In Sardegna i progetti (e contributi) europei vengono ignorati
Spesso quando si parla della Sardegna lo si fa in termini negativi per i malfunzionamenti e la cattiva gestione dell’amministrazione pubblica, per gli storici gap infrastrutturali e anche per una certa tendenza insita tra gli amministratori e i cittadini di piangersi addosso o di dare sempre e comunque la colpa della propria situazione a terzi non meglio identificati.
Effettivamente i problemi sono tanti e spesso le responsabilità sono annoverabili in cause riconducibili a interessi economici e volontà politiche esterne alla nostra isola, ma non sempre è così.
Partiamo da un dato: come ricordava recentemente in un’intervista Francesco Pigliaru, professore ordinario di Economia presso l’Università di Cagliari, in Sardegna non esiste alcuna legge (o prassi) che regoli e favorisca la valutazione delle Politiche Pubbliche.
Si evince quindi che senza un provvedimento del genere viene molto difficile capire cosa funzioni o meno, cosa sia economicamente sostenibile e quali debbano essere le priorità. Questo genere di “controllo” è comune in molti paesi occidentali progrediti (Germania, Regno Unito) e dovrebbe essere naturale per ogni amministrazione che si candidi a essere virtuosa.
Ma da noi le forze politiche trasversalmente continuano a ignorare un provvedimento che potrebbe essere di grande impulso per la razionalizzazione e il miglioramento della Pubblica Amministrazione.
A proposito di questo voglio raccontarvi l’esperienza del Dott. Francesco Mureddu, Economista che lavora come Consulente specializzato in valutazione delle Politiche Pubbliche associato ad un’azienda britannica che fornisce consulenze alla Commissione Europea. Il 29 aprile e 2 maggio c.a. dottor Mureddu spedisce agli uffici competenti (tramite mail) della Regione Sardegna, per conto dell’azienda per la quale collabora, una proposta per un progetto totalmente finanziato dal Fondo Sociale Europeo per la formazione di disoccupati, compresi i disoccupati di lunga durata, con l’obiettivo della loro integrazione nel mercato del lavoro. Uno dei tanti progetti disponibili e finanziati dall’UE in questo caso per una cifra di oltre 250.000 euro di cui 150.000 totalmente destinati all’amministrazione aggiudicante. Nonostante la completezza dei dati proposti, la validità del progetto (analogo ad altri già in corso in altre regioni italiane ed estere), e tutti gli uffici interpellati, non arriva nessuna risposta.
Il progetto viene totalmente ignorato dal Centro Regionale per la Programmazione e dall’Assessorato Regionale al Lavoro. Vista la mancata risposta lo stesso progetto è stato successivamente presentato alla Regione Spagnola dell’Andalusia da cui prontamente hanno positivamente risposto e lo stesso si trova oggi in fase di valutazione all’Unione Europea.
Questa vergognosa storia, come altre analoghe, dimostra chiaramente il livello di menefreghismo e pressapochismo delle nostre istituzioni regionali.
Da ragione a tutti coloro che evitano di scegliere la Sardegna come base per i propri investimenti e progetti, e ovviamente a coloro che emigrano dall’isola per fornire le proprie prestazioni ed eccellenze all’estero. Ma dovrebbe servire a far si che finalmente si pretenda dalla classe dirigente politica regionale e da coloro che lavorano nelle amministrazioni pubbliche maggiore rispetto delle prerogative dei cittadini e di un’isola che non può più permettersi di perdere neppure la minima opportunità di sviluppo o finanziamento.
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