Sardigna Libera: Auguri alla dodicesima sigla politica Sarda. Eccole tutte, con una postilla

Il 21 aprile 2012 la consigliera regionale Claudia Zuncheddu ha ufficialmente lanciato il dodicesimo movimento politico Sardo, ecco le sigle autonomiste/indipendentiste fondate nell’isola e attualmente operative:
Partito Sardo d’Azione, Sardigna Natzione, UDS, Riformatori Sardi, Fortza Paris, IRS, A Manca pro s’Indipendentzia, Rossomori, PAR.I.S. – Malu Entu, Manca Democràtica, ProgReS e la neonata Sardigna Libera.
Da notare, Sardigna Libera è l’ottava sigla di orientamento progressista.

Da parte del gruppo U.R.N. Sardinnya vanno i nostri auguri a Claudia Zuncheddu per la prosecuzione del lavoro già avviato sotto il profilo regionale e per il puntuale intervento della sua azione politica contro ogni sacca di abusi che si consuma abitualmente a danno della Sardegna.

La posizione del nostro gruppo tuttavia è chiara e netta: siamo contro la frammentazione. In particolar modo contro la frammentazione di un circuito politico che ormai per numero di sigle (ma non per voti) supera ampiamente i partiti italiani e non rappresenta una concreta alternativa pluralista nei confronti dell’elettorato.
Da 7 anni U.R.N. Sardinnya ha scelto di non tramutarsi nell’ennesimo movimento/partito politico privo di consistenza contrattuale proprio per evitare la classica frantumazione del nazionalismo Sardo (spesso diviso sulle virgole piuttosto che sulla sostanza).
La Sardegna è entrata nel guinness dei primati come la prima minoranza linguistica internazionale che, in rapporto al numero di abitanti, ha il più alto numero di sigle politiche del medesimo orientamento ideologico. Non ci sono più scuse, né credibili principi a sostegno di questa situazione: c’è un manifesto problema di protagonismo.
Riteniamo che tutte le sigle coeve per contenuti possano e debbano ragionare su una convergenza e una costituente politica che le porti a fondersi in pochi soggetti, razionalizzandone l’offerta politica. Guardiamo inoltre ad un Partito Nazionale Sardo (non partito unico), previa adozione delle Primarie per l’elezione di programmi e candidati.
Riteniamo inoltre l’attuale contesto politico del nazionalismo Sardo (autonomista e indipendentista) superato, lesivo, dispersivo ed a tratti ostile al perseguimento degli interessi dell’isola rispetto alla partitocrazia centralista italiana. Soprattutto alla luce della difficile contingenza politica ed economica italiana e globale. Dividersi politicamente è un crimine contro il proprio Popolo, l’esatto opposto di ciò che dovrebbero fare i nostri leader territoriali.
Infine riteniamo potenzialmente dannose alcune politiche indipendentiste di orientamento statalista (e blandamente attente al ruolo dei privati) propugnate da sigle di indirizzo progressista. Si pensi, per fare un esempio, ai costanti proclami per la realizzazione di compagnie pubbliche per la gestione di alcuni servizi, a spese dei cittadini Sardi (e foriere di clientelismi italiani), senza parlare di riforme, di regole, di sanzioni, di concorrenza e di mercato.

Ci auguriamo che Claudia Zuncheddu valuti con serenità le prospettive di questo ambiente politico e si adoperi per la riduzione della frammentazione.

Di Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    4 Commenti

    • La questione non riguarda quanti vagoni ha il convoglio indipendentista ma il locomotore…poi sono gli elettori che scelgono lo scompartimento dove sedersi..e anche dove va il convoglio e quanta energia ha per muoversi verso la stazione principale.. :-)

    • Più ci sono vagoni, più energia serve al locomotore. E’ un dato di fatto che nel bipolarismo più ci si frantuma e più si perde peso, sia elettorale che contrattuale. E anche in altre minoranze internazionali con diversa legge elettorale i migliori risultati stanno arrivando dove c’è minore frammentazione. Il proverbio l’unione fa la forza è sempre valido. Specie dove il pluralismo è ben poco.

    • perche?.. Manca democratica “esiste”?

    • Il problema della frammentazione indipendentista è parte integrante del mondo indipendentista stesso: in Corsica (realtà vicina alla vostra), Corsica Libera ha passato turbolenze e non c’è da escludere nulla, nonostante ufficialmente chiami all’unione nazionale. In Veneto addirittura si è arrivati a candidare, a Verona (non un comune sperduto nei monti bellunesi, dunque) per una lite interna, con lo stesso simbolo due candidati sindaci, con due liste diverse, fino all’intervento della giustizia italiana. Da osservatore esterno mi pare che iRS si sia svuotata dopo l’uscita di ProgRes, e quest’ultima non riesca nemmeno a decollare. Questo Sardigna libera, oltre ad un bel simbolo e nome, ha il merito di avere una candidata che ha saputo convogliare a Cagliari altri partiti (il risultato non è stato entusiasmante, ma è già qualcosa). Con un po’ di pragmatismo lombardo, proporrei una ricetta che può andare bene sia a voi sia ai veneti: creazione di un simbolo e nome unico, segretario e presidente saranno eletti unicamente come “probi viri” riguardo l’utilizzo del brand. Gli attuali movimenti diventeranno correnti. Per le elezioni locali incontri pubblici a cui partecipano tutte le correnti iscritte, e a fine incontro votazione del pubblico su chi merita la candidatura, più magari altre integrazioni (voti riservati ai militanti in separata sede, ecc.), entro un mese e mezzo prima il termine per la consegna delle liste e l’inizio della campagna elettorale, bisogna conoscere il nome del candidato. Voi giustamente sconsigliate il partito unico (troppo diverse le anime), sono d’accordo con questa proposta. Avere un Partito Sardo d’Azione da una parte e Sardigna Libera dall’altra sarebbe già qualcosa. Ma come dicevo all’inizio, il mondo indipendentista è frammentato di default. I primi che rimarrebbero fuori dalle “primarie”, subito accuserebbero chiunque di essere dei collusi e fine dei giochi.
      PS: complimenti per il vostro sito, è davvero interessante.

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