Imbrogli di Stato. Come le Assicurazioni speculano sui Sardi

Il problema di cui parleremo riguarda tutti i cittadini della Repubblica ma, in quanto Sardi, già vessati da alti livelli burocratici e di tassazione, c’è da domandarsi se la nostra permanenza in questo Stato corrisponda effettivamente agli interessi dei nostri concittadini e delle nostre imprese.
L’ultima speculazione a carico dei Sardi si è prodotta – cosa incredibile – proprio grazie al “decreto sviluppo” (n. 179/12) emanato dal vecchio Governo Monti per favorire la concorrenza, abbassare i prezzi e per migliorare la performance del mercato. Le cosiddette “liberalizzazioni all’italiana” infatti hanno lo scandaloso primato nei Paesi OCSE di non liberalizzare realmente ma di produrre ulteriori distorsioni e rigidità, con tanto di trabocchetti. L’iniziativa dell’ex esecutivo Monti, che qualcuno ha avuto il coraggio di definire “neo-liberista”, si era proposta di far abbassare i prezzi alle compagnie assicurative, da sempre sospettate di approfittare delle maglie larghe concesse dalla normativa italiana, Antitrust incluso, tenendo polizze esose rispetto alla media europea. Per arrivare allo scopo, nel settore delle RCA auto, il Governo aveva stabilito la rimozione del tacito assenso al rinnovo della polizza. Ovvero, alla naturale scadenza di una polizza, l’assicurato, qualora interessato a cambiare compagnia nel caso ne avesse trovata una meno costosa, non era – e non è – più obbligato a dare preventiva disdetta di 60 gg alla compagnia presso la quale ha un contratto, ma può direttamente passare alla nuova, senza che la vecchia possa estendere automaticamente il contratto alla nuova semestralità/annualità, come avveniva fino al 2012.
Quindi dov’è il tranello se oggi gli utenti sono svincolati da un contratto assicurativo che non ritengono vantaggioso e vogliono cambiarlo subito con uno migliore? Che in realtà la vecchia compagnia, come sta succedendo in questi mesi a tantissimi Sardi, continua a chiedere il pagamento della nuova annualità, nonostante questi abbiano già cambiato compagnia e regolarmente pagato una nuova polizza. Perché succede questo? Perché il “decreto sviluppo” ometteva di specificare che generalmente l’assicurato non stipula una sola polizza con la compagnia di appartenenza, ma due, sia quella dei sinistri che riguardano il veicolo, e sia quella del conducente. Cioè due distinti contratti, anche se paralleli l’uno all’altro (siate sempre consapevoli dei moduli che firmate). E così, se per la prima polizza il provvedimento governativo ha abolito l’obbligo del rinnovo tacito, ha invece tenuto quello che riguarda la polizza del conducente, il quale, paradossalmente, oggi si ritrova a dover pagare l’abbonamento anche alla vecchia compagnia, in quanto non ha preventivamente comunicato disdetta del suo vecchio contratto entro i termini previsti. Tutto questo vanifica chiaramente il risparmio che l’utente aveva ottenuto rivolgendosi ad una terza compagnia, aggravandone ulteriormente i costi.
La nuova normativa abolisce l’obbligo di rinnovo tacito anche al conducente solo se questa viene indicata come garanzia accessoria dell’unica polizza offerta dalla medesima compagnia assicuratrice, ma omette di specificare la doppia contrattazione offerta dalla stessa, che rappresenta una formula comunque diffusa nel ramo assicurativo. Difficile quindi pensare che il legislatore non fosse a conoscenza di questi dettagli. Da considerare inoltre che le polizze al conducente hanno in taluni casi una caratteristica poliennale, non sempre coincidente con la durata di copertura della polizza relativa ai sinistri del mezzo.

Ancora una volta lo Stato non ha risolto seriamente la rigidità del nostro mercato, ma ha legalmente avvallato un tranello il cui costo viene scaricato sugli utenti, col benestare dei grandi gruppi assicurativi. Gruppi che anche stavolta non vedranno ridursi un volume d’affari che non è commisurato al semplice e legittimo utile derivante dalle caratteristiche del nostro mercato, ma è gonfiato dall’aiuto legislativo offerto dallo statalismo di Roma. Con buona pace delle associazioni dei consumatori.

Da parte nostra non possiamo che sollecitare l’avvento di una legislazione Antitrust autonoma da quella statale, nonché una normativa che ci svincoli dai tranelli di procedura civile di quella italiana. Riforme inevitabili se vogliamo parlare seriamente di sviluppo, perché la sovranità non è un optional.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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