Difesa: Londra invia Ministro in Scozia e rimedia figuraccia. E in Sardegna?

Con la proverbiale tradizione britannica, Londra non si opporrà al referendum sull’indipendenza scozzese, a dimostrazione di una consolidata cultura liberale, ben diversa ad esempio da quella giacobina della Repubblica Italiana, dove ogni forma di secessione o indipendenza è proibita. Tuttavia le istituzioni londinesi contano sul democratico fallimento del referendum e da diversi mesi hanno avviato una campagna propagandistica fatta di dichiarazioni, opinioni, comunicati e pareri di esperti vari per arrivare all’obiettivo, orientando negativamente l’opinione pubblica. Sulla base di questa linea, lo scorso otto ottobre il Ministro della Difesa si è recato a Edimburgo per sottolineare gli “strategici benefici” della permanenza scozzese nel Regno Unito, e quelli derivanti alla sicurezza del territorio, paventando i rischi in caso di indipendenza, nonché la perdita degli onerosi contratti militari. Ma il Ministro Philip Hammond ha trovato pane per i suoi denti, il movimento nazionalista scozzese al governo della Scozia è stato rappresentato dall’esperto militare Stuart Crawford, il quale ha ricordato all’emissario di Westminster alcuni dati fondamentali: nel corso degli ultimi anni Londra ha tagliato il numero delle truppe dislocate in Scozia, ha chiuso tutte le basi di difesa aerea, ha tenuto solamente 5 elicotteri preposti alla sicurezza ed ha tenuto una sola nave militare di tipo convenzionale a tutela del territorio. Ma, cosa ben più grave, è emerso che gli scozzesi nel biennio 2011-12 hanno versato per la difesa del Regno Unito 3,4 miliardi di sterline, a fronte dello scarso ritorno investito sul territorio. Il piano nazionalista di Crawford per il movimento SNP prevede invece un investimento scozzese per una Difesa indipendente stimato in 2,5 miliardi di sterline per ogni analogo lasso di tempo. Nel modello Crawford sono presenti persino 25 unità navali a tutela della Scozia, con un risparmio complessivo di un miliardo di sterline rispetto alle commesse gestite da Westminster. Il piano è stato sviluppato anche sulla base dei volumi di spesa considerati equivalenti a quelli dei Paesi scandinavi per il quadrante nord-occidentale dell’Europa, e consentirebbe anche analogo impiego di unità militari per pattugliamenti commerciali nel globo in aree a rischio di pirateria, nonché per esprimere un piccolo contingente di pace per missioni umanitarie richieste dalla Comunità Internazionale. Crawford ha inoltre ricordato che le unità militari di Norvegia, Danimarca ed altri Paesi risultano più performanti nell’area del Mare del Nord e dell’Artico in rapporto ai costi del sistema Westminster per lo stesso servizio. E’ quindi l’Inghilterra a beneficiare maggiormente dei versamenti scozzesi nel settore e non l’opposto. Ma non è finita, Crawford ha illustrato anche i benefici per l’occupazione derivanti dallo smantellamento del programma Trident, i missili nucleari adottati durante il programma NATO avviato nel corso della guerra fredda, installati fra USA e Regno Unito. Dopo tale confronto, al Ministro della Difesa britannico sono rimasti ben pochi argomenti con cui replicare allo Scottish Nationalist Movement, squalificando totalmente l’obiettivo della sua missione, che si è risolto unicamente a vantaggio degli indipendentisti.
La Sardegna nei confronti dell’Italia vanta invece un’altra tipologia di credito nella Difesa verso Roma, che è data dall’eccesso di servitù militari sparse nell’isola, mentre al contrario potrebbe sviluppare in un prossimo futuro un apparato di difesa esclusivamente costiero, di prevenzione e di monitoraggio, sul modello della Repubblica di Malta. La nostra differenza rispetto alla Scozia è che abbiamo un indipendentismo ideologicamente immaturo, ed incapace di attirare fra le proprie fila un capace personale militare destinato a riformare il settore in base ai nostri interessi strategici (vedere anche Sa Natzione, 01-09-13). Si stima che oltre 5.000 Sardi siano parte dell’Esercito Italiano. Fra basi e personale la Sardegna è la Regione più sacrificata d’Italia, a tutto vantaggio delle aristocrazie militari romane, dove gli sperperi delle commesse non toccano sicuramente alcun investimento a vantaggio della nostra isola e dei nostri militari, che spesso sono costretti ad operare in condizioni di assoluta mancanza di sicurezza, col miraggio di assicurare quella degli altri. In Sardegna ministri, ammiragli e generali possono fare il bello ed il cattivo tempo senza che la nostra politica abbia qualcosa da obiettare.

Adriano Bomboi.

Iscarica custu articulu in PDF

U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

Be Sociable, Share!

    3 Commenti

    • L’immaturità dell’indipendentismo sardo rispetto a quello scozzese è di diversi tipi, ma non di sicuro ideologica.

    • Per quanto riguarda l’esito del referendum scozzese c’è comunque da temere che non lo vinceranno. Attualmente gli indipendntisti sono al 40%, difficilmente il dato è destinato a crescere.

    • [...] o di “PD federato”. In Scozia per gli stessi atteggiamenti politici si ottiene l’oblio (“Difesa: Londra invia Ministro in Scozia e rimedia figuraccia”, Sa Natzione, 10-10-13). Per Renzi si profila la prima vera sfida elettorale da quando ha assunto la segreteria del [...]

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.