Antitrust? La doppia beffa dello Stato contro i Sardi: crea il cartello fra armatori e poi si prende i soldi
L’economista Wilhelm Ropke, una delle menti che favorì l’uscita dell’Europa dalle macerie del periodo post-bellico, non avrebbe esitato a definire immorale il modello interventista dello Stato Italiano a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi. Ben 3 anni di ritardo per completare una istruttoria relativa all’anno 2011 e formulare una sanzione a danno degli armatori del gruppo di navigazione CIN che ha danneggiato i trasporti e gli interessi della Sardegna (Moby Lines, SNAV, ecc.). Ma in fin dei conti, chi ha innescato l’aumento dei prezzi? Ovviamente lo Stato. Prima con la sua fasulla privatizzazione, cedendo al gruppo CIN la Tirrenia (spesata con soldi pubblici), successivamente sanzionando gli stessi armatori per un importo di circa 8 milioni di euro. Ed è proprio questa sanzione che lascia spazio a diverse perplessità, confermando l’ipocrita condotta dello Stato. Perché oltre ad aver dato copertura legale per un triennio ad una sistematica rapina a danno del nostro turismo, ha comminato una multa che di fatto consentirà agli armatori di proseguire con la medesima politica dei prezzi, mentre Roma – salvo ricorsi al T.A.R. del Lazio da parte di Onorato e soci – intascherà l’importo della sanzione.
Stando alla giustificazione fornita dall’Autorità italiana garante per la concorrenza del mercato, la cifra tiene conto delle perdite dovute alla crisi che attraversano gli stessi armatori in un momento di sfavorevole congiuntura economica (nota 174 del dispositivo AGCM). Ovviamente lo Stato si guarda bene dal precisare che la maggior responsabilità del costo dei carburanti (i quali peraltro hanno inciso ben poco nel rialzo dei costi della navigazione) riguardano le accise di Stato, anch’esse puntualmente incamerate da Roma. Il tutto mentre varie realtà europee risultano nettamente più competitive, sia in rapporto alla qualità dei servizi di trasporto erogati, sia in termini di durata del tragitto di percorrenza (in campo aereo e marittimo).
Ne conseguono alcune valutazioni essenziali:
1) Lo Stato non è stato in grado di liberalizzare seriamente il mercato dei Trasporti;
2) Lo Stato, connivente con una situazione creata dalle sue stesse istituzioni, non è stato in grado di arginare il rialzo dei prezzi a fronte degli interessi economici della Sardegna;
3) Lo Stato raccoglie in modo unilaterale i proventi di una sanzione per un dolo causato alla Regione Autonoma della Sardegna;
4) Lo Stato è corresponsabile del seppur minimo aumento dei costi di trasporto a carico dei privati in relazione alla sua tassazione, dunque rappresenta la causale che ha consentito agli armatori di trasformare l’utile in una speculazione;
5) La Regione Autonoma della Sardegna non dispone di strumenti sovranitari propri per monitorare (ed eventualmente sanzionare) le distorsioni di mercato.
Su quest’ultimo punto non possiamo che rilanciare la nostra proposta per una riforma dello Statuto Autonomo Sardo, e la conseguente introduzione di un Antitrust autonomo regionale (sul modello di altre autonomie UE), affinché i Sardi possano tutelare con determinazione i propri interessi rispetto all’evidente azione lesiva creata dalle istituzioni centrali.
Adriano Bomboi.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos