‘La cultura del blocchetto a vista’. Decoro e favelas di Sardegna
Quando si parla di turismo non si parla solo di ricezione, di strutture, di trasporti, di costi, di ambiente o di servizi in generale ma si parla anche di decoro pubblico. In particolar modo quello attinente alle abitazioni private.
E come può un territorio promuovere la propria immagine, la propria sagra/tradizione cittadina, quando lo spettacolo offerto al turista è degno di un paese da terzo mondo?
Ciò nonostante non proviamo pudore nel parlare di “tassa ai turisti”.
In molti casi non si tratta di abitazioni di nullatenenti o famiglie in difficoltà economica (o a basso reddito), ma di nuclei familiari che hanno consapevolmente scelto di non terminare neppure l’intonacatura esterna al proprio edificio, figurarsi le tinteggiature. E solo immaginare di realizzare tinteggiature in linea col restante patrimonio urbano è fantascienza.
Osserviamo nel merito una Regione a Statuto Autonomo virtuosa sotto il profilo dell’arredo urbano, ecco le principali norme al riguardo della Valle d’Aosta:
Titolo VI: Norme tecnico-ambientali.
Art. 66. Inserimento ambientale e decoro degli edifici.
1. Le costruzioni devono inserirsi armonicamente nel contesto ambientale; in particolare, i fabbricati di nuova costruzione devono inserirsi armonicamente nel contesto degli edifici circostanti, ponendo particolare attenzione all’orientamento e alla posizione delle coperture.
2. I nuovi fabbricati dovranno in ogni caso testimoniare un’identità propria, evitando la riproposizione di modelli falsi antichi, al fine di ottenere una lettura chiara dell’evoluzione del paesaggio.
3. Per quanto attiene il recupero del patrimonio esistente, devono essere adottati tutti quegli accorgimenti atti al riconoscimento e alla valorizzazione degli impianti originari, all’eliminazione degli elementi in contrasto ed alla lettura delle eventuali diverse fasi costruttive.
Non meno importante l’art. 68 in materia di decoro e manutenzione degli edifici e delle aree private. I primi 3 commi:
1. Il proprietario ha l’obbligo di mantenere il proprio edificio e le singole parti dello stesso, nonché le aree di pertinenza, in buono stato di conservazione, sia per quanto attiene la sicurezza, sia per ciò che concerne l’estetica, il decoro e l’igiene.
2. Il proprietario ha l’obbligo di eseguire i lavori di manutenzione, di riparazione e di ripristino necessari, nonché quelli di intonacatura e di ritinteggiatura delle facciate degli edifici delle quali è intervenuto il deterioramento.
3. Le aree libere inedificate a destinazione non agricola, o di pertinenza degli edifici, devono essere convenientemente mantenute; è fatto divieto di procurarne e consentirne lo stato di abbandono; è altresì vietata la formazione di accumuli di materiali o rifiuti.
Ed ecco l’art. 70, di cui avremmo tanto bisogno in Sardegna se fosse stato applicato qualcosa di simile da anni. “Tinteggiature e decorazioni”.
1. Chi intende eseguire la tinteggiatura o il rivestimento delle facciate degli edifici esistenti o di nuova costruzione, deve previamente concordare con il Comune i caratteri dell’intervento.
2. Chi intende eseguire sulla facciata delle case, o su altre pareti esposte alla pubblica vista, pitture figurative di qualunque genere o restaurare quelle esistenti, deve previamente concordare con il Comune i caratteri dell’intervento, allegando gli elaborati o i bozzetti rappresentativi.
3. Chi intende fare iscrizioni sui muri o collocarvi stemmi od insegne pubblicitarie, deve previamente concordare con il Comune i caratteri dell’intervento.
4. È fatta salva l’acquisizione dei pareri dei vari organi competenti.
5. Nel recupero degli edifici o di parti di essi, il Comune può imporre di provvedere alla conservazione ed al ripristino di insegne ed arredi superstiti, nonché di iscrizioni, fregi o pitture.
In Sardegna, anche laddove esistono norme, non si applicano.
Ma cosa possiamo pretendere da un territorio che restaura a cemento manufatti nuragici con migliaia di anni? Basti osservare il caso segnalatoci da Claudio Pintus di Macomer a carico del nuraghe Orgono di Ghilarza (Foto JPG). Ancora una volta la “cultura” italiana, veicolata anche dalla nostra Pubblica Istruzione centralista a livello regionale, permette simili livelli di ignoranza collettiva a cui non è semplice sottrarsi. Indignarsi non è più sufficiente.
Se per il patrimonio storico-artistico siamo ancora in alto mare, ci sono spiragli provenienti dai suggerimenti della CNA Sardegna che possono offrire notevoli opportunità di sviluppo per quanto riguarda il patrimonio immobiliare dell’isola. Nel suo rapporto sull’edilizia per il biennio 2011/2012 presentato lo scorso 27 aprile a Cagliari, la confederazione per la piccola e media impresa si è soffermata sulla stagnazione del settore e sulle opportunità per dare ossigeno al mercato delle costruzioni. Secondo i relatori Porcu e Zanda, dall’osservazione dei fabbricati sardi, risulterebbero circa 160.000 edifici con oltre 50 anni e 229.000 case sfitte, a fronte dei bassi investimenti del Pubblico per venire incontro ai privati. La CNA consiglia di intraprendere nuove politiche industriali che orientino l’offerta verso la riqualificazione degli immobili esistenti (migliorandone per conseguenza il decoro, unitariamente al consumo energetico), senza trascurare la necessità per le imprese di consorziarsi per potenziare la loro presenza nel campo degli appalti e la necessità di incrementare la loro specializzazione.
Lo sviluppo del decoro urbano quindi può essere strettamente connesso alla ripresa del settore, in cui il Pubblico può giocare un ruolo decisivo. La politica saprà recepire il messaggio?
Di M. Corda, da un’osservazione di Pedru Perra.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
E’ la cultura antica delle case di pietra a vista. Ora scambiano i mattoni cotti, o peggio di cemento, per quelle belle pietre di granito, arenaria o basalto che abbellivano i paesi di una volta, perfettamente integrate nel territorio. I milairdari della costa smeralda, infatti, ville e alberghi li amano con granito a vista. Bisognerebbe spiegare ai sardi che il blocchetto di cemento si deve nasconedre, se proprio non si può evitare, che asrebbe meglio!
Ady Boi il tema che hai appena sollevato è importantissimo….ma temo che la soluzione nel caso specifico che riguarda la Sardegna non sia cosi facile da trovare… e sopratutto da mettere in pratica….è una questione di Culturale ma sarebbe uno sbaglio pensare che si tratta solo di un deficit che interessa solo i privati possessori di una abitazione……il problema purtroppo è molto più grave e coinvolge in prima persona tutti i professionisti ( dai semplici geometri, agli architetti fino ai semplici muratori ) che nel corso degli ultimi 60 anni si sono addossati la grande responsabilità di Edificare in Sardegna….e ovvio dunque che la Questione non può che toccare quelle che sono state le scuole di formazione nelle quali centinaia di quei professionisti si sono formati prima di andare a lavorare ( nella stragrande maggioranza dei casi distruggendolo ) a contatto con il patrimonio architettonico sardo…………tu in questo articolo pubblicato sul tuo portale, citi ad es. le norme in materia di tutela urbanistica adottata dalla Regione Autonoma della Val d’Aosta, rimpiangendo il fatto che le stesse norme non siano state applicate in Sardegna già decine di anni fa…..orbene all’articolo 70 di quelle norme, vi è scritto che…..: 1. Chi intende eseguire la tinteggiatura o il rivestimento delle facciate degli edifici esistenti o di nuova costruzione, deve previamente concordare con il Comune i caratteri dell’intervento.
2. Chi intende eseguire sulla facciata delle case, o su altre pareti esposte alla pubblica vista, pitture figurative di qualunque genere o restaurare quelle esistenti, deve previamente concordare con il Comune i caratteri dell’intervento, allegando gli elaborati o i bozzetti rappresentativi.
3. Chi intende fare iscrizioni sui muri o collocarvi stemmi od insegne pubblicitarie, deve previamente concordare con il Comune i caratteri dell’intervento.
4. È fatta salva l’acquisizione dei pareri dei vari organi competenti……..caro Ady Boi ma tu…hai una idea di cosa succede ogni giorno negli uffici urbanistici di tutti i comuni isolani…?? hai una minima idea del grado di preparazione Culturale, del livello di sensibilità in merito al rispetto delle architteture tipiche della Sardegna, hanno certi ” professionisti che vengono incaricati dalle publiche amministrazioni di vigilare sul rispetto delle norme a difesa dei nostri centri storici……?????? prova un po a sentire dei professionisti seri ( ce ne sono anche se pochi ) e chiedigli qualche aneddoto sulla loro esperienze nel presentare dei progetti in Comune per ottenerne il via libera….?? guarda sono convinto che si potrebbe fare un portale web apposito solo per denunciare centinaia di mostruosità…………….un chiaro e limpido esempio di cosa voglia dire in Sardegna, il sistematico scempio del patrimonio urbanistico sardo, è costituito a parer mio da quella nefasta moda che sta imperversando in tutta l’isola da circa 30 anni…….e cioè la tecnica della cosidetta ” placatura con la pietra a faccia vista ” che io considero veramente uno dei più grandi flagelli che si siano mai abbattuti sull’isola da un punto di vista archittetonico…..quando negli anni 60 nacque la Costa Smeralda, vi furono architetti di fama mondiale che perlustrarono in lungo ed in largo tutta la Sardegna, e prendendo spunto dai piccoli gioielli architettonici dei nostri paesi, andarono a copiare a fare schizzi a cui si ispirarono per poi fare quella favolose ville di quell’angolo di Gallura….poi sono iniziati ad arrivare schiere e schiere di geometri e architetti di seconda, di terza di quarta e di quinta serie che dalla Costa Smeralda hanno preso a fare fotocopie in bianco e nero da applicare alla carlona su tutto il territorio dell’Isola……….bene oggi qual’è il risultato che è sotto gli occhi di tutti…??? che da Cagliari all’estrema punta nord dell’isola, ovunque vai ti trovi davanti a edifici che sono la brutta coppia della brutta coppia di quei geometri e architetti di bassa lega che andarono a loro volta a scopiazzare le brutte coppie degli schizzi che furono cestinate negli anni 60 da coloro che edificarono le prime mega ville commissionate dall’Aga khan………..insomma…..se davvero vogliamo avere una speranza di salvare ancora quel poco di salvabile che c’e rimasto, non basta partire dalla creazione di nuove norme….c’e un lavoro ben più complesso da fare….
Adriano, siamo dei sognatori o dei visionari? I peggiori nemici dei Sardi sono i Sardi stessi. Continuamo a ripeterlo!