Perché privatizzare (seriamente) Abbanoa

Ve li ricordate i vecchi slogan referendari sulla gestione del settore idrico? “L’acqua pubblica non si tocca!” Nel 2013, Abbanoa, l’ente idrico Sardo che ha totalizzato centinaia di milioni di euro di perdite di bilancio, sarà ricapitalizzato. Sapete cosa significa? Che i partiti politici che hanno amministrato l’ente creando la voragine di bilancio adesso utilizzeranno altri soldi pubblici (i vostri) per tamponare la perdita. Il contribuente paga dei parassiti per ricevere in cambio un servizio di distribuzione dell’acqua che neppure la più famelica delle compagnie private avrebbe gestito come è successo in Sardegna: nel corso della sua triste vicenda aziendale, l’ente ha tagliato l’acqua a dei disabili, ha inviato bollette astronomiche a persone indigenti, ha versato nell’ambiente acque putride, ha tagliato la fornitura d’acqua ad utenze di pubblica utilità e persino ad intere cittadine. Ad esempio a Sassari nel XXI° secolo l’acqua è stata razionata in base a precise fasce orarie, esattamente come a Beirut dopo i bombardamenti di Israele.
Non è necessario essere liberali per capire che coloro i quali promossero il referendum sull’acqua pubblica ingannarono i cittadini, proprio perché l’oggetto del referendum non riguardava l’acqua in se (che rimane una risorsa pubblica), ma il servizio di gestione e distribuzione dell’acqua, presso le utenze pubbliche e private, che evidentemente ha un costo e che deve essere gestito con serietà ed efficienza.
Ovviamente diverse amministrazioni pubbliche sono state ben felici dell’esito referendario, perché uno dei luoghi di maggior potere del clientelismo politico risiede nei servizi pubblici (gestione idrica, nettezza urbana, municipalizzate varie). Pensiamo in Sardegna allo scandalo dei Consorzi di Bonifica, veri e propri ricettacoli di corruzione clientelare, dove in cambio del voto si trova il lavoro a pochi beneficiari, mentre i consigli di amministrazione sono interamente lottizzati dai partiti, che diventano parcheggi per trombati e piccoli politicanti in cerca di un lavoro fisso, comodo e ovviamente spesato dai contribuenti. Molti di questi Comuni (sia di destra che soprattutto di sinistra) vorrebbero tornare alla vecchia gestione, quella in cui diversi enti pubblici controllavano la risorsa pubblica, ma fu proprio allora che vennero poste le basi della lottizzazione politica che Abbanoa ha ereditato, verticalizzando il problema. L’ente infatti è stato falsamente privatizzato, e fra i due maggiori azionisti di questa gestione “sovietica” non ci sono i privati ma i Comuni di Cagliari (18,81% delle azioni) e Sassari (quest’ultimo, col 13,82% di azioni, proprio quello maggiormente colpito dai disservizi). Nel settore idrico il privato in Sardegna è stato addirittura danneggiato dal pubblico, in quanto spesso Abbanoa ha subappaltato la gestione delle reti ad imprese private, le quali non sono poi state pagate per il servizio svolto. Si parla di buoni padri di famiglia che hanno avuto serie difficoltà per arrivare a fine mese. Ma neppure il servizio di depurazione appaltato da Abbanoa ai privati della multinazionale Acciona Agua venne regolarmente pagato (oltre 12 milioni di euro), e spesso gli spagnoli di Agua hanno dovuto anticipare le somme che il pubblico non ha stanziato. I privati hanno mandato avanti gratis il servizio su 208 impianti e 500 stazioni di sollevamento, due terzi del sistema di depurazione della Sardegna. Si stima inoltre che ogni azienda appaltatrice vanti un credito che oscilla fra i 500.000 ed il milione di euro. Nel frattempo le reti dell’idromostro perdono l’85% del nostro bene pubblico, siamo superati per inefficienza solo dalla Puglia (87%). Significa che, mediamente, per condurre l’acqua ai nostri rubinetti dobbiamo pompare 190 litri d’acqua per farne arrivare almeno 100, praticamente il doppio (Focus n. 251, 09-13). I Sardi ricevono esose bollette per ottenere acqua con tassi di cloro da livello cancerogeno, oppure acqua completamente sporca, ed in ogni caso non potabile, non utilizzabile per uso alimentare. Talvolta neanche per l’igiene. La privatizzazione è dunque necessaria e doverosa. Secondo l’Authority per l’energia e il gas nei prossimi anni serviranno investimenti strutturali stimati in un miliardo e mezzo di euro.

Da smentire inoltre la falsa credenza che diversi Stati abbiano una gestione totalmente pubblica o siano in procinto di rendere pubblico il servizio di distribuzione dell’acqua, che prevalentemente rimane a sistema integrato, cioè misto fra pubblico e privato. E come ben sapete, in Italia parlare di “pubblico” non significa parlare di un organismo super partes, ma dello strumento del potere politico a vantaggio delle caste locali e grazie al quale esse strutturano il proprio voto nel territorio (pensiamo alla corruzione nella società regionale Igea ad Iglesias, che avrebbe dovuto occuparsi di bonifiche ambientali). Stupisce anche assistere ad un indipendentismo Sardo ideologizzato e quindi incapace di rilevare la situazione, e ciò lo rende schierato a favore dello status quo.
L’Italia è anche questo, uno Stato che introduce il redditometro nel tentativo di controllare ogni libera spesa del cittadino, ma che lascia nella penombra tutti quegli spazi pubblici in cui si perpetua la corruzione e lo spreco delle risorse a vantaggio della partitocrazia.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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    4 Commenti

    • Intendo far presente al Sig. Bomboi che fra i maggiori promotori dei Referendum c’è stata l’I.D.V. che per altro diversamente dalle notizie riportate nell’articolo ha sempre sostenuto la necessità di rivedere la gestione degli enti che gestiscono l’acqua pubblica in maniera efficiente.
      Troppo semplice è generalizzare e dare la colpa a tutti i partiti. Invece I.D.V. è stata esclusa dal parlamento grazie ad un preciso piano di “eliminazione dei fastidi” contro il malgoverno da lei accennato. Lo stato e le Regioni dovrebbero entrare in merito ai servizi di gestione, eventualmente in un “connubio pubblico-privato” nelle convenzioni a società locali di provata efficienza, ma mantenendo in capo le prerogative di amministrazione.
      Attualmente Abbanoa è un mostro senza capo ne coda e andrà eliminata o comunque resa efficiente. In Sardegna occorrono 3 bacini A.T.O. e non uno unico!!
      Lavoriamo insieme per un’autonomia efficiente e non creiamo ulteriori divisioni di campanile, contro l’inefficienza della dirigenza politica dell’isola occorrono cittadini politicamente responsabili nelle loro scelte. Cordiali saluti.

    • [...] a scapito di tutta la popolazione (pensiamo in ambito regionale al caso dell’ente idrico Abbanoa od ai lavori per il mancato G8 a La Maddalena). Ciò non succede solo a carico delle imprese ma [...]

    • [...] utenze. E c’è di più: Abbanoa è stata persino in debito coi privati della multinazionale Acciona Agua per i servizi di depurazione (e vediamo chi ha il coraggio di parlare di “interessi e [...]

    • [...] multinazionali non è sempre vantaggioso per i privati (osservate il vecchio debito di Abbanoa con Acciona Agua), mentre per le assunzioni gli appalti non sono mai stati esenti da influenze politiche (vedere i [...]

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