Inno di Mameli? Incostituzionale e imposto alle minoranze. Alto Adige non lo insegnerà

« Che paesi! Si potrebbero chiamare dei veri porcili! Questo insomma è un paese che bisognerebbe distruggere o almeno spopolare e mandarli in Africa a farli civili »

Nino Bixio su Bronte, patriota italiano (1860).

Lo scorso giugno, il parlamentare dell’SVP, l’On. Karl Zeller, all’avvio dell’iter legislativo per la promozione dell’inno, della bandiera e della Costituzione Italiana, annunciò un emendamento in Commissione Cultura della Camera che attribuiva alla Regione Autonoma del Trentino-Alto Adige/Sudtirol le modalità con cui insegnare l’inno e il nazionalismo italiano. Tradotto: le diverse comunità linguistiche si sono tutelate da questa ventata ottocentesca proveniente da Roma e sono corse ai ripari per evitare l’ennesima imposizione di un mito risorgimentale che insiste nel tentativo di omologare nell’incultura sensibilità linguistiche, storiche e identitarie diverse.
In buona sostanza, l’Italia in quanto Stato è libera di celebrare l’inno e la nazione che ritiene opportuna, purché non imponga tali elementi anche ai cittadini della Repubblica tutelati dall’art. 6 della Costituzione.
Il provvedimento seguiva la mozione approvata dalla Provincia Autonoma di Bolzano nella richiesta di esentare gli alunni di madrelingua tedesca e ladina dall’insegnamento dell’inno.

Le serie Autonomie della Repubblica pertanto non si omologano al centralismo italiano e proprio nell’alterità culturale trovano le ragioni giuridiche con cui giustificare un diverso trattamento nei crismi della sovranità amministrativa e fiscale (e quindi economica), che sia più consona al proprio territorio e meno agli interessi romani.

E i parlamentari Sardi? L’esatto opposto. Hanno votato si a favore dell’omologazione culturale (e quindi economica) della Sardegna all’Italia. Un masochismo senza precedenti che porta la nostra mediocre truppa parlamentare di destra, centro e sinistra verso la rimozione della cultura natia dei nostri giovani, imponendo loro, al pari di una religione, un dogma nazionalistico di stampo ottocentesco. Il tutto mascherato come “formazione civica”.
A questo attacco ai diritti umani del singolo e della collettività del Popolo Sardo le forze politiche autonomiste ma anche e soprattutto la Regione dovrebbero intervenire per salvaguardare i fondamenti civici dell’Autonomia che i padri costituenti ci hanno lasciato in dono.

La Sardegna, terra di inestimabile ricchezza storica ed ambientale, è attraversata da una crisi economica senza precedenti e da cause strutturali che affondano le loro radici anche nella mancata attuazione di una Pubblica Istruzione concretamente regionale. In quanto nel 2012 i giovani Sardi continuano ad ignorare la propria storia. E un Popolo che ignora il proprio passato non sarà mai in grado di sviluppare un adeguato capitale sociale per promuovere lo sviluppo del nostro territorio. Elementi evidentemente ignorati dall’incultura dei nostri parlamentari centralisti, che continuano a sostenere Roma persino quando il Governo continua a trattenere miliardi di euro derivanti dalla vertenza entrate, nonché quando eradica in maniera indiscriminata i fondamenti culturali dell’isola.

Urge una riforma della scuola e un diniego assoluto della nuova legislazione nazionalistica italiana.

Infine, cari lettori, se un qualsiasi docente dovesse dare un voto o punire i vostri figli per non aver ascoltato o imparato l’inno di Mameli, denunciate la situazione alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dunque al Consiglio d’Europa per l’inosservanza del rispetto dei diritti civili delle minoranze linguistiche e nazionali.
Naturalmente a monte ci sarà bisogno di un chiaro impegno politico da parte della galassia dell’autonomismo Sardo.

Adriano Bomboi.

L’Accordo Gruber – De Gasperi. Quando l’Italia fu ripresa dall’ONU per discriminazione linguistica.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    3 Commenti

    • Le cosiddette “Marcette Coloniali” di cui parlava A Manca, giusto?
      Il carrozzone itaglia con 20 persone tutte differenti tra loro (io l’ho sempre visto e definito così) è in crisi di vita. Ed ecco spuntare un neo-centralismo atto a tornare indietro nel tempo…
      E pensare che su YouTube c’erano certi nazionalisti itagliani e non-sardi che dicevano “Sardi, voi siete italiani! Voi non avete da lamentarvi, perché è solo la Corsica che viene denigrata dalla Francia! Voi siete in un Paese libero!”.
      SE non ci credete, andate a spulciare, sul tubo, un po’ di video indipendentisti Sardi e Corsi: leggere per credere!
      Quindi, si torna indietro all’epoca di discriminazione linguistica, in un mondo completamente differente dallo pseudo-risorgimento di 152 anni fa.
      Eh eh, questi già l’hanno capito che è la lingua il fattore determinante! Proprio per questo tagliano il Sardo e impongono l’italiano. Hanno paura! Paura che il carrozzone si sfasci e che finalmente i 20 prigionieri possano liberarsi ed andare ognuno per la propria strada. Oltre al fatto che perderebbero masse popolari da controllare a proprio piacimento.

      Però, Redazione, a questo punto, io direi che per difendere Sa Limba dobbiate iniziare a scrivere i vostri articoli in duas limbas, col Sardo come prima lingua.
      Raramente mi sento invogliato a commentare in Sardo, leggendo articoli solo in italiano.. E sicuramente non sarò l’unico.. :-\
      Che ne dite?

    • *Sul riferimento ai nazionalisti di YouTube, non so se ho chiarito il concetto: essi dicono che è solo la Corsica ad essere linguisticamente, culturarmente e socialmente repressa dalla Francia e che noi Sardi siamo fortunati ad essere in itaglia perché lo Stato itagliano ci tratta meglio.
      Ho tolto quest’esempio proprio per smentire i sapientoni nazionalisti e non-sardi. Perché a me sembra che l’itaglia ci tratti come la Francia tratta i Corsi, se non peggio!

    • [...] nuova legislazione nazionalistica italiana, la quale, pensate, spreca addirittura tempo per l’insegnamento dell’inno italiano nelle scuole. Uno spreco che non è da considerarsi un investimento sulla cultura, ma anzi mette in [...]

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