, presta attenzione
Allo studioso della lingua Roberto Bolognesi sulla polemica col movimento ProgReS – Di Adriano Bomboi.
Per una volta sforerò il tradizionale decoro verbale di questo spazio. Ti racconto una storia:
E’ il 29 gennaio del 2011, da poco si è consumata la scissione di IRS e Franciscu Sedda partecipa ad un convegno sulla sovranità a Cagliari (in cui c’era anche Gesuino Muledda dei Rossomori). Orbene, Sedda pone una riflessione alla platea per argomentare la necessità di superare l’attuale autonomismo e si domanda: che possono contare un milione e mezzo di Sardi di fronte all’Italia con i suoi 60 milioni di abitanti? In base a cosa l’Italia dovrebbe farci stare meglio se siamo numericamente inferiori al resto della penisola?
Quando fui informato di questo discorso pensai immediatamente alla Provincia di Bolzano, che con soli 500.000 abitanti e un grande partito autonomista conscio della sua specificità linguistica (come quella tedesca) riesce a farsi sentire da Roma (e non solo grazie a Vienna e Berlino, ma perché la usano). Così mi domandai: ma Sedda si sarà reso conto che con la Lingua Sarda siamo la più vasta minoranza linguistica della Repubblica?
Conosco bene la pappardella di alcuni esponenti del ProgReS che hai criticato: “Irlanda e Scozia usano l’inglese, quindi il nazionalismo da una lingua=una nazione è superato”. E via con tutta la classica tiritera contro l’etnocentrismo. Me la sorbii qualche volta anche nel sito di Michela Murgia da parte di Omar Onnis, dirigente del ProgReS.
Quando lo sentii la prima volta ripetere questi concetti pensai: “Mah…imparande su babbu a coddare!”.
E sai perché? Perché, caro Roberto, quelle baggianate erano il fulcro dell’ideologia in progress di un nostro prototipo politico diffuso online. Per capire il ProgReS e la sua filosofia cosmopolita devi quindi capire le radici delle contraddizioni interne di questa sigla politica. Ed eccole qua, a partire dal nome: I Progressisti non-nazionalisti e multilinguisti (ma in realtà avvezzi solo all’uso dell’italiano) furono la nostra principale trovata del 2005.
Dentro il gruppo di U.R.N. Sardinnya in quell’anno pensavamo che IRS e SNI (l’uno il clone dell’altro), dovessero riformarsi e rilanciare l’immagine dell’indipendentismo. E per farlo bisognava solleticare i tanti nuovi giovani di IRS smaniosi di innovazione. Tra queste innovazioni, oltre ad una concreta apertura verso l’ideale europeista e liberaldemocratico, nella nostra provocazione vi fu anche la sciagurata idea di inquadrare il nazionalismo solo come un fenomeno negativo (cosa che nel mondo non è), smontando di conseguenza anche il vecchio teorema di alcuni nazionalisti Sardi che vedevano nella lingua il cuore pulsante che alimentava l’ideologia dell’indipendentismo Sardo. E’ stato fatto un errore madornale, perché la disinformazione di questi giovani ha abboccato all’amo ed ha finito per fare carne di porco di tutte le difficili conquiste del movimento linguistico dagli anni ’70 ad oggi. In un batter d’occhio tutte le battaglie dei vari Lilliu, Eliseo Spiga, Carboni, Corraine, Pintore, ecc, venivano scaricate nel water, generando di fatto un nazionalismo civico di tipologia anglosassone che, non nella lingua, ma in altri motivi (poco chiari per la verità) trovava nuove giustificazioni per la propria esistenza. L’errore consiste nel fatto che la nostra generazione non ha integrato le vecchie conquiste transardiste del movimento linguistico (culminate a fine anni ’90 con la legge regionale 26/97) per adattarle ai tempi moderni, ma ha preferito omologarsi alla lingua italiana come unico mezzo di comunicazione verso il “Popolo Sardo”. Contribuendo indirettamente a spalleggiare l’assimilazionismo italiano nei confronti della nostra specificità territoriale.
Questo “non-nazionalismo” usato dal semiologo Sedda ha finito dunque per generare un altro nazionalismo, che al posto della lingua (elemento concreto e reale) ha utilizzato invece altri elementi (poco concreti e retorici), come la bandiera giudicale e il vecchio antisardismo (già esistente da mezzo secolo).
Così come Hitler e Mussolini rispolverarono svastiche e fasci littori dall’antichità, anche IRS e ProgReS hanno cercato nei fasti della civiltà giudicale i simboli per giustificare il proprio presente. Dinamiche ben descritte da politologi come Anthony D. Smith.
Nessuno si offenda, ma la concettualità è la stessa e con ciò non intendo assolutamente mettere sullo stesso piano il nazionalismo dei giovani indipendentisti Sardi con lo sciovinismo di certi regimi. Ma pensa che certi indipendentisti non sanno neppure la differenza tra nazionalismo e sciovinismo.
Naturalmente dentro IRS e ProgReS se ne sono accorti e solo di recente hanno iniziato a mutare atteggiamento riconoscendo il diritto linguistico della popolazione (peraltro mai messo in discussione) ma proseguendo de facto nell’ignorarlo.
Le contraddizioni di questo cosmopolitismo di maniera alla ProgReS sono tante, ad esempio nel 2010 Sedda criticò la posizione di Cossiga per il suo sentirsi sardo e italiano: Cossiga non sarà stato propriamente un santo, ma perché mai uno non avrebbe dovuto sentirsi anche italiano prima che Sardo?
Come vedi dunque il presunto “non-nazionalismo” fa acqua da tutte le parti nel momento in cui contesta a qualcuno il diritto di sentirsi con doppia nazionalità.
Oggi, oltre allo scoprire la lingua, stanno anche diventando sovranisti. Infatti dopo aver urlato lo slogan “indipendentzia” a vuoto per anni si sono accorti che la Repubblica Sarda non stava arrivando e che il loro percorso doveva essere integrato da alcuni contenuti (ed ecco infatti che si è iniziato a parlare di fiscalità autonoma con più decisione, senza limitarsi a segnalarla a Soru). Il problema della vertenza entrate fu mosso da Sardigna Natzione (ripreso da un vecchio studio della Fondazione Agnelli), rilanciato da IRS e in seguito dal ProgReS con l’idea di creare una Agenzia delle Entrate Sarda.
Vengo al punto: in materia la penso come Edgar Morin, prima di educare qualcuno bisogna educare gli educatori… Non credo che il punto sia quello di fare una Die pro sa limba, ma quello di far capire all’indipendentismo “moderno” che esiste una specificità linguistica, che essa ha una valenza politica (come ho fatto presente anche a Paolo Maninchedda), e che non si tratta di etnocentrismo ma di rispetto dei diritti umani di una popolazione. E sono certo che su questo aspetto la pensiamo alla stessa maniera.
Non sono anti-italiano, tuttavia dobbiamo continuare a fare pressioni verso tutte le sigle indipendentiste affinché questi concetti vengano consolidati. Stai attento quando accusi l’italianità. E’ lecito farlo, ma questo non aiuterà la filosofia dei neo-indipendentisti al rispetto della Lingua Sarda. Al contrario, proprio in ragione della confusione tra nazionalismo e sciovinismo di cui ti parlavo, qualcuno ti etichetterà come chiuso e arcaico, in sintonia con il nazionalismo ottocentesco. E questo darà forza alle componenti dell’indipendentismo che intendono relegare il Sardo come un fenomeno da museo. Invece abbiamo proprio bisogno di ciò che affermavi: bisogna alzare la voce contro la soverchiante presenza della lingua italiana.
Sappiamo tutti che il sentimento nazionale può nascere dai più vari strumenti di coesione sociale, ma questo non giustifica il colpevole ritardo di tutto il nazionalismo Sardo nei confronti della Lingua.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
roger! ricevuto
Forse ti è sfuggito un testo di tal Columbu responsabile di non so cosa in continente di Progress. Se avrò tempo e voglia ne farò un commento. In sintesi si pone il problema della difesa della lingua italiana e dell’italianità in Sardegna preannunciando una sua visione prospettica della nazione sarda in italiano. Il vero problema di questi giovani personaggi è fondamentalmente l’ignoranza. Si costruiscono mulini a vento artificiali per poi giustificare loro battaglie. Nessuno nel movimento linguistico ha mai insidiato la lingua italiana, che è sempre stata considerata la lingua dello Stato, e nessuno ha mai sostenuto che debba essere sostituita dalla lingua sarda. A iniziare dalla Tavola fondamentale che è la proposta di legge di iniziativa popolare per il bilinguismo del 1977-78, dalla quale ha avuto origine il riconoscimento della lingua sarda e alloglotte, la 462 e la 26 e probabilmente anche gli sviluppi futuri ( che naturalmente questi personaggi non hanno mai letto ) l’obiettivo è difendere la lingua sarda, svilupparla, normarla, insegnarla nelle scuole,utilizzarla nei media e nelle cose pubbliche. Invece il Columbu prende parte per la vittima e non pensa di difendere la lingua strumento politico di colonialismo e glottofagia che è già ben difesa. L’obiettivo dei nazionalisti sardi è il bilinguismo perfetto ancora oggi e questo impegno è la base di un rinascimento culturale, politico e istituzionale della nazione sarda che si concretizzerà con il superamento dell’autonomia amministrativa e la statualità sarda, cioè la repubblica sarda o stato libero di sardegna. Ci sarebbero molte cose da dire su questa setta politica italianista, dalle battaglie manipolatorie come quella sull’agenzia delle entrate sarde che in sè è un buon obiettivo solo che si dicesse che lo statuto attuale prevede che possa essere istituita solo per le entrate “proprie” della regione e non per quelle di competenza esclusiva dello Stato.Non è un dettaglio perchè esigere di governare tutte le entrate fiscali in Sardegna, cosa giusta e buona, richiede ben altre battaglie ed elaborazioni teoriche. Oppure non ti sarà sfuggito il testo pubblicato su un foglio web da parte dell’IMAM NASCOSTO su una decina di punti che sarebbero il toccasana per la Sardegna. Questi documenti assieme al Manifesto di Convergenza, meritano un’analisi complessiva per identificare non solo la pochezza elaboratrice di idee innovative ma la confusione, l’ignoranza di basi teoriche universali e di prassi già vissute negli ultimi 40 anni e di esperienze internazionali analoghe presenti. La quantità di queste “lacune” assieme all’ inconsapevole schierarsi con il peggior colonialismo culturale italiano del quale sono stati assorbiti i più importanti elementi antisardi è pari solo alla prosopopea, all’arroganza e alla spinta a dividere che esprimono con fare saccente ed ispirato. I miei maestri mi hanno insegnato che alla fine della fiera tutto si svela nel fuoco elettorale. Vedremo comportamenti e risultati nelle vicine elezioni amministrative, nelle imprevedibili elezioni parlamentari e nelle successive e vicine anch’esse elezioni regionali. Il tutto mentre lo Stato dei partiti colonialisti italiani si sfarina e si aprono prospettive imprevedibili per la Sardegna che richiederebbero massima lucidità, chiarezza di obiettivi e unità fra i nazionalisti sardi..
Non mi è sfuggito il testo di Columbu, infatti questo articolo destinato a Roberto Bolognesi costituisce una riflessione sulla natura della polemica che l’ha portato a contestare Columbu. Purtroppo tanti non sanno quanta influenza ha avuto U.R.N. Sardinnya (anche negativa purtroppo) in materia linguistica nell’ideologia di 3 o 4 persone che poi son finite a condizionare tanti giovani in buona fede. Fra IRS e Progres. Ora c’è solo da contare sul buonsenso di questi leader affinché rivedano alcune posizioni.
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Mah, a me non pare che ProgReS voglia mettere in un angolo la lingua sarda, semplicemente non vuole considerare i parlanti italiano (purtroppo oggi maggioranza)antagonisti e non sardi rispetto ai parlanti sardo.
A ciò che mi pare di capire nel loro documento sulla lingua il sardo e le altre lingue alloglotte avrebbero pari dignità e ufficialità rispetto all’italiano. E mi pare anche che lo stesso partito usi il sardo anzi, nella sede di cagliari si fanno addirittura dei corsi di e in sardo!! La loro posizione mi sembra molto realistica e pragmatica e molto poco ideologica.
La polemica è nata da un articolo di Columbu del ProgReS sulla lingua, la cui insidiosità è stata ben segnalata da Bolognesi: http://bolognesu.wordpress.com/2012/04/11/progres-finalmente-parla-chiaro-viva-litagliano/
Ovviamente non tutti dentro il ProgReS la pensano alla stessa maniera e il sottoscritto non ha detto il contrario. Ma bisogna prendere atto che esistono contraddizioni e che la linea di Columbu (come ho segnalato a Bolognesi) si pone in continuità con una vecchia tendenza di considerare come un male accettabile l’attuale situazione linguistica Sarda, in ragione di un malinteso senso sulla visione nazionalista dell’indipendentismo Sardo.
Su questo bisogna vigilare.
[...] allo studioso Roberto Bolognesi segue quello del 12-04-12 – Di Adriano [...]
Caro Adriano, ti ringrazio per l’onore che mi fai, ma arrivi in ritardo . Ho infatti deciso di non polemizzare più con gli (ex)amici di ProgReS. Quest’estate è avvenuto un episodio in sé poco significante, ma che unito al resto mi ha fatto decidere di astenermi da qualunque forma di contatto con i membri di ProgReS. Sono andato, dietro invito, alla loro festa a Fordongianus. Sono andato per ascoltare e non per ripetere il mio punto di vista. Ma, c’era anche Paola Alcioni, che ha fatto un intervento a favore del “mistilinguismo” teorizzato a suo tempo da Omar Onnis. Quando Paola ha finito le ho fatto presenti–parlandole all’orecchio–le mie obiezioni. Lei, allora, visto che doveva andar via, ha invitato gli organizzatori a chiedermi di far presente il mio punto di vista a tutta la (scarsa) platea. Così ho parlato anche io, per un quarto d’ora circa. Devo dire che alcuni amici di PrgReS mi hanno ringraziato per l’intervento e lo hanno commentato in modo favorevole. Il succo di quello che ho detto era: “L’italiano è un lusso che non ci possiamo permettere.”
Bene, quando hanno pubblicato i filmati degli interventi a quel dibattito, il mio non c’era. Ho scritto a uno degli amici per chiedere spiegazioni, ma non mi ha risposto. Nel mentre era apparso anche un articolo di Bobbore Bussa sull’inesistenza di intellettuali partigiani. Ora di me tutto si può dire,meno che non sia sfacciatamente di parte. Ma nell’articolo di Bussa non esistevo.
Insomma censura a tutto campo.
Ergo: A faeddare cun is de ProgReS est che a samunare sa conca a s’ainu!.
Perfettamente inutile continuare a criticarli, anche perché ormai è chiaro che ProgReS non ci porterà mai a una Repubblichina Italiana di Sardegna. Sono riusciti a dividersi un’altra volta e a diventare ancora più insignificanti di quanto non fossero già.
Duncas: bonu prou ddis fatzat!
Si tengano le loro certezze e le loro riscritture della storia di orwelliana memoria: il mondo va avanti senza di loro.