Una ‘buona aria’ nella Chiesa Sarda – Di Salvatore Cubeddu
Bisogna che qualcuno glielo ricordi a mons. Arrigo Miglio. I sardi generosi e ospitali non hanno un buon ricordo del comportamento del suo predecessore in occasione dell’ultima visita di un sommo Pontefice a Cagliari. Alla Regione la Conferenza Episcopale Sarda chiese un milione di euro, due miliardi delle vecchie lire, mentre il precedente viaggio di Giovanni Paolo II era costato ai sardi un miliardo di lire, che Mario Melis concesse ‘murrunzande’. Mons. Giuseppe Mani raddoppiò, spese, chiamò in Sardegna Berlusconi che si prese tutta la gloria (il Papa si dimenticò – perché non glielo scrissero – di ringraziare il Presidente della Regione Soru, che pure aveva pagato il viaggio) e poi forse si capì il perché (Mani chiese e ottenne da Berlusconi l’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione per la sua protetta Lucia Baire). Meglio dircele subito, queste cose, prima di coinvolgere il Papa ‘francescano’ in miserabili storie di soldi. E non sarebbe male che il tema dei costi venisse affrontato senza mettere in mezzo i vari Cappellacci, il sindaco di Cagliari o altre istituzioni (che non spendono soldi loro ma di tutti, anche non credenti).
Sobrietà, niente spese inutili è il refrain del momento, ma l’inizio appare il solito. Non uno ma due comitati di accoglienza, più che a un capo di stato. Attese miracolistiche, come se il Papa potesse minimamente affrontare anche uno solo dei nostri tanti problemi, Lui che è stato messo lì in situazioni drammatiche per la Chiesa cattolica, altrettanto gravi della nostra condizione.
Ci onora che il Papa venga a pregare la Madonna sotto il titolo di Bonaria, un dono per Cagliari e per la Sardegna che, attraverso la sua presenza, percorrerà tutta la cristianità. Anche i credenti sardi lo accompagneranno con la preghiera, ognuno per le sue necessità, nella simpatia e nella solidarietà comuni.
Ci incontrerà il prossimo 22 settembre, ci resta quindi tempo per continuare a ragionarci. Dovremmo riflettere sulla conversione che il nuovo stile di Papa Francesco suggerisce anche in Sardegna ai credenti in Gesù Cristo. Il Papa ha conosciuto i nostri vescovi, il presidente Cappellacci, il regista cinematografico Giovanni Columbu. Il film “Su Re” rappresenta la più recente e profonda carta di identità per conoscere il nostro rapporto con la fede nel Dio annunciatoci da Cristo e nell’uomo riunito in comunità che soffocano il Giusto. Monsignor Miglio non poteva fare al Papa un regalo/messaggio più significativo dei veri problemi dei sardi.
Il Papa viene in Sardegna, è una delle sue prime uscite fuori Roma. Francesco ci parlerà da papa e da credente in Cristo. Cercherà di ravvivare la fede di chi crede, annunciandola a chi invece non crede. Ci chiederà di restare uniti. Ci inciterà alla speranza. Così facendo avrà compiuto il suo dovere di richiamarci alle tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità, che ai Sardi mancano nel massimo grado. E’ quanto c’è da aspettarsi. E’ ciò che non abbiamo e di cui soprattutto abbiamo bisogno.
Il Papa non ha – e, come i due apostoli, non dovrebbe avere – ‘né oro né argento’, né gliene chiediamo. Non crediamo all’efficacia delle intercessioni verso i responsabili esterni delle nostre difficili condizioni, non le dovremmo accettare per principio. In un modo o nell’altro restiamo noi i responsabili del nostro destino, amaro o dolce che sia o che sarà.
Gradiremmo, invece, discorrere con Lui della situazione della Chiesa in Sardegna e del suo compito in questo momento. Vorremmo fare, anche noi laici (soprattutto i laici cristiani), un viaggio mentale ad limina e dirgli cosa è, cosa ha, come agisce, quali problemi manifesta questa Chiesa che è sempre più, e solo (come in gran parte dell’Occidente), clero senza fedeli. Abbiamo davanti alcuni mesi per parlarne. Anche per la Chiesa di Dio che sta in Sardegna c’è bisogno di un’altra e diversa ‘buona aria’.
Fondazione Sardinia, Cagliari, 18 maggio 2013.
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Redazione SANATZIONE.EU