Rossella Urru venne rapita perché lo Stato Italiano tratta coi criminali?
Sorride il premier Monti all’arrivo di Rossella Urru all’aeroporto di Roma: è la vittoria di Pirro. La vittoria della propaganda che nasconde il disastro politico e mortifica il lavoro degli organi dello Stato il cui compito non è solo quello di risolvere i problemi relativi alla sicurezza ma anche quello di prevenirli.
L’Italia è uno dei Paesi più esposti al mondo non per numero di attacchi ma per numero di rapimenti all’estero. Il motivo è semplice: lo Stato tratta con i criminali. E d’altra parte, stiamo parlando di uno Stato che oggi viene addirittura sospettato di aver trattato con il crimine organizzato. Una scandalo che rischia di travolgere persino il Quirinale a causa delle intercettazioni che hanno coinvolto l’On. Mancino (presunto informato dei fatti) e il Capo di Stato (Il Secolo XIX).
Il vizio della Repubblica Italiana si sarebbe manifestato nella storia a più riprese, anche attraverso il cosiddetto “Lodo Moro”, quando la DC strinse una intesa con l’integralismo palestinese per evitare attentati sul suolo “nazionale”, secondo quanto confermato anche da Francesco Cossiga in una vecchia intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Che l’Italia paghi i riscatti, come pochi altri, non è una novità. Ad esempio, uno degli ultimi casi di sequestro risolti dalla Farnesina riguarda quello di Bruno Pelizzari e della moglie Debbie Calitz. Ecco cosa dichiarava ai giornalisti dell’Independent di Pretoria (una delle principali testate sudafricane) il fratello della donna: “Una somma di denaro è stata pagata, anche se non sono sicuro della cifra”.
Il Daily Mail britannico, dopo il tragico esito del rapimento di Franco Lamolinara e del collega Chris McManus in Nigeria, riportava le osservazioni di un intermediario che affermava: “A differenza della Gran Bretagna, l’Italia ha una politica di negoziato con i terroristi in possesso di ostaggi”.
Dalle righe del Telegraph, David Blair ipotizzava le ragioni per le quali nel caso Lamolinara intervennero le forze speciali inglesi senza avvisare Roma. Sostanzialmente, l’Italia sarebbe un Paese che in Afghanistan è arrivato a pagare frange talebane per evitare attacchi ai propri convogli. Una circostanza che su questo punto avrebbe sempre trovato avversione da parte degli altri alleati, gli USA in primis. Blair concludeva il pezzo domandandosi: “Se si dispone di un alleato con questo genere di reputazione, vuoi necessariamente includerli nella decisione di lanciare una rischiosa missione di salvataggio?”.
Nel 2004, l’On. Gustavo Selva, interpellato dalla BBC sulla liberazione delle cooperanti Pari e Torretta in Iraq, dichiarò che i sequestratori ricevettero un milione di dollari e che la negazione del pagamento di un riscatto da parte dell’allora Ministro degli Esteri Frattini era una “pura formalità”.
La Reuters e il New York Times non hanno mancato di denunciare il vizio alla trattativa dell’Italia sul caso del rapimento del giornalista di La Repubblica Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, liberato nel 2007 dopo uno scambio con 5 guerriglieri talebani detenuti nel Paese. In particolare, il NY Times riportava anche le parole della giornalista Giuliana Sgrena, rapita in Iraq nel 2005, che attribuiva erroneamente alla sola guerra le ragioni dei rapimenti: “Se non c’è guerra, non ci saranno ostaggi”.
Eppure, il contesto nel quale si è verificato il rapimento di Rossella Urru, per quanto difficile, induce a ritenere insufficiente la tesi della Sgrena.
Naturalmente siamo entusiasti del ritorno a casa di Rossella Urru, e siamo stati fra i primi a chiedere conto alla Farnesina sullo stato delle operazioni per ottenerne il rilascio, ma ci sono alcune domande: Il sequestro Urru si sarebbe potuto evitare senza la fama alla negoziazione dell’Italia? E quanti altri Sardi in zone di crisi rischiano il sequestro a causa di questa condotta dello Stato Italiano?
Uno Stato debole e corrotto è uno Stato nel quale il compromesso sostituisce il primato della legge.
A. Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Egregio Bomboi,
anche in questa circostanza sono coinvolto nella risposta a causa della tematica che riguarda l’immaturità storica e temporale insieme, del nostro povero Paesello.
Come tutti sappiamo, i principianti (in qualsiasi campo essi operino) posti a fronte d’un problema, tendono giocoforza a mettere in atto la prima “soluzione” ovvero la più semplice, che ad essi venga in mente. Poverini essi non hanno una cultura millenaria, con un magazzino strapieno di casi limite da cui prendere esempio! Il nostro misero Paesello ha un ridicolo passato (forse) di 150 anni! Ed in sì breve spazio non abbiamo avuto modo di formare il nostro modo di operare (a tutti i livelli) per crearci un data base da consultare volta per volta.
Noi andiamo avanti per iniziativa del singolo, la quale manca dei parametri universali di catalogazione, rimanendo smarrita.
Lei paventa una sorta di isolamento del nostro Paesello da parte della comunità diplomatica, e ci ripropone persino dei ricordi recenti, per avvalorare la sua ipotesi.
Ma, caro Bomboi: il nostro Paesello si è iniettato fin dalla sua nascita questo virus dell’accordo col crimine organizzato! Non ricorda l’impresa dei Mille? Non ricorda lo strano scalo a Talamone per prelevare il danaro messo a disposizione dall’Inghilterra per l’impresa? A cosa è servito? Per pagare i criminali di Sicilia e Calabria perché tracidassero i liberi oppositori! Anche così facemmo l’Italia, pardon, il nostro Paesello!
Grazie, mikkelj.
Il TG di Videolina del 24-07-12 riporta una dichiarazione di Giuliano Ferrara (Il Foglio), secondo la quale una sua fonte avrebbe parlato di un riscatto di 3 milioni di dollari per liberare Rossella Urru. I supposti 15 milioni citati da alcuni organi sarebbero relativi sia alla Urru e sia agli altri colleghi spagnoli rapiti.