Risposta pubblica a quanti mi chiedono di scendere in campo

Cari Amici, tanti di voi continuano a scrivermi per chiedere una mia partecipazione politica attiva e del gruppo U.R.N. Sardinnya nella vita dell’indipendentismo. Qualcuno mi chiede persino di fare il “rottamatore”, magari sulla falsariga di Renzi nei confronti del PD.
Apprezzo i vari attestati di stima, certamente eccessivi, ma occorre dare alcune precisazioni.

Partecipare alla vita politica di una comunità, o meglio, all’interno di una precisa causa politica, richiede determinate condizioni e determinati principi. U.R.N. Sardinnya nacque inizialmente come uno strumento di critica dell’attuale indipendentismo, evolvendosi poi gradualmente attraverso la necessità di riformarne il dibattito (ormai prevalentemente online) e dare così un contributo alla crescita del cammino verso la sovranità.
Esporre una critica e proporre riforme (che solo nel tempo diventano parte dello stesso circuito politico) richiede tempo, costanza, ma anche la necessità di non ripetere errori già commessi dalla leadership indipendentista presente nei vari movimenti che conoscete. In questo senso non possiamo proporci con le medesime credenziali di chi ha scelto di ricoprire solo il ruolo della testimonianza e dell’intransigenza, perché tale ruolo implica una posizione di comodo che non possiamo permetterci: quella di andare allo sbaraglio, senza organizzazione e senza una preventiva programmazione di riuscita, sia in ambito elettorale, sia nel semplice dialogo con la società, col mondo del lavoro e delle istituzioni.

Apprezziamo anche gli inviti di alcuni movimenti politici al nostro gruppo. Per il resto, U.R.N. Sardinnya, Unione per la Responsabilità Natzionale, non intende accodarsi a sigle politiche restie alla collaborazione con sigle che hanno le medesime finalità, perché ciò implicherebbe la perdita della nostra autonomia di pensiero che il nostro ruolo di equidistanza ci consente di mantenere, ma neppure possiamo rinunciare al nostro impianto riformista, certamente all’avanguardia nel panorama indipendentista sotto un profilo liberale, europeista, avverso alla cultura statalista e desideroso di recuperare quei diritti identitari, linguistici, storici e culturali troppo spesso messi in secondo piano. Abbiamo inoltre dimostrato che inserire alcuni di questi elementi riformistici è possibile anche evitando inutili e autoreferenziali protagonismi, tanto cari agli attuali protagonisti della scena indipendentista. Non siamo infatti interessati a partecipare a dibattiti nei quali non vi è alcun serio contatto con la società e l’imprenditoria Sarda, e nei quali i soliti indipendentisti si ripetono fra loro la solita retorica, spesso poco partecipata, con sale semi-vuote che riecheggiano i loro stessi applausi, e dove magari si deve superare l’esame di ammissione ad un club esclusivo, gestito da nomi fallimentari. Diversamente, saremo a disposizione.

In Sardegna abbiamo un indipendentismo conservatore, restio al cambiamento, che non si assume responsabilità per i propri errori, ma che addirittura festeggia i propri magri risultati elettorali. Scendere in campo assieme a questa frammentazione, a questi ritardi, a questa disorganizzazione ed a questi personalismi significherebbe abdicare ad ogni ipotesi riformista che possa condurci allo sviluppo di un serio dibattito sul ruolo dell’indipendentismo Sardo nel 2013, dove la sola testimonianza e la sola intransigenza non rappresentano più l’unico valido motivo di impegno nel territorio, ma anzi, talvolta risulta controproducente nei termini dell’immagine da offrire alla pubblica opinione.

Nessuno intende sostituirsi agli altri o cestinarli, io non sono un leader politico e personalmente non ho ambizioni politiche di alcun genere, ciò non significa che rimarremo assenti per sempre da una partecipazione politica attiva e dalla collaborazione con altri movimenti. Ma neppure possiamo creare l’ennesima microsigla indipendentista lanciata intempestivamente nella competizione elettorale. Noi crediamo che le primarie ed una Costituente sul progetto politico che l’indipendentismo intende portare avanti saranno basi indispensabili e da cui non potremo chiamarci fuori. E preferiremmo premiare maggiormente le donne e la competenza, quasi sempre i due grandi assenti nella leadership dell’indipendentismo (interessante a questo proposito l’evoluzione di ProgReS, di Sardigna Libera, ma anche la rinnovata volontà di IRS di superare vecchie tendenze settariste, già denunciate da SNI).
La Sardegna è in ritardo, spogliata dei propri diritti e incapace di difendersi, senza un indipendentismo che parli di riforma dello Statuto Autonomo, di Costituzione e quindi di sovranità. Siamo ostaggi di un centralismo che non ha mai valorizzato l’Autonomia proprio perché ha scordato i presupposti culturali che la istituivano, e questo separa nettamente la qualità della nostra Autonomia regionale dalle performances di quelle del nord della penisola italiana. Non abbiamo bisogno di movimenti che, per fare un esempio fra tanti, non parlano di lingua, oppure che parlano di agenzia Sarda delle entrate ma che non sostengono l’unico comitato fin’ora attivo in materia, perché questa forma di indipendentismo consente proprio al centralismo dei partiti italiani di perpetuare ogni possibile trovata propagandistica spacciata come autonomista (pensiamo all’iniziativa della Giunta Cappellacci che ha rispolverato un’agenzia Sarda per le riscossioni, ma senza i necessari strumenti impositivi di una seria sovranità). Non ci servono mille comitati che parlano di zone franche o di unità (senza critica e riforme) fra indipendentisti.

Noi vogliamo un indipendentismo i cui dirigenti vengano premiati per la competenza, per la coesione e per i risultati, ma anche per le capacità di dialogo con le parti sociali e di tutte le professioni, senza preclusioni ideologiche di alcun tipo.
Avvieremo nuove iniziative, sia su questi aspetti, e sia per far conoscere meglio ai Sardi i vantaggi di un moderno ed inclusivo nazionalismo. Il resto lo valuteremo in corso d’opera.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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